Home Ascolti TV #WIDG – Io & L’Auditel – Mario Maffucci: «Capire chi guarda un programma per porsi seriamente la questione della qualità. Rating vs. share».

#WIDG – Io & L’Auditel – Mario Maffucci: «Capire chi guarda un programma per porsi seriamente la questione della qualità. Rating vs. share».

L’ex capostruttura di Rai1 Mario Maffucci padre di tanti Sanremo e varietà del sabato sera racconta a TvBlog il suo rapporto con l’Auditel

di Hit
pubblicato 3 Marzo 2012 aggiornato 21 Gennaio 2021 16:25

Anche oggi, come tutte le mattine di questa settimana di vita di WIDG – La tv che vorrei, propone un contributo (ma aumenteranno nel corso della giornata, a dimostrazione del fatto che l’iniziativa abbia avuto un notevole successo anche fra gli addetti ai lavori) che riguarda il rapporto di personaggi del mondo della tv con l’Auditel.

Nel frattempo, segnaliamo che l’iniziativa di WIDG – La tv che vorrei è approdata anche sul Fatto Quotidiano, che ha dedicato ampio spazio alla piattaforma e all’iniziativa di domani, 4 marzo, col blocco simbolico, per un giorno, della pubblicazione degli ascolti.

Abbiamo già proposto gli interventi di Paolo Bonolis, Gianni Boncompagni, Carlo Freccero, Renzo Arbore e Pippo Baudo.

Oggi tocca a Mario Maffucci: una carriera in Rai, dal 1968 al 2000. Nel 1998 è stato vicedirettore di Rai1. Ha fatto il varietà della rete ammiraglia del servizio pubblico negli anni ’80 e ’90. Ecco il suo contributo.

    Io & l’Auditel – Mario Maffucci

    Dal Meter si passò all’Auditel. Quando si inaugurò la stagione (dicembre ’86) sembrò che un “Moloch” si fosse impadronito del consenso dei telespettatori. Oggi è malconcio e non è sempre credibile, come un dittatore nelle sue ultime ore. Eppure con una liturgia stanca chi investe nella pubblicità televisiva fa ancora riferimento a Lui e alle sue regole. E qui ci si domanda: come fa il mondo industriale a non considerare inadeguato tutto il sistema? Si risponde:”…stiamo lavorando per adeguare il misuratore al nuovo scenario…”

    WIDG - La tv che vorrei Nel mio sito guardo sconsolato la “Top Ten” dei favolosi risultati che hanno creato la mia “leggenda” (più ci si allontana da quegli anni) e mi dico… “Mario, è un mondo che non c’è più”. Eppure per essere iscritti in quelle tavole si sono scatenate guerre stellari (“…ho visto cose che voi umani…”): si è creduto che comprando gli “dei” più influenti si sarebbe messo in ginocchio il “competitor”; si è investito sulla cineteca di 100 anni di cinema americano, budget che gli uomini di Hollywood hanno intascato volentieri, ritenendoli però insensati; si è dotato lo show di risorse che potevano sembrare illimitate (mi interrogo ancora oggi sul costo reale del Fantastico di Celentano), tanto l’astronave dei “costi industriali” non era stata ancora avvistata nei radar di una gestione ordinaria. Vincemmo e contenemmo la rabbiosa offensiva commerciale di Gengis Khan; in questo scontro, per lui durissimo (per noi si trattava di non cedere la centralità della RAI come servizio pubblico), forse capì che se l’obiettivo era quello di sfondare, non gli rimaneva che “scendere in campo” per manipolare i meccanismi e le regole del Business (to do Tv is to make money). Ci ha provato in tutte le maniere, e comunque non c’è riuscito.

    Ma fu vera gloria la nostra? Solo in parte. Che invidia e che divertimento per programmi come quelli di Arbore, di “Drive In” e per alcune scelte di Freccero: registravano numeri inferiori, ma interpretavano un gusto e una sensibilità tutta di tendenza. Una volta il grande ascolto era trasversale, oggi il risultato, tranne che negli Eventi come quello di Fiorello, segnala soprattutto un target, una tipologia prevalente. Chi sono i 2,3,4,5 milioni di spettatori che hanno seguito?

    Io & l’Auditel – Mario Maffucci

    Il giorno in cui i direttori TV lo scopriranno, si porranno seriamente la questione della “qualità” del programma e non tanto del consenso che può ottenere; studieranno, al di là dell’ ”audience” e dello share, finalmente anche la variante del rating, cioè del punteggio ottenuto nella quota di un target a cui il prodotto è destinato, perché finanziato da uno sponsor a cui interessa quel gruppo di spettatori e non indifferentemente un altro.

    Oggi le piattaforme TV hanno frantumato l’universo disponibile: la RAI, Mediaset, LA7, i canali digitali, le TV d’area, i canali tematici, le all news… e poi e poi tutto il mondo satellitare (Sky: dalle notizie allo sport come entrare nella casa di un grande reality legato ai tuoi interessi di vita). Non è finita. 25 milioni di utenti, la sera con un occhio seguono la TV senza audio, perché la voce che li guida è quella della radio, con la quale contemporaneamente navigano in rete (fonte: Nielsen e Politecnico di Milano). Ho dimenticato coloro che si fanno da se’ il palinsesto e se lo arricchiscono con il Blockbusters…

    Il Moloch sta arrancando… è alle corde e sembra non farcela più; quello che ci comunica la mattina alle 10.00 ci fa sorridere.

    Mario Maffucci
    (editorialista per TvZoom)