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Report 2024 su Rai 3, puntata stasera 12 maggio: i nemici di Moro e Falcone, oligarchi del mare e il sindaco di Fiumicino

Tutto quello che c’è da sapere su Report 2023-2024, la nuova edizione del programma di inchieste di Rai 3 condotto da Sigfrido Ranucci

12 Maggio 2024 10:24

Report, ormai storico programma di inchieste di Rai 3, nel 2023 ha festeggiato i suoi 25 anni di trasmissione. Per la ventiseiesima stagione (2023-2024) il programma erediterà la collocazione della prima serata della domenica, occupata da Che tempo che fa sino alla scorsa stagione tv.

Il lavoro della squadra di Report con la conduzione di Sigfrido Ranucci, proporrà al pubblico nuovi reportage sui fatti di attualità che coinvolgono diversi ambiti del nostro Paese. Se volete saperne di più, proseguite nella lettura!

Report 2023 su RaiPlay

Oltre che durante la messa in onda televisiva, è possibile vedere l’ultima puntata andata in onda di Report su RaiPlay, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone. A questo link la pagina ufficiale del programma.

Report 2023, stasera

Le inchieste sono realizzate con la consueta collaborazione di Bernardo Iovene, Michele Buono, Cataldo Ciccolella, Elisa Marincola, Ilaria Proietti e di Alessia Marzi.

Puntata 12 maggio 2024

  • “I nemici di Moro e Falcone”
  • Di Paolo Mondani, con la collaborazione di Roberto Persia.
    Le vite di Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre e Piersanti Mattarella sono state sacrificate sull’altare dell’aspirazione italiana verso una maggiore indipendenza? Ma chi sono i veri responsabili delle loro morti? Queste domande, ancora oggi senza risposta, continuano a echeggiare, gettando un’ombra sulla verità storica e minando il legame tra cittadini e politica. È chiaro che le Brigate Rosse, il presunto dossier mafia appalti, o la pista mafiosa nell’omicidio di Mattarella, non bastano a spiegare la complessità di quei momenti cruciali. Per comprendere appieno il contesto, è necessario immergersi nei loro mondi, nei loro sforzi instancabili per un cambiamento. Attraverso testimoni di spicco dell’epoca emergono dettagli di un’Italia sottoposta da sempre a una sorveglianza speciale.

  • “Oligarchi del mare”
  • Di Luca Chianca, con la collaborazione di Alessia Marzi.
    A gennaio 2023 Report si era occupato di Msc, la più grande compagnia di shipping al mondo, con il cuore in Italia e il portafoglio in Svizzera. Ma se a Ginevra c’è la sede principale, il suo quartier generale italiano di fatto è Genova. Era emerso quanto Msc fosse interessata all’ampliamento dello storico porto per poter far attraccare navi container sempre più grandi. Un racconto che aveva messo in evidenza i rapporti consolidati tra il più grande armatore al mondo, Gianluigi Aponte di Msc, il più grande armatore genovese, Aldo Spinelli, socio di Msc, la politica regionale guidata da Giovanni Toti e l’allora presidente dell’autorità portuale di Genova, Paolo Emilio Signorini.
    Martedì scorso Toti, Spinelli e Signorini sono stati arrestati per corruzione. L’accusa: denaro in cambio di favori. Nel mirino concessioni portuali, l’apertura di supermercati Esselunga, Rolex, cene e presunti finanziamenti illeciti alla politica.

  • “Il sindaco e il dipartimento misterioso”
  • Di Rosamaria Aquino, con la collaborazione di Marzia Amico.
    Fiumicino, la città dell’aeroporto sul litorale romano, da un anno ha un nuovo sindaco: Mario Baccini. Baccini è stato deputato, sottosegretario agli Esteri, ministro della Funzione pubblica, vicepresidente del Senato e oggi mantiene ancora la carica di presidente del Microcredito, l’ente pubblico non economico che favorisce l’accesso al credito delle microimprese e delle categorie sociali maggiormente svantaggiate. Tra consulenze, grandi progetti come quello del porto crocieristico e spese per gli eventi, Report analizza la sua gestione del Comune. Tra i finanziamenti alla sua campagna elettorale, però, compare il sostegno di un dipartimento di un’università sconosciuta persino al sindaco. Chi c’è dietro?

    Puntata 5 maggio 2024

  • “Food for Profit”
  • Di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi. L’inchiesta segue il filo che lega l’industria della carne, le lobby e il potere politico. Al centro ci sono i miliardi di euro che l’Europa destina agli allevamenti intensivi, che maltrattano gli animali, inquinano l’ambiente e rappresentano un pericolo per future pandemie. Il documentario, uscito nelle sale a fine febbraio con una produzione e distribuzione totalmente indipendenti, è diventato un caso cinematografico. Dopo l’anteprima al Parlamento europeo e diverse presentazioni nelle sedi istituzionali, dal Parlamento italiano ai Consigli regionali, ha innescato un vero e proprio dibattito politico, attorno ai sussidi europei agli allevamenti intensivi e alla contiguità di alcuni politici all’industria della carne. A Bruxelles, per la prima volta in assoluto, un lobbista è riuscito a filmare i suoi colloqui con gli eurodeputati portando con sé una telecamera nascosta dentro il Parlamento europeo.

  • “Verità per Giulio Regeni”
  • Di Daniele Autieri, con la collaborazione di Federico Marconi. Le parole che raccontano la drammatica fine di Giulio Regeni vengono ritrovate nella stanza del Cairo di Giulio Regeni. Sono gli appunti del ricercatore, raccolti durante le sue lezioni di arabo, nei quali Giulio aveva messo in fila, in italiano e in arabo, quelle parole trasformate in un triste presagio. È questo uno dei documenti, rimasti finora inediti, che Report mostra, ricostruendo i retroscena del rapimento, delle torture e della morte del ricercatore italiano. Un’inchiesta che – proprio nei giorni in cui si celebra il processo ai quattro presunti sequestratori, torturatori e assassini del ragazzo – racconta per la prima volta che ruolo hanno giocato l’Italia e le sue istituzioni nel corso dei dieci giorni che vanno dal rapimento al ritrovamento del corpo, dimostrando con documenti riservati, che già a 48 ore dalla sparizione di Regeni, la presidenza del Consiglio e il ministero degli Esteri fossero a conoscenza del quadro completo dei fatti. Report rivela che al Cairo in quelle ore erano in azione anche uomini della Cia e soprattutto della security Eni, il colosso energetico italiano che due settimane dopo avrebbe firmato con l’Egitto il contratto miliardario di gestione di Zhor, il più grande giacimento di gas del Mediterraneo Orientale. L’inchiesta ricostruisce anche le responsabilità di governo e vertici dei servizi egiziani. Per la prima volta sono mostrati i video delle telecamere a circuito chiuso della metropolitana del Cairo in prossimità della stazione di Dokki, dove – secondo la Procura di Roma – il giovane italiano è stato rapito. Dal ritrovamento del corpo di Giulio Regeni le istituzioni italiane hanno fatto di tutto per rinsaldare i rapporti con il prezioso alleato. Oggi la questione Regeni non è più centrale sul tavolo delle relazioni diplomatiche e l’Egitto è tornato ad essere l’amico speciale dell’Italia.

    Puntata 28 aprile 2024

  • “Il pezzo di carta”
  • Di Luca Bertazzoni, con la collaborazione di Marzia Amico. Nel 2021 l’allora ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta lancia il protocollo “Pa 110 e lode” che consente ai dipendenti pubblici di frequentare corsi di laurea a prezzi agevolati: il 50% è infatti a carico dello Stato. L’accordo, però, riguarda soltanto università pubbliche e private: le telematiche restano fuori. Stefano Bandecchi, fondatore di Unicusano, prima chiede di aderire, poi presenta ricorso al Tar: la sentenza stabilisce che la Funzione pubblica avrebbe dovuto rispondere, non obbligandola però alla stipula dell’accordo. Ma il nuovo ministro della P.A. Paolo Zangrillo ha subito esteso la convenzione anche alle telematiche del gruppo Multiversity, Pegaso, San Raffaele e Mercatorum. Lo Stato paga quindi il 50% della formazione dei propri dipendenti pubblici alle università private telematiche, che nel frattempo continuano a finanziare la politica.

  • “Taxi del male”
  • Di Giorgio Mottola, con la collaborazione di Marco Bova e Greta Orsi. Un anno fa Giorgia Meloni ha promesso di dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo. Dai dati emerge però in modo sempre più evidente che le persone arrestate perché alla guida dei barconi non hanno alcun collegamento con le organizzazioni criminali che organizzano la tratta. Come emerge dalle interviste ai protagonisti, i presunti scafisti sono quasi tutti soggetti costretti a guidare le imbarcazioni o con le minacce o per pagarsi il viaggio. Il decreto Cutro finora non ha dato frutti importanti ma nel frattempo continuano gli attacchi contro le ong che salvano vite in mare. Eppure, nonostante le accuse della politica, nell’arco di sette anni dalle prime inchieste giudiziarie, non è mai stato provato in sede giudiziaria alcun collegamento tra organizzazioni non governative e trafficanti. Documenti esclusivi provano invece come alcuni esponenti di primo piano del governo abbiano sfruttato a proprio vantaggio i depistaggi sulle ong alla base di alcune inchieste giudiziarie.

  • “Aggiornamento il marmo della duchessa”
  • Di Bernardo Iovene, con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi. Nella puntata del 21 aprile le affermazioni dell’imprenditore Alberto Franchi sul fatto che se un lavoratore si infortuna in cava è deficiente e che la causa dei morti sul lavoro degli ultimi dieci anni è solo colpa degli stessi lavoratori, hanno creato stupore e indignazione. In tutta la provincia di Massa Carrara c’è stata subito una mobilitazione dei sindacati, delle istituzioni e dei lavoratori, che hanno ritenuto offensive e arroganti le dichiarazioni di Franchi. Già martedì si sono riuniti in un’affollatissima assemblea fuori e dentro al municipio di Carrara e mercoledì hanno dichiarato uno sciopero dal lavoro e indetto una manifestazione molto partecipata. Alberto Franchi in una nota inviata al quotidiano la Nazione, ha chiesto scusa ai lavoratori del marmo e alla cittadinanza ritenendo le sue stesse parole inappropriate e si è detto dispiaciuto che le sue parole siano state percepite come un tentativo di scaricare la responsabilità della sicurezza sui dipendenti. Ma ormai lo tsunami, come lo ha definito lo stesso Quotidiano Nazionale, è partito e Carrara in questa settimana è in pieno subbuglio, tra assemblee, sciopero, manifestazioni e indignazione delle famiglie che hanno subìto dei lutti nelle cave di marmo. C’è stata anche un’interrogazione, firmata da 12 parlamentari, con cui si chiede conto al ministro del lavoro di prendere iniziative per garantire nelle cave di Carrara sia la sicurezza per gli operatori che il contenimento dell’inquinamento denunciato nel servizio di Report. E, infine, si sollecita a intervenire perché i materiali da estrazione siano finalmente considerati patrimonio indisponibile dei comuni e messi a gara.

    “I grandi saggi”
    Di Giulia Presutti. Con un decreto firmato il 7 novembre scorso, i ministri Gilberto Pichetto Fratin ed Elisabetta Alberti Casellati hanno nominato una commissione interministeriale per la riforma del Codice dell’ambiente. I cinquanta esperti si occuperanno di modificare e aggiornare il decreto legislativo che contiene tutta la normativa in materia di tutela dell’ambiente. I tempi sono serrati: lo schema di legge delega dovrà essere pronto entro settembre 2024. Fra i membri della Commissione, ci sono i rappresentanti di aziende che si occupano di costruzioni e anche di smaltimento rifiuti. Non mancano poi giuristi e illustri avvocati: Teodora Marocco è stata legale di SNAM, Elisabetta Gardini ha ricevuto il premio “Top Legal” nel 2019 per il lavoro fatto con Arcelor Mittal nell’acquisizione del gruppo ILVA, Pasquale Frisina è stato in passato avvocato del gruppo Caltagirone. Con una commissione così composta, quale direzione prenderà la normativa sulle autorizzazioni e sui controlli ai quali sono sottoposte le aziende? Insieme ai giuristi, in commissione c’è poi Vincenzo Pepe, fondatore dell’associazione Fare Ambiente e presidente, oggi onorario, della Fondazione Giambattista Vico. Nel 2020 la Guardia di Finanza di Salerno ha sottoposto la Fondazione e i suoi rappresentanti a un sequestro preventivo di un milione e ottocentomila euro. Pepe è a processo davanti al Tribunale di Vallo Della Lucania per evasione fiscale e truffa aggravata ai danni dello stato. Quali requisiti sono stati presi in considerazione nella scelta dei membri della Commissione? E i Ministri dell’Ambiente e delle Riforme hanno chiesto una verifica sui procedimenti giudiziari in corso?

    Puntata 21 aprile 2024

  • “(Hot)Spot Albanese”
  • Di Giorgio Mottola con la consulenza di Thimi Samarxhiu e la collaborazione Greta Orsi. Il governo Meloni ha raggiunto un accordo per spedire in Albania una parte dei migranti che tentano di entrare in Italia attraverso il Mediterraneo. Già da qualche settimana sono cominciati i lavori per la costruzione dei due centri di accoglienza dove secondo le previsioni della presidente del Consiglio verranno dirottati circa 36 mila richiedenti asilo all’anno. Come ha scoperto Report, i costi sono già fuori controllo. A fronte dei 650 milioni di euro inizialmente preventivati per 5 anni, la spesa complessiva potrebbe superare la soglia di 1 miliardo di euro. E anche le previsioni fatte dal governo sul numero dei migranti sembrerebbero troppo ottimistiche. Verrebbero spese, dunque, cifre spropositate, rispetto ai costi di gestione ordinari in Italia, per spedire in Albania a mala pena 3000 migranti all’anno che comunque dovranno successivamente essere trasferiti in Italia. Ma che beneficerà davvero di questo accordo? Report ha trovato alcune risposte in Albania, definita da molti osservatori internazionali un “Narcostato” a causa del forte condizionamento dei cartelli della mafia albanese sulle attività del governo. Una mafia cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, sotto lo sguardo vigile anche delle autorità italiane.

  • “La santa resa dei conti”
  • Di Giorgio Mottola con la collaborazione Greta Orsi.
    Qualche settimana fa Daniela Santanchè è stata raggiunta da due avvisi di conclusione indagini per truffa all’Inps e per falso in bilancio. La ministra però continua a sostenere la sua totale estraneità rispetto alla gestione di Visibilia e delle altre aziende coinvolte nelle inchieste. Report è in grado di mostrare nuovi documenti che rivelerebbero il coinvolgimento diretto di Daniela Santanchè e le strategie adottate per evitare di pagare in prima persona i debiti delle sue società.

    “Il marmo è perpetuo”
    Di Bernardo Iovene con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi.
    Il marmo di Carrara è una risorsa dal valore incalcolabile, ma il suo sfruttamento ha lasciato un’impronta devastante sull’ambiente e ha generato conflitti secolari riguardo alle concessioni. Ancora oggi, la diatriba è su una frase contenuta nell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina, Duchessa di Massa Carrara che, nel lontano 1751, concedeva ai possessori delle cave un presunto diritto perpetuo di estrazione e di proprietà. I tentativi del comune e della Regione Toscana di normare la situazione non hanno prodotto risultati, se non ricorsi e cause civili che hanno visto prevalere gli imprenditori, che a tutt’oggi possiedono il 30% delle cave di Carrara, non pagano la concessione, creando un danno al comune di 4 milioni di euro l’anno. Di recente, gli imprenditori che gestiscono il restante 70% delle cave hanno firmato una convenzione con il comune, obbligati dalla legge regionale del 2015, che prevede gare pubbliche ogni 25 anni, ma solo dal 2042. E il giorno successivo alla firma, gli stessi imprenditori hanno avviato azioni legali per rivendicare il presunto diritto perpetuo menzionato nell’Editto del 1751. È una storia infinita, che si svolge in un territorio dove le imprese del settore traggono guadagni milionari con un numero esiguo di dipendenti e margini di profitto che superano il 50% del fatturato. Un’anomalia assoluta in ambito industriale dove le aziende normalmente hanno un margine di profitto molto inferiore.

    Report 2023, quando va in onda?

    Il programma torna in onda su Raitre a partire da domenica 8 ottobre 2023, alle 21:10, occupando così la prima serata della domenica della terza rete Rai, in tandem con l’altro programma di inchieste della rete, ovvero Presa Diretta.

    Chi conduce Report 2023?

    Dal marzo 2017 alla conduzione del programma c’è Sigfrido Ranucci, giornalista ed autore televisivo. Dopo la laurea, è approdato al Tg3, ma anche lavorato per Rai International. Approda a Report nel 2006, come co-autore, a fianco di Milena Gabanelli, storica conduttrice del programma. Nel corso della sua carriera, Ranucci ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Ilaria Alpi (per due volte).

    Chi conduceva prima Report?

    Prima di Signrido Ranucci, Report è stato condotto da Milena Gabanelli, che ha anche ideato il programma, cominciato nel 1997. Gabanelli lo ha condotto per venti edizioni, fino al 2016.

    Report 2023, replica

    Come l’anno scorso, anche questa edizione di Report va in replica: l’appuntamento è ogni sabato, alle 17:30, sempre su Raitre.

    Report 2023-2024, puntate inverno

    Diciottesima puntata, 18 febbraio 2024

  • “Do ut des”
  • Di Danilo Procaccianti con la collaborazione dei Andrea Tornago. L’Anas, la più grande stazione appaltante del Paese, è finita nel mirino della Procura di Roma per presunta corruzione: i dirigenti avrebbero fornito informazioni riservate sulle gare in cambio di promozioni. Tutto ruota intorno alla Inver, la società di consulenza della famiglia Verdini, fondata tra gli altri dal figlio dell’ex senatore Denis, Tommaso Verdini, e dalla figlia Francesca, compagna del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Tra i dirigenti che si rivolgevano alla Inver c’è Omar Mandosi, nominato responsabile delle risorse umane della società Stretto di Messina, il concessionario del ponte sullo Stretto, la grande opera su cui il ministro Salvini ha puntato tutto.

  • “Il nemico in casa”
  • Di Emanuele Bellano, con la collaborazione Chiara D’Ambros. L’Italia è tra i paesi al mondo dove si beve più vino: oltre i 200 milioni di ettolitri all’anno. Ma questo vino è espressione di territori specifici e tipici, certificati dalle denominazioni di origine, o al contrario ampie porzioni di produzione sono sempre più scollate da un territorio di riferimento e puntano a sapori standardizzati ottenuti attraverso l’uso di tecnologie messe a disposizione dalla chimica alimentare? I lieviti selezionati sono prodotti da multinazionali che sviluppano, brevettano e poi vendono in tutto il mondo i loro prodotti. Il risultato è la creazione di vini che dalla California alla Francia, all’Italia e all’Australia finiscono per avere sapori standard e ricorrenti: banana, pompelmo, gelsomino, e così via. Attraverso una serie di documenti inediti e testimonianze di persone che lavorano nel settore del vino “Report ricostruisce” meccanismi e casi specifici sia di grandi produttori e aziende imbottigliatrici sia di piccoli produttori che creano il loro vino dalla vigna alla bottiglia.

    “Bianco cannone”
    Di Antonella Cignarale, con la collaborazione Paola Gottardi. Non c’è Natale o gara di sci senza la neve programmata. Se una volta la neve programmata rappresentava un’aggiunta a quella naturale per migliorare il manto sciistico, adesso è diventata essenziale per garantire lo svolgimento della stagione invernale e per disputare una gara di Coppa del Mondo. Un generatore di neve può produrre in un’ora l’equivalente di 10 camion pieni di neve e ci sono anche generatori che possono produrla a 15, 20 gradi. È possibile generare diverse qualità di neve tecnica per soddisfare le differenti esigenze dei clienti, ovvero di chi ci scia sopra. È un tassello fondamentale per l’attività degli impianti sciistici, del turismo invernale e quindi dell’economia delle comunità montane, così preziosa che oltre a produrla poi si conserva. Serve l’acqua, tanta, e le temperature idonee per spararla, un match che deve fare i conti con la natura.

    Diciassettesima puntata, 11 febbraio 2024

  • “Una dose di troppo”
  • A quattro anni dall’inizio della pandemia Report fa un bilancio su come sono state usate le dosi dei vaccini contro il Covid e quanto sono costate quelle rimaste inutilizzate. Si scopre che l’Europa ha comprato 4,2 miliardi di dosi, e con la sola Pfizer ha fatto un mega contratto da 1,8 miliardi di dosi nel 2021, quando le negoziazioni erano dominate dal terrore della malattia e dalla minaccia delle varianti. L’Italia, calcolando tutti i vari vaccini sul mercato, ha opzionato ben 381 milioni di dosi di cui una buona parte sono in eccesso. Il programma rivela dettagli sui contratti con Big Pharma e i negoziati con la Commissione Europea. E ancora, Il vaccino Astrazeneca è silenziosamente sparito dai centri vaccinali di tutta Europa, dopo che sono emersi sulla stampa dei rari ma gravi effetti avversi. L’Italia ne aveva comprato 40 milioni di dosi, ne ha somministrato poco più di 12, 10,5 milioni sono scadute, mentre il resto lo ha donato ad altri paesi, soprattutto a medio e basso reddito. Quale impatto ha avuto questa storia sulla multinazionale anglo-svedese Astrazeneca? A distanza di tre anni sono tante le domande rimaste irrisolte sulle responsabilità del disastro comunicativo di quei mesi.

  • “Sanità a fondo”
  • Si esamina l’esistenza dei Fondi Sanitari Integrativi, la cui funzione è integrare ciò che il Servizio Sanitario Nazionale non offre: un esempio su tutti le prestazioni odontoiatriche. In cambio lo stato ha sempre garantito a questo settore importanti benefici fiscali. Le grandi assicurazioni se ne sono accorte e hanno scelto di investire in questo mercato, collaborando con i fondi stessi – e godendo quindi dei benefici fiscali – e acquistando al contempo gli ospedali privati. Nasce così di fatto una sanità privata parallela, finanziata in parte dallo stato. Ma dove trovare i pazienti? Oggi i lavoratori obbligati dai contratti collettivi a sottoscrivere un fondo sono 15 milioni. Donne e uomini che di fatto hanno un’assicurazione sanitaria, e che vivono già oggi gli effetti di ciò che sarà: un’Italia con una sanità sempre più privata.

  • “Giralamoda”
  • Dal bozzetto dello stilista al capo di abbigliamento, in stock, acquistabile online o in tutti i negozi del mondo, trascorrono appena 15 giorni. È l’industria del fast fashion che negli ultimi 20 anni ha raddoppiato la produzione e moltiplicato le collezioni. Dopo la pandemia, lo shopping online ha fatto schizzare le vendite, a diminuire è solo il ciclo di vita degli indumenti: si gettano via i vestiti dopo averli indossati appena una manciata di volte. Il modello di business dell’industria del fast fashion si basa su produzioni low cost e su spedizioni e resi gratuiti. Tutto è gratis, si paga solo ciò che si tiene. Ma che fine fanno i vestiti che rimandiamo indietro? Insieme a Greenpeace, Report ha provato a seguire i resi e i risultati di questa indagine sono allarmanti: quasi centomila chilometri in tutta Europa senza neanche trovare un cliente disposto a comprarli. Quanto è insostenibile il mondo del fast fashion? A rivelarlo è il reportage “Seconda mano”: dal 2023 il Ghana è la discarica più grande al mondo di vestiti usati. Ne arrivano 15 milioni ogni settimana producendo da una parte un filo di economia per la popolazione locale, dall’altra un’immane catastrofe ambientale. Per un Paese di 32 milioni di abitanti rappresenta un mercato importante, ma il Ghana spende circa 4 milioni di dollari all’anno per raccogliere ed eliminare i rifiuti. Non ce la fa a smaltire i vestiti, che si usurano nell’ambiente fino a formare la discarica più grande del mondo.

    Sedicesima puntata, 4 febbraio 2024

  • “Scudi incrociati”
  • Di Luca Bertazzoni, con la collaborazione di Marzia Amico. Il 18 gennaio del 1994, nel pieno dello scandalo di Tangentopoli, il segretario della Democrazia Cristiana Mino Martinazzoli cambia il nome al partito, che torna all’originale Partito Popolare Italiano fondato da Don Luigi Sturzo. Molti però interpretano questo atto come uno scioglimento della Democrazia Cristiana, ma in realtà è un cambio di nome fatto però in maniera errata perché è mancato un congresso per sancirlo. Negli anni successivi è nata una guerra infinita a colpi di carte bollate, cause e ricorsi per contendersi il nome del partito ed il suo simbolo, il famoso scudo crociato: ad oggi esistono circa 120 associazioni che si rifanno alla Democrazia Cristiana. Il programma racconta l’eredità politica e morale del partito fondato da De Gasperi, ma racconta anche il mistero dei 500 immobili della Democrazia Cristiana che sono stati venduti per ripianare i debiti del partito.

  • “Lago in cantiere”
  • Di Rosamaria Aquino con la collaborazione di Marzia Amico. Si torna sul lago di Garda, che negli ultimi anni è tutto un fiorire di cantieri edili. Il ponte sospeso di Costermano sul Garda non si farà più, perché le caratteristiche geomorfologiche dell’area non sono ideali, come era stato documentato già all’inizio dell’inchiesta di Report. Dove avrebbe dovuto essere costruito, il terreno è fragile, così come è fragile quello che costeggia il resto del lago, dove a cavallo tra la fine e l’inizio dell’anno si sono registrate due grosse frane. Tuttavia, va avanti il progetto di una ciclovia, che dovrebbe abbracciare tutte e tre le regioni intorno al Garda. In alcuni tratti la struttura sarà pensile e arriverà a costare quanto un viadotto autostradale. E con i biker il reportage percorre la collina di Albisano, a Torri del Benaco (Vr), dove le strade sono cantieri aperti, se ne contano a decine lungo la salita che conduce alla mega struttura di lusso da quasi 13mila metri cubi di volume, il cui iter autorizzativo è stato oggetto di un aspro contenzioso tra il Comune e la Soprintendenza e ora è sotto la lente della magistratura. Le ditte che acquistano i terreni o costruiscono le case su cui aumentare le volumetrie grazie alla legge del Piano casa, sono quasi tutte dell’Alto Adige, perché il lago è diventato la nuova frontiera dell’edilizia. E si parla anche di cooperative che, col sogno di una casa sul lago per i soci, acquistarono terreni su aree vincolate e vendettero a società bolzanine per rientrare degli investimenti, e di resort di lusso costruiti persino su terreni agricoli.

  • “I signori dell’anello”
  • Di Chiara De Luca con la collaborazione di Eva Georganopoulou. In pieno Salento, tra i comuni di Nardò e Porto Cesareo, perfettamente disegnata e scolpita nel terreno c’è la pista di collaudo a forma di anello lunga quasi 13 km di proprietà del gruppo Porsche. La pista fu costruita negli anni ’70 dalla Fiat che nel 1999 decide di cederla. Una struttura importante che crea un indotto di circa 10 milioni di euro. La convivenza con la popolazione salentina è stata serena fino a quando la Porsche ha deciso di volere attuare un progetto di ampliamento del circuito volto a modernizzare le piste già esistenti e soprattutto a crearne altre. Per realizzare il progetto però sarà abbattuto un sito di importanza comunitaria in cui sono presenti due habitat prioritari. Ma come si possono coniugare interessi dei singoli privati con interessi della collettività?

  • “Quando la politica è di casa”
  • Di Antonella Cignarale con la collaborazione di Paola Gottardi. L’innalzamento dei costi degli affitti continua a correre, ma a Vienna non alla stessa velocità di altre capitali europee. A contenere i costi del mercato immobiliare c’è una politica abitativa lunga un secolo. Dal 1923 l’obiettivo della Città di Vienna è costruire case, fittarle senza generare profitto, ma coprendo i costi di mantenimento degli edifici. Tutti contribuiscono a finanziare questo sistema con le proprie tasse. Oggi, circa il 60% dei residenti a Vienna vive in una delle 220.000 unità abitative comunali o in uno dei 200.000 appartamenti costruiti, con sovvenzioni comunali, dalle cosiddette Gemeinnützige Bauvereinigungen (GB), le Associazioni edili a scopo di lucro limitato. L’affitto di una casa municipale a Vienna può costare 6,67 euro al mq, escluse le tasse, e un appartamento di 50 mq può costare meno di 600 euro, comprese le spese di manutenzione dell’edificio. Poi il contratto d’affitto non scade mai. La sostenibilità sociale è il principale pilastro della politica abitativa viennese.

    Quindicesima puntata, 28 gennaio 2024

  • “La legge mancia lombarda”
  • Di Luca Chianca, con la collaborazione di Alessia Marzi. C’è chi lo chiama Piano Marshall lombardo e chi Piano Lombardia, ma probabilmente verrà ricordato come Piano Fontana perché il presidente della Regione ha deciso di metterci la faccia cavalcandolo alle ultime elezioni regionali del febbraio scorso. Ma che cos’è questo piano? È il programma avviato nel 2020 per la ripresa economica della regione Lombardia dopo la diffusione del Covid: 4 miliardi di euro per investimenti sanitari, infrastrutture, viabilità, sviluppo sostenibile e digitalizzazione. Un’enorme quantità di denaro è calata dall’alto su alcuni comuni della Regione perché la selezione per individuare il progetto da finanziare è dipesa spesso dal colore politico dell’amministrazione. E prima delle elezioni regionali del 2023 che cosa è successo? Il piano Marshall lombardo si è trasformato nella “legge mancia”, perché ben 2 miliardi di euro sono stati distribuiti a pioggia sul territorio. Decine di consiglieri regionali, quasi tutti della maggioranza di governo, e alcuni ex assessori hanno utilizzato soldi pubblici, per aiutare i propri comuni di residenza, quelli vicino al proprio partito o alla coalizione. Un viaggio tra le province lombarde di Milano, Brescia, Como e Bergamo per andare a verificare sul campo quali comuni sono stati finanziati, ma soprattutto quali progetti sono stati realizzati.

    “Profumo d’Oriente”
    Di Emanuele Bellano, con la collaborazione di Chiara D’Ambros. La Pianura Padana è una delle zone d’Europa con il più alto livello di inquinamento da particolato PM10 e PM 2,5. A causa dei continui sforamenti dei limiti, l’Italia è stata condannata ripetutamente dalla Corte di Giustizia europea e dovrà pagare una multa che rischia di essere superiore ai 2 miliardi di euro. Una delle principali cause di inquinamento da particolato in queste aree è l’industria zootecnica, cioè l’alta concentrazione di animali da allevamento. Il liquame e il letame da loro prodotti rilasciano ammoniaca nell’aria che combinandosi con altre sostanze genera particolato. In Giappone il Daiso KET Institute ha inventato una tecnologia in grado di rendere inerte il letame e il liquame eliminando il cattivo odore e riducendo quasi a zero le emissioni di ammoniaca e di altri gas inquinanti. Il gruppo giapponese che ha inventato questo metodo ha un partner italiano che per anni ha cercato di sensibilizzare istituzioni regionali, nazionali, allevatori, associazioni di allevatori su questo tema cercando di spingerli a provare questa tecnologia. Ma nessuno ha mai voluto ascoltarlo né tanto meno nessuno ha voluto approfondire la questione.

    “Il santo fallimento”
    Di Giorgio Mottola, con la collaborazione di Greta Orsi. Dopo le puntate di Report, la Ki Group, gestita per quasi dieci anni da Daniela Santanchè e dal suo ex compagno Canio Mazzaro, ha finalmente pagato la liquidazione ai propri dipendenti. Ma agli oltre 70 agenti commerciali della società, che da tre anni chiedono gli stipendi arretrati, è stato proposto un accordo capestro che puntava a evitare il fallimento di Ki Group, pagando il meno possibile. I lavoratori hanno dovuto accontentarsi delle briciole, ma l’obiettivo non è stato comunque raggiunto. L’azienda, un tempo leader nel settore biologico, è infatti gravata da oltre 9 milioni di euro debiti, di cui quasi 3 milioni con lo Stato. E così, nonostante le strategie dei vertici aziendali, il tribunale ne ha dichiarato il fallimento a inizio gennaio. Una sentenza che potrebbe portare all’avvio di una indagine per bancarotta fraudolenta. “Report” racconterà inoltre le vicende di uno dei protagonisti dell’inchiesta sul consorzio mafioso milanese, mente di una operazione finanziaria basata su crediti Iva ritenuti falsi da oltre 1 miliardo di euro: un commercialista le cui ambizioni politiche si sono incrociate con quelle di Daniela Santanchè.

    Quattordicesima puntata, 21 gennaio 2024

  • “Vizi capitali”
  • Di Daniele Autieri, con la collaborazione di Federico Marconi. Chi comanda nella Capitale d’Italia, dove quartieri interi sono trasformati in piazze di spaccio militarizzate e dove i boss ordinano omicidi come bottiglie di champagne dai menu dei ristoranti di Parioli e Ponte Milvio? La risposta arriva dai testimoni eccellenti: fiancheggiatori, avvocati, prestanome, criminali redenti e non che raccontano come sono cambiati in questi anni gli equilibri criminali nella capitale d’Italia. Dati inediti confermano che nel secondo anno del Covid-19 gli acquisti di attività commerciali nel centro di Roma sono aumentati, mentre uno studio sulle compagini azionarie dei principali ristoranti del centro storico dimostra che gruppi di imprenditori albanesi controllano ormai alcuni dei locali più noti tra piazza Navona e Campo de’ Fiori. Alle spalle, la ‘ndrangheta e in particolare la cosca Alvaro che dal 2008 in poi ha accresciuto la sua presenza nella capitale arrivando a prendere contatti con politici di primo piano per favorire l’ingresso di candidati “amici” in Parlamento. Nella città dei prestanome, dove il clan camorristico legato a Michele Senese mantiene un ruolo di primo piano, anche l’attività di contrasto vacilla. Il Tribunale delle misure di prevenzione sequestra i locali legati alle mafie, ma troppe volte le stesse attività tornano nelle mani di altre mafie, al punto che un amministratore giudiziario arriva a dire che l’80% dei ristoranti nel centro di Roma sono ormai controllati dalla criminalità organizzata. Da quelle casse, e dalle piazze di spaccio, escono centinaia di milioni di euro che devono essere ripuliti. Sarebbe questo il compito della comunità cinese e di una manciata di piccole botteghe tessili intorno a piazza Vittorio. Secondo quanto sarebbe emerso da indagini della Guardia di Finanza, i commercianti prendono i soldi, li ripuliscono e quando serve ne assicurano il viaggio fino all’altro capo del mondo, dove quei soldi finiscono ai narcos colombiani per saldare l’ultimo carico di cocaina. Un sistema capace di drenare centinaia di milioni di euro e trasformarli in una preziosa riserva per le banche cinesi.

    “L’intoccabile”
    Di Carlo Tecce e Lorenzo Vendemmiale. Si torna sul caso del senatore Maurizio Gasparri e del suo ruolo in Cyberealm, società che opera nel settore della cyber security. Dopo l’inchiesta di “Report”, il suo incarico tenuto nascosto al Senato per oltre due anni è finito sul tavolo della giunta delle Elezioni. L’organismo di Palazzo Madama ha stabilito che il ruolo di presidente di Cyberealm è compatibile con quello di senatore della Repubblica. Ma sulla base di quali atti è stata presa questa decisione? Report svela in che modo è stato salvato Gasparri.

    “Guida il sole”
    Di Michele Buono, con la collaborazione di Alessandro Spinnato. A Siracusa ci hanno sempre saputo fare con il sole. E con gli specchi. Ma i ragazzi di Futuro Solare non vogliono bruciare navi. Studenti di ingegneria a Palermo e a Catania e degli istituti tecnici di Siracusa, progettano e producono prototipi di automobili elettriche che si alimentano con la propria carrozzeria fatta di pannelli fotovoltaici. Ne hanno già prodotti due. Con Archimede 2 – l’ultima vettura da competizione – hanno partecipato a ottobre 2023 al Bridgestone World Solar Challenge in Australia, una competizione mondiale di auto solari. La gara: più di 3000 km del continente da attraversare, deserto compreso, da Darwin ad Adelaide con la forza del sole. Si tratta di un test di mobilità del futuro. I ragazzi di Siracusa il futuro lo vedono vicino, stanno già progettando una mini-citycar a propulsione solare. Report li segue in tutte le fasi e sta facendo un altro test: una simulazione di creazione di una rete per costruire una manifattura di auto solari nella Sicilia orientale.Partendo dalla conoscenza, la materia prima fondamentale, è possibile creare una catena di valore e invertire, nel caso della Sicilia, un destino che, chissà perché, si vede immutabile?

    Tredicesima puntata, 14 gennaio 2024

  • “La mafia a tre teste”
  • Di Giorgio Mottola, con la collaborazione di Greta Orsi e Norma Ferrara. A Milano ‘ndrangheta, camorra e cosa nostra si sono federate in un unico consorzio mafioso. All’ombra della Madonnina, esponenti apicali delle tre più importanti organizzazioni mafiose pianificano insieme affari e agganci con la politica. Un sistema criminale che negli ultimi anni è riuscito a infiltrare settori economici e finanziari strategici del territorio milanese e sono riusciti a entrare in contatto con alcuni tra i politici lombardi più in vista di Fratelli d’Italia che attualmente ricoprono incarichi al governo e nelle istituzioni europee. Della cupola milanese trasversale alle tre mafie avrebbero fatto parte rampolli di antiche famiglie di cosa nostra lombarda, parenti stretti di Matteo Messina Denaro, capi delle locali di ‘ndrangheta ed emissari di un potente clan di camorra.

  • “Presto che è tardi”
  • Di Bernardo Iovene, con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi. L’inchiesta racconta i ritardi, l’attesa e l’incertezza dei finanziamenti che stanno mettendo a dura prova un popolo che da subito non si è perso d’animo. Dopo sette mesi nelle zone alluvionate dell’Emilia-Romagna ci sono ancora quartieri completamente disabitati, le famiglie hanno perso tutto e attualmente hanno ricevuto i primi tremila dei cinquemila euro come immediato sostegno, e dal 16 novembre possono fare domanda per ricevere, previa perizia certificata, al massimo 20 mila euro. Non saranno rimborsati i mobili, le auto e i motorini. Sono in un limbo, non riescono ad entrare nelle proprie case, a questo si aggiunge la paura di una nuova alluvione. Stessa situazione vivono le imprese, che hanno avuto vari milioni di danni, ma possono richiedere un contributo di 40 mila euro. Le aziende non hanno sfruttato la cassa integrazione e hanno utilizzato i dipendenti pagandoli di tasca propria per ripartire, ma oggi hanno bisogno di ristori che non arrivano. Anche in Toscana a due mesi dall’alluvione aziende e famiglie sono sull’orlo di una crisi di nervi, a loro verranno risarciti al momento 5 mila euro per le famiglie e 20 mila per le aziende, ma il presidente Giani non ha notizie di quando arriveranno le risorse, né se sarà lui il commissario per la ricostruzione scelto dal governo. Intanto, la Presidente del consiglio, nella risposta a un’interrogazione parlamentare, in polemica con la Regione Emilia-Romagna ha stilato la lista dei finanziamenti erogati. Il presidente Stefano Bonaccini contesta questi dati. A pagare questo rimpallo di responsabilità sono solo imprese e cittadini che hanno perso un pezzo di vita.

    Dodicesima puntata, 7 gennaio 2024

  • “Il mistero delle Brigate Rosse”
  • Di Paolo Mondani, con la collaborazione Goffredo De Pascale, Federico Marconi e Roberto Persia. L’inchiesta verte sui misteri più noti, quelli senza risposte, che la storia del nostro paese non smette di essere riscritta. Eppure, il più tragico degli eventi, l’agguato di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro, per anni si è cullato su una verità rassicurante e riconosciuta, quella contenuta nel memoriale Morucci-Faranda. Partendo dalla verità dicibile e dalle contraddizioni contenute in quelle pagine torna alla luce il fantasma di Moro: dal rapimento ai 55 giorni di detenzione fino alla morte. Le domande politiche che 46 anni fa gravavano sull’azione del commando brigatista oggi si ripropongono in forma di risposte in un quadro geopolitico sgombro dalla cortina di ferro, ma ancora fortemente condizionato da scelte che vengono da lontano.

  • “La costa d’oro”
  • Di Valerio Cataldi e Alessandro Spinnato. Il Ghana, prima colonia portoghese e poi inglese, era chiamato Costa d’Oro per la grande quantità di giacimenti presenti. Ancora oggi è il primo paese africano esportatore di quell’oro che arriva anche da noi, in Italia. Gli inviati sono entrati nel cuore della foresta Atewa, uno dei polmoni verdi più importanti dell’Africa occidentale, circondata da miniere d’oro, scavi per lo più illegali che producono due effetti devastanti: sottraggono, spesso con la forza, le terre alla coltivazione e quindi distruggono l’economia locale e lasciano centinaia di contadini senza terra e senza lavoro, e producono una catastrofe ambientale per l’inquinamento prodotto dal mercurio, quel minerale che una volta trovavamo nei termometri e che è essenziale per processare l’oro e raffinarlo. Ed è proprio il mercurio che avvelena la terra e soprattutto l’acqua e i fiumi del Ghana, tra i più inquinati al mondo.Un pugno di esperti, attivisti e giornalisti è impegnato ogni giorno in programmi di informazione ed educazione per aiutare i ghanesi a proteggersi. E proprio la radio è l’architrave del racconto che non può non partire dagli sguardi e dalle voci dei minatori illegali.

  • “Il valzer della candela”
  • Di Manuele Bonaccorsi, con la collaborazione di Thomas Mackinson. Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi possiede una preziosa opera del Seicento che risulta simile a una rubata dal castello di Buriasco (Torino) nel 2013. Dopo l’inchiesta precedente, andata in onda a metà dicembre, il noto politico e critico d’arte ha smentito categoricamente: “Il dipinto rubato e quello di mia proprietà sono due opere diverse”. Ma Report è entrata in possesso della scansione ad alta risoluzione del dipinto di Sgarbi, effettuata per conto del sottosegretario da un’azienda di Correggio (Reggio Emilia), la GLab. E dall’analisi della scansione a 16k dell’opera emergerebbero prove difficilmente confutabili: l’opera di Sgarbi, esposta a Lucca nel dicembre 2021 e quella trafugata – consegnata al restauratore Gianfranco Mingardi nel 2013 – sarebbero la stessa. Non solo: anche un frammento ritrovato al castello di Buriasco, rimasto incastrato nella cornice dopo il furto, dimostrerebbe che il dipinto rubato e quello restaurato coincidono. L’unica differenza visibile con l’opera rubata è una fiaccola in alto a sinistra, presente nell’opera di Sgarbi. La scansione, visionata da esperti di altissimo livello, dimostrerebbe che sarebbe stata aggiunta in un secondo momento, in quanto l’area è priva delle crepe tipiche di un dipinto vecchio. Toccherà ora ai Carabinieri del Nucleo di Tutela, che da settimane indagano sulla vicenda, trovare e visionare l’opera per chiarire in modo inconfutabile se un sottosegretario alla Cultura abbia o meno nella sua collezione un’opera d’arte rubata.

    Undicesima puntata, 17 dicembre 2023

  • “Vino connection”
  • Di Emanuele Bellano, con la collaborazione di Chiara D’Ambros e Roberto Persia. I vini italiani si dividono in Docg, Doc, Igp e vino da tavola. Quanto più sono in alto in questa classificazione a piramide, tanto più stringenti saranno le regole che i produttori devono rispettare per produrli. Ogni tipologia di vino a denominazione è regolata da un disciplinare che fissa le caratteristiche che le uve devono avere, come devono essere coltivate e cosa è possibile fare e cosa no durante la vinificazione. Esiste però un grande numero di pratiche enologiche che permettono di migliorare i parametri di uve scadenti fino a farli rientrare in quelli previsti dalla norma e alla fine venderli anche come vini a denominazione. Proprio per questo produttori senza scrupoli acquistano sul mercato mosti e uve di bassa qualità o addirittura uve da tavola che costano molto meno, le sistemano artificialmente e poi le imbottigliano come vino. Il settore è controllato dalla Repressione Frodi del ministero dell’Agricoltura. Ma i controlli non sempre sono come dovrebbero essere: l’intreccio tra politica, grande industria del vino e dirigenti della Repressione Frodi può distorcere il meccanismo di controllo al punto da usare le indagini giudiziarie come un mezzo per colpire produttori scomodi.

  • “C’era un cinese a Venezia”
  • Di Walter Molino e Andrea Tornago. Luigi Brugnaro è sindaco di Venezia dal 2015 ed è proprietario di LB Holding, una rete di imprese che nel 2022 ha fatturato 1 miliardo di euro. Nel dicembre 2017, per far fronte al suo conflitto di interessi, annuncia di aver affidato la gestione delle sue aziende a un fiduciario estero, l’avvocato americano Ivan Anthony Sacks. È il primo blind trust mai costituito in Italia. Ma l’avventura politica di Brugnaro ha fatto bene o ha fatto male alle sue vecchie imprese? L’inchiesta di Report affronta con documenti inediti il presunto conflitto di interessi di Brugnaro, tra progetti urbanistici su terreni inquinati e palazzi pubblici venduti a prezzi di saldo.

    “Abbiate Cur(i)a di noi”
    Di Danilo Procaccianti con la collaborazione di Goffredo De Pascale. Un anno di ricerche negli archivi non ha prodotto nulla: la proprietà della chiesa di San Biagio ai Taffettanari, in pieno centro storico a Napoli, resta ancora da definire. Intanto, una famiglia di pregiudicati dispone a suo piacimento del tetto della chiesa e della canonica, un edificio di quattro piani dove alcuni di loro hanno scontato anche i domiciliari. Eppure, qualcuno della Curia partenopea un contratto di locazione sembra averlo firmato con quella famiglia. Chi? E a quale titolo? Le difficoltà da parte della Curia nella gestione dell’immenso patrimonio artistico e architettonico non finiscono qui. Una delle più evidenti è il balcone abusivo costruito decine di anni fa sulla facciata di un’altra chiesa cinquecentesca, quella di Sant’Arcangelo a Baiano. Inserito in una lista del Comune di 30mila interventi di abbattimento grazie alla tenacia della Soprintendenza, il balcone che deturpa il monumento è al numero 1.340. Se si considera che la polizia municipale effettua una quarantina di abbattimenti l’anno, fra 33 anni lo scempio sarà rimosso. La Curia e il Comune si sono messi l’anima in pace? Il turismo culturale a Napoli è anche questo.

    “La tela di Vittorio”
    Di Manuele Bonaccorsi, con la collaborazione di Thomas Mackinson e Federico Marconi. L’8 dicembre 2021 a Lucca Vittorio Sgarbi, in una mostra da lui curata, presenta un’opera inedita di sua proprietà. Si chiama “La cattura di San Pietro” del pittore caravaggista Rutilio Manetti. Valore di mercato: alcune centinaia di migliaia di euro. Secondo il testo curatoriale, firmato da Sgarbi, l’opera proviene da Villa Maidalchina, una residenza nobiliare del Viterbese, di proprietà del critico d’arte. Nessuno si accorge, però, che un’opera che appare del tutto identica risulta rubata. Il dipinto è contenuto nella banca dati del nucleo di tutela dei Beni Culturali, in seguito alla denuncia della signora Margherita Buzio. Nel febbraio 2013 la signora Buzio racconta ai carabinieri della Caserma di Vigone (TO) che ignoti si sono introdotti nel castello di sua proprietà e hanno ritagliato e asportato la tela di Manetti. Al suo posto, con una spillatrice, hanno piazzato una pessima foto dell’opera. La vittima del furto avanza anche dei sospetti: una persona di nome Paolo Bocedi, alcune settimane prima del furto, aveva visitato per due volte il castello, chiedendo di acquistare proprio quell’opera. Paolo Bocedi è uno storico collaboratore e amico di Vittorio Sgarbi. Proprio Bocedi, nella primavera del 2013, consegna per conto di Vittorio Sgarbi un’opera strappata e arrotolata al restauratore Gianfranco Mingardi di Brescia. Per Mingardi è proprio “La cattura di San Pietro” di Manetti, la stessa opera rubata al castello di Buriasco ed esposta nel 2021 a Lucca. C’è solo una differenza: nel quadro esposto a Lucca, in alto a sinistra appare una candela che nell’opera consegnata al restauratore non c’era. Secondo Mingardi si tratta di un elemento aggiunto dopo il restauro, per rendere l’opera irriconoscibile. Per il resto l’opera di Lucca, spiega Mingardi, è identica a quella da lui restaurata. Sgarbi, interpellato da Report, ribatte che il dipinto si trovava a Villa Maidalchina, è stato rinvenuto dal critico dentro un interstizio. Ma l’ex proprietario, Luigi Achilli, lo smentisce: la villa da lui ceduta a Sgarbi nel 2000 era abbandonata e completamente spoglia. Il testo curatoriale della mostra di Lucca spiega anche che la presenza dell’opera nella villa Maidalchina sarebbe certificata da un atto notarile del 1649. Ma Report ha verificato all’Archivio di Stato di Viterbo: l’atto seicentesco non fa alcuna menzione dell’opera.

    Decima puntata, 10 dicembre 2023

  • “Questione di Genere”
  • Di Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce. Ci si occupa degli affari della sinistra sui diritti civili. Il servizio svela le attività private di due volti di primo piano del Partito Democratico: da sempre in prima fila per la difesa dei diritti civili, fuori dal Parlamento hanno fatto di questa nobile battaglia politica un business.

    “Finanziamento ai partiti”
    Di Luca Chianca, con la collaborazione di Alessia Marzi. Nel 2013 il governo Letta mette fine ai finanziamenti pubblici ai partiti. Sono passati 10 anni esatti e oggi quei partiti per svolgere la loro attività politica possono raccogliere soldi dalle donazioni dei privati e dal 2×1000 devoluto dai contribuenti. Spesso, la fonte principale di finanziamento dei partiti è data dai contributi dei loro stessi parlamentari. Lo faceva un tempo solo il Partito Comunista. Report ha scandagliato i bilanci di tutti i partiti politici e delle maggiori fondazioni legate agli stessi partiti, dove i simboli politici diventano anche terreno di cause in tribunale. Come quella che riguarda l’antica fiamma del Movimento Sociale Italiano, che oggi troviamo dentro il simbolo di Fratelli d’Italia. Chi controlla? La Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. È composta da cinque magistrati e solo quattro funzionari che, tra partiti e fondazioni, controllano ogni anno circa 120 bilanci, le donazioni dei privati e la fedina penale di migliaia di candidati per ogni elezione, e con un budget di solo 60mila euro l’anno. Come si convince un potenziale candidato a entrare in campagna elettorale? Report racconta in esclusiva in che modo la Lega di Salvini corteggerebbe personaggi illustri per potersi giocare al meglio le prossime europee.

  • “C’è (ancora) polvere nel ventilatore”
  • Di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, con la collaborazione Lidia Galeazzo e Alessia Pelagaggi. Report torna a occuparsi dei CPAP, BiPAP e ventilatori distribuiti in tutto il mondo da Philips, che dovevano aiutare i pazienti a respirare meglio. Nel 2021, 15 milioni di dispositivi sono stati dichiarati pericolosi per la salute dei pazienti. Philips ammise che la schiuma usata per insonorizzare il motore rilasciava una polvere potenzialmente cancerogena per gli utilizzatori. In Italia sono 100 mila gli utilizzatori di apparecchi per respirare di Philips non sicuri, il 70% in comodato d’uso attraverso la convenzione con le Asl. L’azienda olandese è chiamata a sostituire tutti i dispositivi ma a distanza di due anni, nel nostro paese ce ne sarebbero ancora circa 15 mila che nessuno sa dove siano finiti e chi li stia utilizzando, anche perché ad oggi non esiste ancora un registro che aiuti la tracciabilità dei respiratori. Documenti interni a Philips proverebbero che i dirigenti della multinazionale olandese erano a conoscenza del grave problema da anni, ma hanno atteso prima di effettuare il più grande richiamo di sicurezza della storia dei dispositivi medici. A Milano i pazienti hanno portato Philips in tribunale promuovendo la prima class action in ambito sanitario del nostro Paese.

    Nona puntata, 3 dicembre 2023

  • “Spy Game 2”
  • Di Lorenzo Vendemiale e Carlo Tecce. Maurizio Gasparri, da vicepresidente del Senato prima e ora da capogruppo di Forza Italia, è stato ed è ancora presidente anche di Cyberealm, una società specializzata nella sicurezza informatica. Ma chi c’è davvero dietro Cyberealm? E qual è il ruolo, mai dichiarato al Parlamento, di Maurizio Gasparri? Dall’inchiesta emerge che l’azienda, in cui operano rappresentanti ufficiali e occulti vicini ad apparati stranieri, ha rapporti diretti e indiretti con le nostre istituzioni.

  • “Il bonus è finito”
  • Di Luca Bertazzoni, in collaborazione con Marzia Amico. Si analizza l’era del Superbonus 110% che finirà il prossimo 31 dicembre e che in questi anni è costato quasi 100 miliardi di euro alle casse dello Stato per 440mila interventi di ristrutturazione. L’inchiesta traccia un bilancio della misura voluta dal Governo Conte II. In primo anche piano la truffa di Mister Miliardo, un imprenditore di San Severo finito sotto indagine per presunta emissione di fatture inesistenti. L’inchiesta si occupa anche dei materiali che sono utilizzati per costruire i cappotti termici in Italia, partendo dall’incendio dello scorso giugno in un palazzo di Colli Aniene a Roma, dove ha perso la vita una persona.

  • “La scossa”
  • Di Giulia Innocenzi, in collaborazione Greta Orsi e Giulia Sabella. Dopo l’inchiesta del 5 novembre, in cui Report aveva mostrato che per contrastare la peste suina erano stati abbattuti in Lombardia oltre 10.000 suini con l’elettrocuzione, e che erano stati commessi diversi maltrattamenti sugli animali, la procura di Pavia ha aperto un fascicolo e il ministro dell’agricoltura Lollobrigida è stato chiamato alla Camera dei deputati a dare spiegazioni.

  • “C’è (ancora) polvere nel ventilatore”
  • Di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, in collaborazione con Lidia Galeazzo e Alessia Pelagaggi. Ci si occupa dei CPap, BiPap e ventilatori distribuiti in tutto il mondo da Philips, che dovevano aiutare i pazienti a respirare meglio. In Italia sono 100 mila gli utilizzatori di apparecchi per respirare di Philips non sicuri, il 70% in comodato d’uso attraverso la convenzione con le Asl. L’azienda olandese è chiamata a sostituire tutti i dispositivi ma a distanza di due anni, nel nostro paese ce ne sarebbero ancora circa 15 mila che nessuno sa dove siano finiti e chi li stia utilizzando, anche perché ad oggi non esiste ancora un registro che aiuti la tracciabilità dei respiratori. A Milano i pazienti hanno portato Philips in tribunale promuovendo la prima class action in ambito sanitario del nostro paese.

  • “Uno, nessuno e centomila Spid”
  • Di Lucina Paternesi in collaborazione con Giulia Sabella. Si parla degli studenti che, tra il 2021 e il 2023, si sono visti azzerare il plafond del Bonus Cultura 18App senza aver fatto accesso alla piattaforma del Ministero della Cultura né aver speso soldi in qualche libreria o acquistando i biglietti per una mostra o un concerto, in alcune città italiane, tra cui Siena, Ancona e altre in Friuli-Venezia Giulia. Mentre il Governo ha deciso di non rifinanziare il bonus, sostituendolo con una Carta del Merito e una Carta cultura giovani in base all’Isee, qualcuno si è approfittato delle falle nel sistema di autenticazione utilizzato per accedere al Bonus 18App, lo Spid.

  • “Water-gate”
  • Di Chiara De Luca. Report torna a vedere come è cambiata la situazione in Valle Stura, dove ogni giorno circa 1000 tir attraversano il centro di alcuni comuni montani -diretti per il 70 per cento allo stabilimento di Acqua Sant’Anna e per il 30 per cento in Francia-. Proprio il management dell’azienda che produce il noto marchio acqua Sant’Anna è protagonista di una vicenda giudiziaria. Tutto ruota intorno a un articolo secondo cui il brand Acqua Eva sarebbe stato di proprietà della Lidl. Una notizia falsa, che però ha allarmato il mondo della grande distribuzione.

    Ottava puntata, 26 novembre 2023

  • “L’uomo del ponte”
  • Di Danilo Procaccianti, con la collaborazione di Andrea Tornago. Si indaga sull’annosa vicenda del Ponte sullo Stretto, di cui si parla da più di 70 anni. Non si è mai costruito nulla, ma è costato già centinaia di milioni di euro. Nel 2013, dopo la liquidazione definitiva della società Stretto di Messina Spa decisa dal Governo Monti, sembrava un capitolo chiuso per il nostro Paese. Ha riaperto i giochi il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che ha rimesso in piedi la società e riavviato tutte le procedure per la costruzione del ponte. Il bando di gara era stato vinto per un appalto da 4 miliardi, oggi nella Legge di bilancio ne sono previsti 11,6, ma non si capisce in base a quale progetto, visto che l’unico progetto definitivo esistente risale al 2012. Dietro l’operazione Ponte sono tornate vecchie conoscenze di berlusconiana memoria.

  • “Toto cambia”
  • Di Claudia Di Pasquale, con la collaborazione di Raffaella Notariale. Totò Cuffaro è tornato e con lui è tornata la Democrazia Cristiana. Tra i nuovi volti della Dc c’è quello di Nuccia Albano, primo medico legale donna della Sicilia e oggi assessora regionale alla Famiglia. Alcune settimane fa “Report” ha scoperto che è anche figlia dello storico boss di Borgetto, Domenico Albano, deceduto negli anni ’60. L’assessora ha dichiarato che non rinnega il padre, ma che il suo stile di vita è distante dalla mafia ed è all’insegna della legalità. Il fratello, Giovanni Albano, è a sua volta il presidente della Fondazione Istituto G. Giglio, che gestisce l’ospedale di Cefalù. Che ruolo ha avuto l’ospedale nella campagna elettorale della sorella? E che ruolo ha oggi la Fondazione Giglio nel contesto della sanità siciliana?

  • “Uno, nessuno e centomila spid”
  • Di Lucina Paternesi, con la collaborazione di Giulia Sabella. Tra il 2021 e il 2023 in alcune città italiane, tra cui Siena, Ancona e altre in Friuli-Venezia Giulia, molti degli studenti che avevano diritto al Bonus Cultura 18App si sono visti azzerare il proprio plafond senza aver fatto accesso alla piattaforma del Ministero della Cultura, né aver speso soldi in qualche libreria o acquistando i biglietti per una mostra o un concerto. Ad oggi i casi sono più di 600 e la truffa si aggira intorno ai 300 mila euro. Chi ha sottratto i soldi che i neo-diciottenni avrebbero potuto spendere in manifestazioni culturali o testi universitari? Mentre il Governo ha deciso di non rifinanziare il bonus, sostituendolo con una Carta del Merito e una Carta cultura giovani in base all’Isee, qualcuno si è approfittato delle falle nel sistema di autenticazione utilizzato per accedere al Bonus 18App, lo Spid. Ma come, se l’identità digitale di ciascuno di noi prevede l’autenticazione del richiedente? Tra finti librai che incassano buoni mai spesi in assenza di controlli e doppioni delle identità digitali, quanto siamo pronti alla sfida del Wallet europeo con cui potremo acquistare un biglietto aereo o autenticarci durante un controllo delle forze dell’ordine?

    Settima puntata, 19 novembre 2023

    • “Scoperta elettrizzante”

    Di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella, con la collaborazione di Eva Georganopoulou e Stefano Lamorgese. Deforestazione, centrali a carbone, interi villaggi sgomberati con la forza, scarti chimici nelle acque, operai bruciati vivi, schiavi bambini, fauna e flora devastate, incidenti mortali. Sono il prezzo nascosto dell’auto elettrica. La rivoluzione verde, infatti, come tutte le rivoluzioni, non è un pranzo di gala. La Commissione Europea ha deciso che dal 2035 si potranno vendere solo veicoli elettrici. Bisogna abbattere a tutti i costi le emissioni di Co2 per combattere l’effetto serra. Ma se la transizione avverrà senza tenere in conto i costi umani e ambientali, rischia di essere solo una tinta di verde che copre ogni sorta di abusi. La parte più importante di un’auto elettrica è la sua batteria: 500 chili di minerali tra cui nichel, litio, manganese, cobalto, che viaggiano fino a 50.000 miglia nautiche prima di raggiungere la fabbrica in cui saranno trasformati in celle. Non proprio a Km zero. E d’altronde i fornitori di materie prime per ogni singola casa automobilistica sono centinaia: è difficile sapere da dove arrivano e dove finiscono i minerali per i veicoli elettrici, nemmeno il congresso americano è riuscito a farli mappare. Report ha deciso di indagare sulla filiera del nichel, un minerale che costituisce il 10% circa del peso delle batterie più performanti, dai 39 ai 43 chili per auto, fino in Indonesia, dove ha potuto documentare quanto poco pulita è la filiera e quanto incide sui diritti umani più basici, a partire dall’accesso all’acqua. Anche nella vicina Germania, la fabbrica di Tesla è al centro di infuocate polemiche per il suo impatto ambientale.

    • “Tiro a segno”

    Di Giulia Presutti. Si torna all’11 dicembre 2022, quando un uomo di nome Claudio Campiti è entrato armato a Fidene nell’assemblea di un consorzio di abitazioni e ha fatto fuoco uccidendo quattro donne. La pistola è risultata di proprietà del Tiro a segno di Roma, il poligono dove Campiti si esercitava regolarmente. Da lì aveva sottratto l’arma circa mezz’ora prima della strage. Ma come? Il regolamento del poligono prevedeva che gli iscritti, anche privi di porto d’armi, noleggiassero la pistola in armeria e percorressero poi in autonomia lo spazio di 247 metri che li separava dalle linee di tiro. L’assenza di controlli sulle armi è finita sotto la lente della Procura di Roma, che ha ottenuto il rinvio a giudizio anche del presidente e dell’armaiolo del Tiro a segno. Ma chi doveva controllare l’operato del personale del poligono? L’Unione Italiana Tiro a Segno è una federazione sportiva affiliata al Coni, ma sottoposta alla vigilanza del Ministero della Difesa. Per la pubblica sicurezza connessa all’uso delle armi è competente, invece, il Ministero dell’Interno. Hanno vigilato?

    • “Il ritorno al mondo dei puff”

    Di Antonella Cignarale. A differenza delle sigarette elettroniche tradizionali, la quasi totalità delle usa e getta in commercio in Italia non è ricaricabile e una volta esauriti i tiri a disposizione la sigaretta monouso va gettata. Dove, però, conferirla correttamente per riciclare i suoi componenti non è neanche chiaro a tutti, né tra chi le usa né tra chi le vende. Il mercato delle sigarette elettroniche usa e getta è esploso in Italia da più di un anno, ad autorizzare il loro commercio sono i ministeri competenti, ma alcune sostanze che si possono inalare con questi dispositivi elettronici non sono state ancora regolamentate. Report a scopo esplorativo ha voluto analizzarle.

    Sesta puntata, 12 novembre 2023

    • “La Russa dinasty 2”

    Di Giorgio Mottola, con la collaborazione di Greta Orsi. Il programma torna ad occuparsi della famiglia del Presidente del Senato con un’intervista inedita a un ex parlamentare e dirigente nazionale dell’Msi che conferma i rapporti della famiglia La Russa con alcuni finanzieri opachi, uno dei quali ha fatto fortuna grazie alle leggi razziali contro gli ebrei, e con il banchiere della mafia e della P2 Michele Sindona. Nel corso della puntata è proposta anche l’intervista esclusiva a uno degli ex militanti neofascisti condannati per l’omicidio del poliziotto Antonio Marino che rivelerà particolari inediti legati agli scontri e ai risarcimenti di quel 12 aprile 1973, noto come il giovedì nero di Milano. Report ricostruisce inoltre la genesi delle relazioni tra il Presidente del Senato e Silvio Berlusconi, attraverso la testimonianza di un ex parlamentare di Alleanza Nazionale e del Popolo della libertà, e l’origine della frattura tra Fini e Berlusconi. Infine, rivela le dinamiche riguardanti il cognato di Ignazio La Russa, Gaetano Raspagliesi, per l’acquisto di un altro call center, questa volta in Lombardia.

    • “Periferie d’autore”

    Di Bernardo Iovene con la collaborazione di Lidia Galeazzo e Greta Orsi. Saranno demolite le ultime vele di Scampia. Anche le stecche del Bronx di San Giovanni a Teduccio e i Bipiani di amianto di Ponticelli saranno abbattuti per costruire nuovi quartieri con i finanziamenti del PNRR. A Roma invece il serpentone di Corviale e l’R5 di Tor Bella Monaca, quartieri simbolo del degrado della periferia romana, saranno ristrutturati. Sono progetti già avviati con i PUI, Piani Urbani Integrati, che rischiano il blocco perché il governo ha proposto lo stralcio alla Commissione Europea, promettendo ai comuni che hanno protestato finanziamenti da altri fondi nazionali con una scadenza più lunga. Complessivamente sono a rischio 13 dei 16 miliardi di euro previsti. Il programma ha girato in ognuno di questi quartieri per documentare le condizioni di vita entrando nel merito dei singoli progetti che, oltre all’intervento edilizio, prevedono programmi di inclusione attraverso la creazione di servizi e spazi per le attività commerciali. Molte le analogie trovate con i progetti di oltre 40 anni fa che da Scampia a Corviale non hanno funzionato. Anche il Comune di Venezia ha più di 2000 case pubbliche sfitte da ristrutturare, ma nel Piano Urbano Integrato ha richiesto 93 milioni di euro dai fondi PNRR per costruire il nuovo Palasport. Dopo la bocciatura della Commissione europea, a sorpresa il nostro governo, con un decreto, il 4 luglio è intervenuto con un finanziamento di 93,5 milioni di euro provenienti da fondi nazionali a favore del nuovo Palasport.

    • “Il mondo dei puff”

    Di Antonella Cignarale. Sindaga sulle sigarette elettroniche usa e getta, colorate come pennarelli, invisibili in un palmo di mano. Ci sono con o senza nicotina, ma nel 2022 in Italia su 30 milioni di pezzi più di 29 milioni contenevano nicotina. Variegate e dall’aspetto accattivante le sigarette elettroniche usa e getta, anche dette “Puff”, si trovano al gusto di tabacco ma anche di frutta, bevande gassate, gelato e anche al gusto di zucchero filato o popcorn. Usate da chi vuole ridurre il danno delle sigarette di tabacco però si trovano anche in mano ai minori. Si mimetizzano tra i loro evidenziatori di scuola, non puzzano di fumo e il più delle volte sono invisibili a genitori e docenti. Ma quanto sappiamo di questo mondo?

    Quinta puntata, 5 novembre 2023

    • “Cosa veneta”

    Di Walter Molino e Andrea Tornago. Dalla Laguna di Venezia alla campagna veronese, dalle tranquille e produttive province di Padova e Treviso al distretto vicentino della chimica, le organizzazioni mafiose si stanno prendendo il Veneto. Le inchieste antimafia degli ultimi anni hanno portato alla luce un territorio in cui si è radicata la criminalità organizzata: nel ricco Nordest Cosa Nostra, ‘Ndrangheta, Casalesi si mescolano, concludono affari, si infiltrano negli appalti, si interessano di voti e di amministrazione pubblica, intrattengono rapporti privilegiati con forze dell’ordine, imprenditoria e massoneria.

    • “I monatti”

    Di Giulia Innocenzi e la collaborazione di Greta Orsi e Giulia Sabella. Le telecamere del programma vanno in Cina e a quasi quattro anni dal Covid-19 tornano a Wuhan ed entrano nei mercati umidi nel sud del paese, dove vengono ancora venduti cani e gatti per essere macellati. E prime in assoluto con Giulia Innocenzi entrano negli allevamenti grattacielo, dove vengono allevati milioni di maiali. Una bomba ecologica, secondo gli esperti, un fortino contro i virus, secondo il governo cinese, che ha puntato su queste strutture dopo che la peste suina ha sterminato centinaia di milioni di maiali. E ora la peste suina è riuscita a entrare negli allevamenti italiani, dove sono stati abbattuti 40mila maiali. Report mostra in esclusiva le immagini di alcuni abbattimenti finanziati dalla Regione Lombardia con diverse irregolarità. Sono stati fatti tutti i controlli necessari?

    Quarta puntata, 29 ottobre 2023

    • “Desideri sauditi”

    Di Daniele Autieri, con la collaborazione di Federico Marconi e Carlo Tecce. Incontri segreti dei parlamentari, mediazioni dei politici italiani sugli affari del calcio, viaggi pagati dal governo, ingerenze politiche sul caso Regeni che arrivano fino alla presidenza del Consiglio di allora, opache operazioni per ottenere l’assegnazione dell’Esposizione Universale del 2030 che si deciderà il prossimo 28 novembre a Parigi. È il piano complesso del Regno Saudita per conquistare una leadership geopolitica tra i paesi arabi e un consenso diffuso tra i paesi del blocco occidentale e che ha come obiettivo anche l’Italia, il primo paese dell’Unione europea che dal 2019 viene scelto per penetrare politicamente il Vecchio Continente. Un piano che Report ha ricostruito con documenti e testimonianze finora inedite. Per la prima volta emergono le attività di pressione e lobbying esercitate negli Stati Uniti, in Europa ma anche su parlamentari italiani, così come gli incontri a porte chiuse organizzati a Roma alla presenza di membri del governo saudita. Sullo sfondo il grande circo del calcio mondiale, nel quale l’Arabia Saudita ha trasformato la più grande e dispendiosa campagna acquisti nella storia in una strategia per la conquista del consenso globale, che ha coinvolto anche la Federcalcio e l’ex Ct della Nazionale azzurra Roberto Mancini. Oggi però il Principe ereditario Mohammad Bin Salman deve fare i conti con le conseguenze degli attentati di Hamas del 7 ottobre, che avevano tra gli obiettivi anche quello di far saltare il dialogo di pace avviato tra l’Arabia Saudita e Israele con gli Accordi di Abramo, e che riaprono il dibattito sul ruolo della monarchia saudita nella regione.

    • “La tragedia del bus”

    Di Giulia Presutti con la collaborazione Lidia Galeazzo e Andrea Tornago. Si torna sull’incidente che lo scorso 3 ottobre, a Mestre, provocò la morte di 21 persone, e il ferimento di altre 15, dopo che un autobus elettrico pieno di turisti era precipitato da un cavalcavia di Mestre. L’inchiesta si apre con l’analisi dei primi rilievi effettuati dopo l’incidente, secondo i quali il bus si è accostato a destra strusciando sul guard rail per quasi cinquanta metri, precipitando poi in corrispondenza di un varco di servizio. Ma perché la continuità della barriera era interrotta da un’apertura che si è rivelata fatale? E perché il bus, guidato da un autista esperto, sembra esser stato negli ultimi istanti privo di controllo? Il tratto di strada dove è avvenuto l’incidente è sottoposto alla gestione del Comune, che stava svolgendo dei lavori per la messa in sicurezza del viadotto, ma non li aveva ancora terminati. Il bus, invece, è di proprietà dell’azienda Martini Bus, controllata da La Linea Spa, e fa parte di una flotta di venti pullman elettrici prodotti dal colosso cinese Yutong che sono l’avanguardia della mobilità a zero emissioni. Per l’incidente, intanto, la procura ha iscritto nel registro degli indagati due tecnici del Comune e l’AD di La Linea.

    • “Falda e faldoni”

    Di Lucian Paternesi, con la collaborazione di Giulia Sabella. Tra i ventiquattro comuni del veronese in cui si coltiva il riso vialone nano, tra i più pregiati e l’unico insignito del marchio IGP in Europa, c’è anche il piccolo comune di Sorgà. Tra un campo di riso e l’altro, però, incombono le ruspe che hanno iniziato gli scavi per realizzare una discarica per rifiuti speciali non pericolosi: il car fluff, un pulviscolo contenente tutto ciò che non si può più riciclare dalle auto che rottamiamo. Come è possibile che la Regione Veneto abbia permesso a un’azienda privata di interrare quei rifiuti a due passi dalle risaie e dalle acque pure che inondano quei terreni? Il terreno su cui sorgerà la discarica è privato, l’azienda l’ha acquistato e ha iniziato a pagarlo prima di ottenere il via libero definitivo dalla Regione, nonostante la contrarietà della comunità locale. Ma non è l’unica stranezza: secondo il progetto che l’azienda ha presentato alla Regione la falda acquifera si troverebbe ben al di sotto di dove si dovrà scavare, ed è toccato alla piccola amministrazione di Sorgà rifare tutti i rilievi sul terreno fino a che il Tar ha sospeso gli scavi e ora si dovrà pronunciare sul futuro della discarica e del piccolo Comune. Ma quanto è costato tutto questo?

    Terza puntata, 22 ottobre 2023

    • “Il testamento”

    Di Luca Bertazzoni, in collaborazione con Marzia Amico. Nel testamento di Silvio Berlusconi non c’è alcun riferimento ai 90 milioni di euro di debito di Forza Italia nei confronti del suo fondatore e il partito ha i conti in rosso. Analizzando i conti di Forza Italia, ci sono due fideiussioni di Silvio e Paolo Berlusconi per un totale di 7 milioni di euro: fideiussioni che sono state fatte anni dopo l’approvazione della norma del tetto di 100mila euro annui al finanziamento ai partiti. L’inchiesta si occupa anche dei lasciti del Cavaliere, in particolare quelli destinati alla compagna Marta Fascina e a Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia condannato in via definitiva a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Infine, il racconto di un altro “presunto” testamento che Silvio Berlusconi avrebbe lasciato a un imprenditore torinese residente in Colombia.

    • “Garda Real Estate”

    Di Rosamaria Aquino in collaborazione con Marzia Amico. Si viaggia a Costermano sul Garda. Un ponte tibetano sospeso da oltre 300 metri, un mega parcheggio, alberghi vista lago, campeggi, aree attrezzate e giochi sull’acqua sorgeranno in una valle considerata sito di interesse comunitario per alcune specie naturali che si trovano solo lì. Tra boschi che diventano edificabili, ville hollywoodiane a pochi metri da un cimitero protetto da due Stati, terreni acquistati dal Comune concedendo in cambio cubature a chi vuole costruire. Quale equilibrio tra interventi urbanistici e tutela del territorio?

    • “L’appuntamento”

    Di Chiara De Luca, in collaborazione con Eva Georganopoulou. Obiettivo dell’inchiesta sono il rilascio dei passaporti. A partire dalla fine del 2022, cessate le restrizioni della pandemia e con l’avvento della Brexit, c’è stato un boom di richieste di passaporti che ha mandato in tilt il sistema di prenotazione; tanto che per avere un appuntamento si arriva fino a 7 o 8 mesi di attesa. E mentre alcune questure italiane hanno messo in campo diverse iniziative come gli open day, i cittadini esasperati si sono rivolti ad alcune agenzie che, sfruttando questa emergenza, si sono inventate un business, quello delle prenotazioni a pagamento.

    • “Il sottosegretario sbadato”

    Di Manuele Bonaccorsi e Federico Marconi. La collezione d’arte della famiglia Agnelli è composta da 636 capolavori dell’arte moderna e contemporanea, come Report ha scoperto pubblicando in esclusiva la lista di opere redatta dopo mesi di ricerche in giro per l’Europa. Di queste, solo quattro sono state notificate al Ministero della Cultura nel corso degli anni: dei gessi di Canova, comprati da Gianni Agnelli negli anni ’90. Tutto il resto è sconosciuto al ministero. Il sottosegretario Vittorio Sgarbi, dopo aver ricevuto da Report la lista, ha scritto a Margherita Agnelli, ai tre fratelli Elkann, e alle Soprintendenze ai Beni Culturali di Torino e Venezia, per venire a conoscenza dell’ubicazione di tre opere, oltre i gessi di Canova: “Salutando” di Giacomo Balla, “Mistero e malinconia di una strada” di Giorgio De Chirico, e “La Chambre” di Balthus. Sgarbi sostiene che sono le uniche di interesse per lo Stato italiano, dimenticandosi centinaia di capolavori del ‘700 e ‘800 e di grandissimi artisti italiani e internazionali.

    Seconda puntata, 15 ottobre 2023

    • “La stiamo perdendo”

    Firmata da Claudia di Pasquale, con la collaborazione di Goffredo De Pascale e Raffaella Notariale. La sanità pubblica è a pezzi, i vecchi ospedali sono fatiscenti, quelli nuovi sono semivuoti, interi reparti vengono chiusi per mancanza di personale, mentre le liste d’attesa sono infinite. Trent’anni di tagli alla sanità hanno lasciato un segno indelebile. Neanche la lezione del Covid sembra essere servita. L’ancora di salvataggio lanciata dal Pnrr potrà salvare il Sistema sanitario nazionale? Basterà potenziare la medicina territoriale con la costruzione di case di comunità per garantire ai cittadini il diritto alla salute sancito dalla nostra Costituzione? Dalla Lombardia alla Liguria Report farà una fotografia di come sta messa oggi la sanità pubblica e di qual è la direzione che ormai ha preso il nostro paese.

    • “Compra l’arte e mettila da parte”

    Di Manuele Bonaccorsi e Federico Marconi. Una lista di oltre 600 capolavori dell’arte moderna e contemporanea, da Monet a Picasso, da Bacon a Balthus, fino a Canova e Balla: è l’immenso patrimonio della collezione di Gianni Agnelli, finita al centro della disputa sull’eredità tra la figlia Margherita e i nipoti John, Lapo e Ginevra Elkann. Attraverso l’incrocio di decine di documenti inediti, raccolti tra l’Italia e la Svizzera, Report è riuscita a compilare per la prima volta l’elenco completo della ricchissima collezione d’arte della famiglia. Cosa ne sapeva il ministero dei Beni Culturali, che avrebbe il compito di sottoporre a tutela le opere d’arte più importanti? Secondo le informazioni raccolte da Report, molto poco. Alcune opere importantissime negli anni sono sparite nel nulla, sotto il naso delle soprintendenze. E potrebbero essere finite all’estero, negli appartamenti svizzeri o americani degli eredi, battute in aste internazionali o nascoste nei porti franchi svizzeri. Sulla loro scomparsa indaga oggi la Procura di Milano.

    • “La crosta”

    Di Luca Bertazzoni con la collaborazione di Marzia Amico. Secondo il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi, negli ultimi anni di vita Silvio Berlusconi avrebbe speso più di 20 milioni di Euro in opere d’arte, molte delle quali acquistate telefonando direttamente ai centralini delle televisioni locali durante alcuni programmi di televendite. Le telecamere di Report sono entrate in uno show room di Arzano, piccolo comune a pochi chilometri da Napoli, dove l’ex Presidente del Consiglio avrebbe comprato circa 5mila quadri. Le 25mila opere d’arte acquistate da Berlusconi sono custodite in un hangar di fronte a Villa San Martino, ad Arcore. Report mostra in esclusiva le immagini della “quadreria del Presidente”.

    Prima puntata, 8 ottobre 2023

    • “Non sono una santa”

    La prima, dal titolo “Non sono una santa”, firmata da Giorgio Mottola, con la collaborazione di Greta Orsi, torna a occuparsi delle società della ministra Daniela Santanchè. A tre mesi dall’intervento al Senato in cui aveva promesso di pagare la liquidazione agli ex dipendenti di Ki Group e di avviare la ristrutturazione di Visibilia, Report è andato a verificare come stanno andando le cose.

    • “All’origine del potere dei La Russa”

    Si allargherà lo sguardo a colui che viene considerato il padrino politico della Santanchè, Ignazio La Russa, con la seconda inchiesta, sempre firmata da Giorgio Mottola, con la collaborazione di Greta Orsi e la consulenza di Marco Bova.

    • “Ultima fermata”

    Viareggio, Pioltello, Bressanone: una lunga sequenza di incidenti sulle linee ferroviarie costata la vita a decine di persone. Le ultime cinque morti sono avvenute a Brandizzo, erano operai al lavoro sui binari senza autorizzazione. C’è chi paventa l’errore umano, ma la Procura di Ivrea sta indagando su una possibile catena di responsabilità. Come viene effettuata la manutenzione e chi controlla che ogni intervento sia a norma? La terza e ultima inchiesta è a cura di Danilo Procaccianti, con la collaborazione di Goffredo De Pascale e Norma Ferrara.

    Rai 3Report