Home Grande Fratello VIP “Ventidue anni di Grande Fratello. Vi spiego come è cambiato e perché”. Parla l’autore Andrea Palazzo

“Ventidue anni di Grande Fratello. Vi spiego come è cambiato e perché”. Parla l’autore Andrea Palazzo

“Con tutto quello che succede negli stadi e in Parlamento proprio dal Grande Fratello pretendete il rigore etico?”. L’intervista ad Andrea Palazzo

10 Marzo 2022 07:35

All’anagrafe è Andrea Palazzo, ma di fatto è mister Grande Fratello. D’altronde, autore sin dalla prima edizione (tutto iniziò il 14 settembre 2000) è capo progetto del reality show prodotto da EndemolShine Italy e in onda in Italia su Canale 5. Quella che sta per concludersi, dopo 183 giorni, è la sesta edizione del GF Vip, la più lunga di sempre (a pari merito col GF11) e quella in assoluto con il maggior numero di puntate, con una media, ad oggi, del 20,1% di share e 3.100.000 spettatori.

Quando lo raggiungiamo a Cinecittà per intervistarlo scopriamo sostanzialmente due cose: la prima è che, come noi comuni mortali, non ricorda tutti i nomi dei concorrenti che sono entrati nella Casa in questi lunghi 22 anni anche se i corridoi della produzione sono pieni di scatti fotografici (l’amnesia riguarda, per esempio, Massimo Brozzi, il mitico Orsacchio, come fu ribattezzato dalla Gialappa’s Band nel 2007 quando prese parte al Gf ). La seconda è che nasconde molto bene la stanchezza, dopo 47 puntate in diretta (la 48esima andrà in onda stasera su Canale 5, la 49esima sarà la finalissima di lunedì prossimo):

Non è una passeggiata di salute, è vero. 49 puntate sono tantissime per un programma che ai blocchi di partenza deve più o meno immaginare uno scenario possibile. Nel senso che dopo la fase di casting, all’inizio della stagione, hai tre o quattro storie che possono essere trainanti. Storie che utilizzi nella prima fase del programma, ma quando la rete decide di allungare l’edizione anche fino a sei mesi devi necessariamente immaginare cos’altro manca e come poter prolungare alcune storie.

Da cosa si capisce quale storia funziona? Dalla curva degli ascolti?

Quello della curva è un parametro sempre utile, tenendo presente che ormai conta soprattutto il sentiment, il riscontro del mondo dei social e dei blog. Ma è chiaro che quando inizi a fare il cast, questo parametro non puoi averlo, quindi devi fidarti un po’ dell’esperienza e un po’ dell’istinto. Non sempre una bella storia è veicolata da una persona così interessante o ha lo sviluppo che ti aspetti.

In questa edizione che volge al termine, vi aspettavate qualcosa di più, televisivamente parlando, dalla storia di Manuel Bortuzzo?

Posso dirti che ci siamo interrogati molto sulla sua presenza, ma non per la storia in sé, che è straordinaria, o per Manuel, ci mancherebbe, ma quanto per il pregiudizio secondo il quale se racconti una storia così di impatto sembra che tu lo faccia per calamitare gli ascolti, strumentalizzandola. Alla fine è prevalsa la voglia di raccontare una storia speciale, perché Manuel è davvero una persona straordinaria, e di farlo senza sconti, proprio come lui ci aveva chiesto.

Andrea Palazzo capo progetto Grande Fratello

Le dinamiche del Grande Fratello Vip ormai sembrano alimentarsi grazie alle ingerenze esterne, cioè l’esatto opposto di quanto accadeva nelle prime edizioni e di quanto preveda il format originario che si basava sull’isolamento totale dei concorrenti.

Ci siamo arrivati per gradi e inevitabilmente. Il proto reality, cioè il Grande Fratello delle prime edizioni, era concentrato su una claustrofobia di rapporti e dinamiche interni, che coincidevano con la famosa ideologia del buco della serratura: noi stavamo lì ad osservare quello che accadeva in Casa e cercavamo di raccontare la vita che lì dentro si sviluppava abbastanza autonomamente. Ricordo che nel corso di alcune puntate serali del primo Grande Fratello in Casa i concorrenti mangiavano, perché la loro vita andava avanti parallelamente a quella dello studio. Questa è la stata la grande forza propulsiva della prima edizione. Ad un certo punto, però, le necessità produttive sono cambiate: le puntate sono aumentate e si è palesato il rischio di un racconto un po’ troppo autoreferenziale. Quindi, con le prime edizioni di Alessia Marcuzzi abbiamo dovuto aggiungere in corsa decine di concorrenti, facendo entrare elementi esterni che venivano introdotti in maniera chirurgica pensando alla possibilità che un frammento di realtà all’interno della Casa avesse un effetto importante. Ricordo che Filippo Bisciglia quando partecipò al Gf era fidanzatissimo. Nella Casa, però, intrecciò con una ragazza una relazione e lì iniziammo a pensare che sarebbe stato fantastico se lui avesse potuto confrontarsi con gli effetti delle sue azioni. Mi ricordo che all’epoca partì una discussione tra di noi, anche sul rispetto della liturgia del programma.

Quando ti dicono che sarebbe bello un ritorno alle origini del Gf, cosa rispondi?

Che sarebbe bello un ritorno alle origini per tante cose, sarebbe bello, per esempio, comunicare senza il cellulare, guardandosi negli occhi. Ma sarebbe fuori dalla storia. La realtà è cambiata, non è più quella del 2000.

L’anno scorso vi siete spinti ancora oltre: Gabriel Garko, che non era tra i concorrenti, è entrato nella Casa per fare coming out. Siamo alla soapizzazione del reality.

Il racconto di quello che accade fuori e che ha un link o una qualche sponda più o meno visibile con l’interno della Casa diventa molto interessante da raccontare. Quando Gabriel è venuto qui a rendere pubblica una cosa per lui importante, per noi e per il nostro pubblico era un pezzo molto forte. E che difficilmente puoi escludere in nome nel purismo, soprattutto se fai un programma che ha determinati obiettivi.

Obiettivi, tipo?

Fare un programma di intrattenimento che abbia un ascolto fidelizzato, obiettivi che ci pone la rete.

Non ti sei mai vergognato di qualcosa che è andato in onda al Grande Fratello?

No. Invece mi fa rabbia e trovo sempre fastidioso il pregiudizio con cui una persona può stabilire se una cosa sia vergognosa o meno. Questo programma ha la vocazione naturale di raccontare alcune storie, anche storie scomode, non ordinarie, a volte anche poco convenzionali. Quindi, no, non provo vergogna di aver raccontato in questi anni cose fuori dal conformismo, anche con un linguaggio un po’ forte, che hanno coinvolto e appassionato il pubblico.

Quanto ha influito la presenza di Alfonso Signorini sulla soapizzazione del reality?

Alfonso è il direttore di un giornale che si occupa di cose vicine al mondo dei vip e della soapizzazione del reale, quindi sicuramente ha avuto una forte influenza. Il presupposto di partenza però è che la sua sensibilità di giornalista ci ha consentito di affrontare qualsiasi tipo di storia in qualsiasi tipo di contesto. Raccontare la soapizzazione del reale è un’impresa non semplicissima, c’è bisogno di conoscere molto bene la materia e di avere una sensibilità di alcune storie. Per esempio il rapporto personale di Alfonso con Katia ci ha aiutato perché lei si è sentita accolta e si è raccontata come mai aveva fatto prima.

I social hanno scritto che Alfonso ha tutelato Katia Ricciarelli, inquinando, in qualche modo, le regole del gioco…

Quale dovrebbe essere il vantaggio per noi nel tutelare una persona più di un’altra? Onestamente, è secondario chi vince l’edizione, soprattutto rispetto a quello che c’è stato durante il suo percorso. Katia, così come tantissimi altri, non ha vinto, ma è stata una grande protagonista del Gf. Il vantaggio per noi di difenderla in cosa consisterebbe? Nell’averla una settimana in più in gara?

Non sei stufo del Grande Fratello dopo 22 anni?

Che sia un programma fisicamente tosto da sostenere l’ho sempre saputo sin dalla prima edizione. La differenza con gli altri programmi è che la diretta è sempre accesa ed è vista da un pubblico sempre più sterminato. Il programma è sempre al centro del mirino, lo sappiamo. Al tempo stesso, però, è stimolante e divertente, perché tutto quello che hai stabilito si può rimescolare anche il giorno stesso della diretta.

Diamo una brutta notizia alla tua amica Barbara d’Urso: l’edizione Nip del Grande Fratello non tornerà. Confermi?

Allora, la categoria ‘vip’ è ibridata ormai, è una definizione che non ha molto senso oggi. Questa edizione si definisce vip perché buona parte dei concorrenti sono riconoscibili, ma è chiaro che nel 2022 ci devono essere non soltanto Katia Ricciarelli e Giucas Casella, ma anche la star di Tik Tok che magari al grande pubblico televisivo non dice nulla…

Dicevamo del Gf Nip…

Grande Fratello Vip è un titolo che si è consolidato fortemente, è chiaro. Va in onda due volte a settimana e fa numeri importanti. Per la rete in questo momento il brand Gf Vip è sicuramente vincente.

Il Grande Fratello Vip, soprattutto nelle più recenti edizioni con la conduzione moraleggiante di Signorini, si è trasformato talvolta in una sorta di gogna mediatica per alcuni concorrenti incappati in incidenti di percorso. Penso a Fausto Leali, squalificato e rimbrottato pubblicamente per l’uso della n-word.

Questo programma in particolare e un reality in generale non può, per sua natura, diventare una simpatica enciclopedia dei buoni comportamenti. Il “rigorosamente etico” non può essere la regola per realizzare questo programma. Ovviamente alcuni episodi richiedono di prendere una posizione, ma è assurdo e inspiegabile pretendere da questo programma un eccessivo rigore. Con tutto quello che succede negli stadi, nei bar, in Parlamento… proprio da questo programma lo pretendete? Di fronte a parole o fatti evidenti i provvedimenti continueremo a prenderli, se riterremo che siano utili a far discutere e far cambiare quel determinato comportamento, ma l’obiettivo del Gf è un altro, da sempre: raccontare storie e ruminare quello che c’è nella realtà.

Il Grande Fratello tanto vituperato resta una calamita anche per personaggi celebri che scelgono di metterci la faccia e di prendervi parte, in qualità di ospiti speciali. Penso non solo a Maria De Filippi e Claudio Amendola, ma anche a Sabrina Ferilli, Tiziano Ferro e Francesco Totti. Cosa significa questo?

Non saprei. Semplicemente, mi pare ci possa essere da parte loro una curiosità nel vivere un’esperienza particolare, considerando anche il tipo di produzione a cui ci riferiamo. Quella al Gf è un’ospitata non tradizionale, senza studio, senza un interlocutore che vedi quando parli, è una situazione che richiede un po’ di coraggio e grande curiosità.

C’è un argomento o una storia tabù per il Grande Fratello Vip?

No. Questo programma non può non essere il più spregiudicato di tutti. Deve esserlo. Dobbiamo tenere conto della rete su cui andiamo in onda, certo, ma dobbiamo trovare il modo di raccontare anche storie difficili e scomode. E non sempre con l’obiettivo di fare ascolti o di incuriosire, ma di stimolare la curiosità del pubblico. Che non sempre si traduce automaticamente nei numeri.

 

 

 

 

 

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