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Filumena Marturano, una versione ispirata al cinema ma che fa del teatro la migliore tv

Una lettura che guarda alla versione cinematografica di De Filippo (e soprattutto di De Sica), ma non trasfigura Eduardo quella della Filumena Marturano di Amato. Cast magistrale, da Scalera e Gallo a Nunzia Schiano e Marcello Romolo.

14 Dicembre 2022 13:03

Filumena Marturano torna in prima serata su Rai 1 martedì 20 dicembre alle 21.25 come nuovo capitolo della collection del Teatro di Eduardo prodotto da Picomedia per Rai Fiction che ha finora portato nelle case dei telespettatori (il piuttosto riuscito) Natale in Casa Cupiello nel 2020 e il criticatissimo Sabato, Domenica e Lunedì nel 2021, entrambe con Sergio Castellitto protagonista e con Edoardo De Angelis alla regia. Ma questa versione diretta da Francesco Amato con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo riporta in asse l’equilibrio tra cinema, tv e teatro mancata nelle prime due opere (e forse non è un caso che della trasposizione di Non ti pago che avrebbe dovuto chiudere la trilogia di De Angelis/Castellitto nel 2021 si sono perse le tracce).

I precedenti

Questa Filumena Marturano arriva a 12 anni dall’ultima versione televisiva, di e con Massimo Ranieri che ebbe l’ardire di adattare la protagonista a Mariangela Melato. Una versione decisamente filologica nella struttura e nel copione quella di Ranieri, nonché visceralmente teatrale per messa in scena e interpretazione; una lettura nelle corde del protagonista che fece sue le chiavi narrative dello stesso Eduardo, studiandone le sue trasposizioni. Le versioni cine-tv di De Filippo, del resto, restano inevitabilmente il punto di riferimento per chiunque approcci il teatro di Eduardo: la prima fu quella cinematografica del 1951 con protagonista Titina, per la quale fu pensato il ruolo; nel 1962 poi ‘il canone’, ovvero la versione televisiva con Regina Bianchi – e la preziosissima coppia Nina De Padova e Gennarino Palumbo nei ruoli (centrali nel racconto) di Rosalia Solimene e Alfredo Amoroso; quindi si arriva all’interpretazione artistica di Vittorio De Sica con Matrimonio all’italiana del 1964 con Sophia Loren e Marcello Mastroianni che hanno reso due versioni dei protagonisti con una dimensione a sé stante rispetto alla pagina eduardiana.

Vittorio De Sica spirito guida, ma l’anima è teatrale ed è esaltata dalla tv

Ed è alla Filumena Marturano di De Sica che sembra ispirarsi Francesco Amato, che (ahinoi) non perde però il gusto per il tappeto musicale continuo e insistito lungo tutta la messa in scena dell’opera – che sembra ereditato dalla confezione di Sabato e Domenica e Lunedì -, ma recupera la misura nella confezione e nel racconto rispetto ai predecessori e riesce a guidare un parterre di interpreti che spiccano per lucidità, determinazione e straordinaria bravura.

In realtà nella conferenza stampa di presentazione, il regista dichiara di aver guardato soprattutto alla versione cinematografica di De Filippo, nella quale quella carnalità, quella passione e quella dinamica di interdipendenza che gli autori hanno voluto qui esaltare non era potuta emergere, per evidenza, tra i fratelli Eduardo e Titina. In questo senso difficile non guardare, dunque all’energia della Loren e di Mastroianni nella versione De Sica: e non è un caso che parlando delle precedenti interpreti, la Scalera si riferisca soprattutto ai primi piani e all’intensità di Sophia Loren.

Va detto che là dove i precedenti capitoli della Collection Eduardo di Picomedia avevano voluto esaltare soprattutto l’autorialità registica e la personalità del protagonista, qui al centro torna Eduardo, e ancor di più il Teatro. Nonostante Amato dichiari di aver voluto ‘scardinare’ la patina teatrale per dare al pubblico un prodotto più cine-televisivo, in realtà ogni inquadratura, ogni scena, ogni movimento trasuda teatro. Ed è frutto di un lavoro di lunghe prove, minuziose, studiate nel minimo dettaglio, fatto di settimane di lavoro in studio prima e sul set poi, fatto di discussioni sulle intenzioni, sui personaggi, sulle dinamiche. “Siamo arrivati sul set sapendo esattamente come muoverci e abbiamo iniziato a girare dopo una settimana di prove in location con i costumi d’epoca in pieno luglio, esercitandoci così anche fisicamente“, dicono gli interpreti: il lavoro del teatro spiegato bene. E si vede tutto, in ogni inquadratura, in ogni movimento di macchina, in ogni incrocio di sguardi.

Ecco perché quest’opera che parte dal cinema per arrivare in tv ha un’anima profondamente teatrale, ma in una chiave contemporanea, attuale, non stucchevole. Non siamo nella filologia scenica di Ranieri né nell’esotismo autoriale di De Angelis, ma siamo nella dimensione intima e corale di un lavoro di squadra, equilibrato nella combinazione dei linguaggi e capace di esaltare la ‘triade’ Amato-Scalera-Gallo facendo in modo che emerga il collettivo, che si potenzia a vicenda. Cinque anni di lavoro sul set di Imma Tataranni sono sicuramente utili, ma a prescindere c’è una conoscenza dei mezzi espressivi, dei linguaggi, della regia, dell’attorialità e soprattutto un rispetto per l’autore per nulla frequenti.

Come dicevamo, però, De Sica è un tratto costante e una citazione consapevole nella scelta delle location, su tutte quella di Palazzo Pandola che si affaccia su Piazza del Gesù e che già nel 1964 fu casa Soriano; così come si risente l’eco del film nella scena ambientata nel coro/sagrestia della Chiesa poco prima delle nozze tra Filumena e Domenico, con quest’ultimo che cerca di capire chi sia il figlio facendo intonare ai tre ragazzi Munasterio di Santa Chiara. Giusto per citare alcuni degli elementi più evidenti.

De Sica è sì in tanti dettagli, ma in questo lavoro regista e sceneggiatori – Massimo Gaudioso, Filippo Gili e lo stesso Francesco Amato – non hanno esistato a metterci del proprio, sfidando dunque una messa in scena conosciuta e un impianto narrativo che fa parte dell’immaginario collettivo, non solo partenopeo, con i suoi personaggi, le sue scene madri, la complessità del rapporto tra il narciso Don Domenico Soriano e l’irriducibile Filumena Marturano, donna analfabeta ma dalla mente veloce, che ammette il compromesso solo per il bene dei suoi figli, che ama visceralmente e senza leziosità. Scorza dura per difendere un cuore grande, che sebbene minacciato da una vita difficile trascorsa tra prosituzione e ristrettezze non ha mai smesso di essere generoso. Un personaggio complesso, sfaccettato, tra i più belli della scrittura di De Filippo, pensato da Eduardo per Titina – che lo portò al cinema -, che ha alcune delle battute più iconiche del teatro del Dopoguerra e al quale Vanessa Scalera riesce a dare sfumature diverse, per certi versi nuove, ma che non stonano con la tradizione.

Filumena Marturano, Scalera e Gallo regalano sfumature inedite a personaggi familiari

Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo hanno dichiarato in conferenza stampa di essere stati portati per mano dal regista, in ogni singolo passaggio, in ogni virgola, in ogni pausa. Ma sono loro a guidare l’azione, loro a incanalare dinamiche ed energie, sono loro a dominare la messa in scena, raddrizzando anche alcuni inserti creati dagli sceneggiatori, che decidono di dare una storia anche a Diana, la promessa sposa di Domenico Soriano, che mostrano Filumena a casa del figlio idraulico, che rischiano col flashback del monologo della Madonna delle Rose, quella de “I figli so’ figli!” intorno a cui ruota, forte, questa versione tv. Ed è solo la spigolosità e la dolcezza di Vanessa Scalera – con quella sua capacità di modulare sguardo e sorriso, di allargare i suoi occhi assetati di vita e stringerli in fessure seguendo il flusso vorticoso delle emozioni di Filumena, apparentemente sempre nel pieno controllo della situazione, ma internamente attraversata da mille forze contrastanti che emergono in ogni scena, in ogni movimento, in ogni sguardo – a rendere credibile e gestibile una scelta autoriale che avrebbe potuto far molto male.

Speculare alla Filumena della Scalera è il Domenico Soriano di Massimiliano Gallo, spesso spettatore di Filumena, ma mai estraneo alla scena: presente, vivo, reattivo, riempie la scena anche quando domina Filumena, come ad esempio nel monologo ai figli pur essendo relegato in un angolo, quello nel quale ha stretto Filumena per tutta la sua vita. Una tensione continua quella che si dipana tra i due protagonisti, anche nelle scene ‘apocrife’, come quella del terrazzo che con i panni stesi – utili anche a coprire le modernità della Napoli di oggi – che rimanda subito a Una Giornata Particolare e a un’altra Sophia Loren con un altro Marcello Mastroianni. Un gioco di rimandi incrociati che evoca il meglio di un immaginario, di un’epoca, di una scuola cinematografica.

“Non si è ispirata a Titina, né alla Loren, né alla Bianchi o alla Melato. Ha fatto la sua Filumena. Non ce lo siamomai detti, ma rivedendola a film finito, credo l’abbia fatta come l’avrebbe fatta la Magnani”

scrive il regista nelle sue note di regia, a nostro avviso non rendendo un gran servizio alla protagonista. Vanessa Scalera ha fatto propria Filumena Marturano, l’ha fatta rivivere alla sua maniera e non in quella della Magnani, che con molta probabilità non avrebbe avuto quella spigolosa dolcezza che è il tratto caratteristico di questa interpretazione. Altro tempo, altra recitazione, altro mondo: evocare la Magnani vuol dire chiamare in causa una carica interpretativa che procede per accumulo; esattamente l’opposto di quello che fa la Scalera, portando Filumena alla sua essenza, con battute che vengono fuori in un soffio che è felino e rassegnato nello stesso tempo.

Massimiliano Gallo è un Domenico Soriano che matura, che cresce, che si misura con sé stesso più di quanto non faccia il personaggio scritto da Eduardo: la sua presa di consapevolezza è più evidente, più sceneggiata – in quell’ottica da spiegone che in questo caso non guasta, ma approfondisce – e porta a una difficile presa di coscienza di sé, della sua vita, del suo passato e dei suoi veri desideri. Come dicevamo, il suo Domenico Soriano non assiste alla ‘follia’ di Filumena, ma la vive; non la rifiuta, ma ne viene travolto; la combatte e facendolo combatte con se stesso. Due magneti, il cui campo di forza tra attrazione e repulsione qui più forte che in qualsiasi altra trasposizione; merito di una interpretazione, come detto, che non lascia nulla al caso e che non sbava mai. Un gioco di specchi quello tra Domenico e Filumena, evocato anche in diverse scelte registiche che indugiano su riflessi incrociati e sulla compresenza dei protagonisti, che splende anche per virtù dell’altra grande coppia in scena, quella composta da Rosalia Solimene e Alfredo Amoroso qui interpretati da una magnifica Nunzia Schiano e da un altrettanto prezioso Marcello Romolo. Quando si lavora con attori non solo bravi, ma che hanno teatro, recitazione e De Filippo nel proprio DNA la differenza si vede, si sente, si tocca…

Chapeau!

Filumena Marturano 2022, quando va in onda

La versione tv va in onda martedì 20 dicembre 2022 alle 21.25 su Rai 1 e in streaming su RaiPlay.

Filumena Marturano 2022, la produzione

Filumena Marturano 2022 è una produzione Picomedia in collaborazione con Rai Fiction, prodotta da Roberto Sessa.

“La collection De Filippo è un ambizioso progetto di trasposizione filmica dei capolavori teatrali di Eduardo De Filippo, grande protagonista del teatro italiano ed internazionale, che impegna la Rai nel suo ruolo centrale di Servizio Pubblico dedicato a custodire e rinnovare la memoria culturale del nostro Paese. Le commedie di Eduardo fondono in un meccanismo perfetto la comicità con l’inquietudine, il ritmo dell’azione con la riflessione e, sotto un’apparente leggerezza, sono in realtà specchio amaro ed ironico della nostra società”

si legge nel pressbook della trasposizione.

Il cast di Filumena Marturano 2022

Filumena Marturano: Vanessa Scalera
Domenico Soriano: Massimiliano Gallo
Rosalia: Nunzia Schiano
Alfredo Amoroso: Marcello Romolo
Diana: Anna Iodice
Avvocato Bruno Nocella: Vittorio Viviani
Riccardo: Massimiliano Caiazzo
Michele: Francesco Russo
Umberto: Giovanni Scotti
Ciro: Salvatore Misticone
Prete: Gino Nardella
Carmela: Margherita Di Rauso
Lucia: Alessandra Mantice
Concetta: Clara Morlino
Carla: Carolina Rapillo
Bianca: Francesca Somma
Medico: Gigio Morra

Cast Tecnico
Regia: Francesco Amato
Soggetto: Eduardo De Filippo
Sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Filippo Gili, Francesco Amato
Direttore della Fotografia: Gherardo Gossi
Scenografia: Luigi Bisceglia
Costumi: Paola Marchesin
Montaggio: Lorenzo Peluso
Musiche: Paolo Vivaldi
Casting: Stefania Valestro
Aiuto Regia: Andrea Zuliani
Fonico/Suono in Presa Diretta: Guido Spizzico
Montaggio Suono: Alessandra Perpignani
Organizzatrice di Produzione: Paola Vargas
Produttrici Esecutive: Linda Vianello, Chiara Grassi
Produttore Creativo: Francesco Pinto
Produttrice Rai: Marta Aceto

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