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Rai, Gubitosi contro Minzolini: “Hai uno stipendio congelato di 550 mila euro”

Lo scontro tra Gubitosi e Minzolini non si ferma alla prima seduta di Vigilanza Rai.

pubblicato 27 Giugno 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 17:03

Gli stipendi più elevati in Rai, allo stato attuale, sono quelli del sottoscritto, pari a 650mila euro l’anno, quello del mio predecessore alla direzione generale e quello di un collega attualmente in aspettativa e senatore della Repubblica.

A parlare è Luigi Gubitosi, l’altra sera in Vigilanza Rai. Il primo riferimento è a Lorenza Lei, ora a Rai Pubblicità (ex Sipra); il secondo, quello evidentemente più velenoso, è ad Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1, attuale senatore Pdl e membro della Commissione Rai presieduta dal grillino Robero Fico.

Le parole spese dal direttore generale di Viale Mazzini corrispondono ad una dura replica all’interrogazione parlamentare presentata dall’ex cronista de La Stampa incentrata sulle assunzioni di nuovi dirigenti, tutti legati “da amicizia o precedenti rapporti professionali con Gubitosi”: dal direttore delle relazioni esterne (ex Wind), al direttore finanziario (ex Fiat), al vice capo dello staff del dg, ex Wind, e altri (Codacons e Adusbef hanno presentato due esposti alla Corte dei Conti).
Così, Gubitosi, affiancato da Anna Maria Tarantola, nella prima occasione utile (l’audizione di martedì sera a Palazzo San Macuto), ha tentato di zittire il giornalista che in questo momento, essendo parlamentare, è in aspettativa (oltre che in causa con Viale Mazzini) con stipendio congelato di 550mila euro lordi l’anno. Il dg peraltro, come vi abbiamo già raccontato, ha rivendicato la crescita di ascolti e di autorevolezza del Tg1 registrata nella gestione Orfeo, che di fatto segue quella Minzolini (tra le due, c’è stata la breve parentesi di Maccari).

Minzolini non è riuscito a replicare in quella sede a Gubitosi anche perché, per via dell’ordine dei lavori deciso dall’ufficio di presidenza (parola concessa ad uno per gruppo, e per il Pdl aveva già parlato Brunetta, nelle ultime settimane scatenato, prima contro Lucia Annunziata, poi contro Che tempo che fa). Il Giornale riporta le seguenti dichiarazioni:

A Gubitosi avrei chiesto che numeri ha, visto che a me risulta che il mio Tg1 è andato sotto il Tg5 solo 7 volte in due anni, mentre il Tg1 con l’attuale direzione è stato superato già 15 volte in sette mesi.

Sulla questione compenso, Minzolini non nega che il suo sia il terzo contratto più in Rai, ma evidenzia che “i miei predecessori Riotta e Mimun prendevano più di me” visto che “lo stipendio di Riotta era sui 650 mila euro l’anno”:

Quando sono stato assunto la Rai mi disse che dovevo prendere meno e che dovevo anche lasciare tutte le collaborazioni. Il mio contratto Rai poi era già noto. Quanto spende invece la Rai per tutte le assunzioni esterne decise da Gubitosi?

La questione degli stipendi d’oro resta peraltro aperta. Il Pdl ha chiesto, e ottenuto, dalla direzione generale il quadro dei compensi in Rai, per fasce di reddito dei dirigenti. Tuttavia l’elenco completo, nome per nome, di tutte le retribuzioni in Rai di dipendenti e di consulenti non si può avere perché – lo ha spiegato Gubitosi – “l’imposizione solo alla Rai di questo obbligo creerebbe una evidente asimmetria nel mercato tv”. Il dg ha comunque assicurato che la trasparenza resta uno degli obiettivi dei vertici di Viale Mazzini.

Alla fine i dati sono i seguenti: sui 622 dirigenti Rai (compresi i giornalisti) ce ne sono 58 che guadagnano più di 200 mila euro l’anno. La maggioranza degli assunti con qualifica dirigenziale prendono tra i 100 mila e i 200 mila euro (tra cui 273 giornalisti). Sopra il tetto (che è il massimo previsto per il settore pubblico) dei 300 mila euro, oltre a Gubitosi, Minzolini e Lei si trovano 15 dirigenti (dei quali 7 sono giornalisti). Quest’ultimo elenco comprende Giancarlo Leone (direttore di Rai1), Corradino Mineo (ex direttore di Rai News 24 e senatore del Pd – quindi ora in aspettativa) e Antonio Caprarica. Solo in 86 non superano il compenso di 100 mila euro.

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