La nuova tv
Home Alessandro Cattelan Alessandro Cattelan, la boria di cui non avrebbe bisogno

Alessandro Cattelan, la boria di cui non avrebbe bisogno

Una semplice domanda, dopo Da Grande, sembra essere la nuova dimostrazione della boria di cui si è impossessato Alessandro Cattelan.

28 Marzo 2022 15:49

La battuta, la presa in giro, la citazione ad effetto, l’intervento brillante e la riflessione dal sapore esistenziale-filosofico sono tutte cose che riescono bene ad Alessandro Cattelan e che il conduttore quindi ha utilizzato negli anni per costruire a modo suo una propria cifra espressiva davanti alle telecamere. Tutti questi elementi sono emersi in maniera più o meno vivida nei due progetti in cui ha lavorato fino al momento in  questa stagione, ovvero Da Grande su Rai1 e Una semplice domanda su Netflix.

Peccato però che nel corso di entrambe le produzioni sia emersa con evidenza anche un’altra peculiarità del Cattelan personaggio televisivo, ovvero l’incredibile boria che manifesta non di rado, con effetti e conseguenze che, se osservati con una lente ad ampio spettro, non sembrano forieri di un duraturo successo, stando a una visione che non si limiti esclusivamente al contingente (Cattelan, con Laura Pausini e Mika, condurrà anche le semifinali e la finale dell’Eurovision Song Contest dal 10 al 14 maggio).

La chiusura della seconda e ultima puntata di Da Grande con tanto di birra in mano e irrisione delle critiche ricevute in seguito al debutto su Rai1 rappresenta probabilmente uno dei migliori esempi a riguardo, ma potrebbe essere accompagnato da tante altre dimostrazioni presenti nei sei episodi di Una semplice domanda, dove sicuramente la maggior acerbità si concentra negli incontri faccia a faccia con grandi ospiti e non, come ad esempio quelli con Roberto Baggio e Paolo Sorrentino, ma anche con le quattro persone chiamate a rappresentare quattro diversi culti religiosi.

A fronte di un autentico dialogo e del tentativo di costruire una sincera empatia, in Cattelan sembra sempre prevalere il tono strafottente dietro al quale spesso si ha l’impressione che si celi una costante percezione di superiorità che non abbandona mai il conduttore. Ecco, di tutto questo non ci sarebbe bisogno, dato che le caratteristiche citate in apertura, lungi dall’essere poste a captatio benevolentiae, dovrebbero essere le sole (o quasi) a segnare lo stile di conduzione di Alessandro Cattelan.