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A Piazzapulita conviene (in)seguire Meloni, a Meloni conviene scappare da Piazzapulita

Piazzapulita, la recensione della prima puntata della 12esima stagione del talk di La7 condotto da Corrado Formigli

9 Settembre 2022 08:38

La prima puntata della 12esima edizione di Piazzapulita – senza pubblico in studio e iniziata con qualche minuto in ritardo per lo sforo di Otto e Mezzo (Lilli Gruber si è scusata) – si può dividere in tre sezioni. Anzi, quattro, considerando il collegamento con Barbara Serra messo in piedi in extremis per commentare la notizia del giorno, la morte della Regina Elisabetta II, a cui Stefano Massini ha dedicato il suo monologo, come sempre di buon impatto televisivo.

La prima è anche la più profonda: il racconto critico della figura politica di Giorgia Meloni, proiettata sempre più verso Palazzo Chigi. Diciamolo chiaramente: questa stagione televisiva rappresenta per Piazzapulita l’occasione per capitalizzare il posizionamento netto e le tensioni degli scorsi mesi/anni con Fratelli d’Italia e la sua leader (il momento più caldo risale all’inchiesta Lobby Nera). Si spiega così l’editoriale che Corrado Formigli ha pronunciato rivolgendosi direttamente a Meloni per chiederle se “lei la pensa come Orban sulla democrazia liberale“. Si spiega così la scelta di (in)seguire in tempo reale la leader romana con telecamera e inviato a Firenze, dove era impegnata in un comizio elettorale. Si spiegano così i ripetuti ed enfatici riferimenti agli inviti rifiutati da parte di Meloni e dei suoi (la conseguenza è che le uniche voci contraddittorie – funzionali per lo storytelling televisivo del nemico – presenti nel dibattito sono state rappresentate da Nunzia De Girolamo e Francesco Borgonovo). La verità è che, molto semplicemente, a Piazzapulita conviene (in)seguire Meloni e che a Meloni conviene scappare da Piazzapulita.

La seconda sezione dell’esordio stagionale di Piazzapulita riguarda le interviste one to one di Formigli, in particolare quelle a Enrico Letta e a Carlo Calenda (mancano due settimane alla fine della campagna e continua a non esserci traccia di veri confronti tv tra leader politici). Un genere particolarmente nelle corde del conduttore che si conferma anche a questo giro l’unico vero erede del giornalismo televisivo di Santoro.

Infine, i reportage: vero punto di forza del talk show del giovedì sera di La7, in verità nel primo appuntamento stagionale hanno avuto un ruolo marginale nonostante la durata-monstre (come al solito!) della puntata.

A trarne vantaggio l'”inchiesta da tavolo” di Linda Giannattasio sulle sanzioni alla Russia (DiMartedì style) e il collegamento live notturno (Retequattro style) dell’inviato Alessio Lasta da Piazza Montecitorio a Roma sui parlamentari assenteisti e fannulloni.

 

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