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Sapiens – Un solo pianeta 2024, puntata 21 dicembre, apocalisse tsunami, conduttore e dove vederlo

Mario Tozzi torna in tv con Sapiens – Un solo pianeta 2024, la settima edizione del programma di divulgazione scientifica dedicato alla difesa dell’ambiente

21 Dicembre 2024 11:03

Sapiens – Un solo pianeta 2024 torna con la settima stagione: nuove puntate, quindi, per il programma di divulgazione scientifica del sabato sera di Raitre condotto da Mario Tozzi, che torna ad affrontare tematiche legate all’ambiente ed alla cura della Terra. Pronti a scoprire le nuove puntate di questa edizione? Proseguite nella lettura!

Sapiens – Un solo pianeta 2024, puntate

21 dicembre

“Apocalisse tsunami”
Venti anni fa lo tsunami in Indonesia, la più grave catastrofe naturale dell’ultimo secolo con 230.000 morti. Può accadere ancora? E da allora si è imparato qualcosa? Perché la maggior parte delle vittime furono fra turisti e abitanti delle coste e non fra le popolazioni aborigene? La tecnologia può aiutare a prevenire gli effetti degli tsunami? E come proteggersi? Sono alcuni degli interrogativi al centro della puntata. È il mattino del 26 dicembre del 2004 quando, alle 7.58, al largo dell’isola di Sumatra, un terremoto di magnitudo 9,3 si scatena causando uno tsunami che sconvolge l’Oceano Indiano. Il bilancio è terribile: circa 230 mila vittime, di cui 40 italiane, migliaia di dispersi, milioni di sfollati, 10 miliardi di dollari di danni. L’evento naturale che ha fatto il maggior numero di morti nell’ultimo secolo della storia dell’umanità. A vent’anni di distanza Sapiens torna nei luoghi del disastro, partendo dalle Isole Surin, Parco Nazionale marino al largo delle coste occidentali della Thailandia, dove si sono temporaneamente insediati gli “zingari di mare”. È una popolazione nomade oceanica che tramanda oralmente la leggenda del “Granchio gigante” che, generazione dopo generazione, tiene viva la memoria di un evento catastrofico già verificatosi tre volte negli ultimi 200 anni. Per questo, quando un’insolita bassa marea mette in allarme la comunità, questa, allertata dal capovillaggio si ritira nelle zone interne mettendosi in salvo. Le spiagge dell’isola di Phuket, oggi come allora, sono affollate di villeggianti e di residenti che qui si sono trasferiti in massa per lavorare nel turismo e nella pesca, violando una regola aurea del passato che li avrebbe dovuti tenere a una distanza di sicurezza dal mare. Sulla spiaggia di Nang Thong, nei pressi di Khao Lak, non lontano da Phuket, quella mattina di Santo Stefano, alle 8,20, il mare si ritira e alle 9.30 onde alte 10 metri si abbattono sull’arenile e sulle zone interne travolgendo barche, automobili, case. Interi quartieri vengono spazzati via. Poi lo tsunami prosegue la sua corsa verso l’India, lo Sri Lanka, le Maldive, il Corno d’Africa, mantenendo la sua energia distruttiva per 6000 chilometri. A vent’anni di distanza sono ancora impresse nella memoria le immagini della fuga concitata dall’onda catastrofica che travolge tutto e a ricordarci quei momenti sono le testimonianze drammatiche dei sopravvissuti. I passi da compiere perché un tale evento non abbia nuovamente effetti così catastrofici sono pochi e relativamente semplici. Occorre innanzitutto ripristinare la memoria del passato, come accaduto agli zingari di mare, per essere consapevoli che uno tsunami prima o poi ci sarà nuovamente. Ma non basta questo per proteggersi. Bisogna smetterla di costruire vicino al mare ed è fondamentale dotarsi di sistemi di allerta nei mari a rischio. Perché se è vero che non sempre un maremoto si trasforma in uno tsunami, un falso allarme è sempre meglio che lasciare turisti e residenti ignari del pericolo, anche a costo di “disturbare” la quiete di tutti. Proprio come è accaduto venti anni fa quando le autorità decisero di non lanciare l’allerta tsunami. Occorre inoltre fare prevenzione proteggendo gli argini naturali come le foreste costiere, le dune e le barriere coralline, minacciate dal riscaldamento climatico. Nelle Maldive, che hanno protetto le loro, i danni sono stati molto inferiori che in Thailandia o in Indonesia. In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens” Mario Tozzi converserà con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

14 dicembre

Centro e limite dell’Europa, confine Sud-Orientale del Vecchio Continente, sull’isola di Creta, situata dove la placca crostale europea si scontra con quella africana, i progenitori dell’uomo hanno lasciato le impronte più antiche. Parte da qui il viaggio alla scoperta delle radici dell’Occidente del programma. A Creta comincia e finisce l’Europa, un continente che nasce da un mito, quello del rapimento di Europa da parte di Zeus. Il percorso comincia dalla spiaggia di Preveli e prosegue fino al massiccio dello Psiloritis dove il Monte Ida ospita la grotta del santuario di Zeus, uno dei siti più sacri di tutto il mondo occidentale, sede di antichi riti di iniziazione e luogo in cui è stato allevato il padre di tutti gli dèi. Si conclude con i resti della città di Festo dove all’inizio del Novecento archeologi italiani hanno rinvenuto un disco d’argilla, testimonianza di una delle forme di scrittura più antiche e mai decifrato, impresso tramite elementi meccanici e quindi frutto di uno sforzo tecnologico che non si è più ripetuto. E infine, nel margine Nord-Occidentale dell’isola, le impronte lasciate dai progenitori dell’uomo, sei milioni di anni fa, probabilmente le più antiche mai trovate sulla Terra. La geologia e la geografia dell’Europa, così diverse da quelle degli altri continenti, ne hanno profondamente influenzato la storia: le foreste del Carbonifero sono diventate il carbone della Rivoluzione industriale, l’assenza di metalli pregiati ha portato ai viaggi transoceanici, il clima generoso ha permesso lo sviluppo dell’agricoltura, le lunghissime coste frastagliate hanno facilitato l’accesso al mare e i numerosi arcipelaghi e fiumi hanno favorito i commerci. Qui sono nati i Neanderthal e si sono forgiati i Sapiens. La storia del Vecchio Continente, culla delle antiche civiltà, dei miti ancestrali, delle rivoluzioni, delle filosofie e delle religioni, delle ideologie e della politica è il risultato della sua conformazione geologica, di antichissimi scontri continentali, di antiche catene montuose spianate dall’erosione, di giovani montagne ancora alte, con i loro terremoti e le loro eruzioni vulcaniche. Una struttura geologica alla quale corrisponde un assetto superficiale geografico molto caratteristico: il mare che la circonda, 40 mila chilometri di coste da cui sono partiti commerci e scambi di idee e da cui gli Europei, complici i venti alisei che spirano dall’Europa al continente americano, si sono lanciati verso terre sconosciute. Dall’Europa sono partite le esplorazioni e la colonizzazione di nuovi mondi con conseguenze che si fanno sentire ancora oggi. Una storia di successo per gli Europei, predatori voraci ma depositari di un’assoluta superiorità tecnologica, una catastrofe per le popolazioni indigene, vittime di un vero e proprio genocidio, perpetrato spesso con l’alibi della religione. Senza contare l’impatto ambientale causato dall’utilizzo massiccio delle energie fossili a partire dalla Rivoluzione industriale. Soprattutto in Europa che questo sviluppo ha inaugurato ormai diversi secoli fa, ben prima che arrivassero i nuovi grandi inquinatori come la Cina e l’India. In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

7 dicembre

“Intelligenza naturale, oltre le barriere di specie”
I Sapiens sono il fine ultimo dell’evoluzione della vita, i migliori e più perfetti di tutti gli organismi? Le emozioni sono un loro esclusivo privilegio e prima di loro c’era il deserto emotivo? Solo i Sapiens sentono rabbia, paura, gelosia, invidia o provano amore? Gli altri viventi sono in grado di generare e trasmettere cultura come fanno loro? Sono solo alcuni degli interrogativi sui quali si concentra la quarta puntata. Quando sono massacrati gli elefanti o sterminati i cetacei, non si impoverisce soltanto la biologia, ma anche la cultura del mondo: i viventi non umani generano e trasmettono cultura e i Sapiens la stanno sopprimendo senza nemmeno averla conosciuta. Attraverso il falso mito della superiorità sugli animali l’uomo ha occupato e sfruttato le altre specie viventi e il loro ambiente. Ma non c’è alcuna separazione tra gli uomini e gli individui non umani perché l’uomo non è in cima a nessuna piramide evolutiva. È per questo motivo che Sapiens va alla scoperta di un mondo di viventi molto simili a all’uomo, superando una visione antropocentrica dei Sapiens che ha resistito troppo a lungo. Ci si addentra nella foresta pluviale del sud della Thailandia, ci si immerge alla scoperta dei coralli della barriera delle Isole Surin, si visita a Phuket un centro di recupero per elefanti, una specie che, come i Sapiens, vive i sentimenti in modo empatico: ci sono prove sperimentali che hanno dimostrato come riescano perfino a provare dolore in seguito a un lutto. E poi si va a vedere da vicino i macachi che vivono nei pressi di un tempio buddista, capaci di una comunicazione complessa e così intelligenti da rubare oggetti ai turisti per ottenere cibo in cambio. E poi in alto, tra gli alberi della foresta, coppie di gibboni che hanno nel canto il principale sistema di comunicazione. Poi si va in Sudafrica per osservare le giraffe e gli ippopotami nel loro ambiente nel Kruger National Park. Gioia, dolore, paura, rabbia, amore, empatia, gratitudine e vendetta non sono prerogative dei Sapiens. Perché la natura è piena di animali che comunicano in modo sofisticato, dalle società complesse delle formiche a quelle degli uccelli, delle scimmie e dei mammiferi marini. Con gli scimpanzé, maestri del linguaggio del corpo, l’uomo condivide gran parte del Dna e il 90% delle espressioni facciali dei bambini. Anche i delfini, come l’uomo, usano una vasta gamma di suoni per comunicare con i loro simili e arrivano a usarne di esclusivi per identificarsi. Perfino le api, capaci di grande intelligenza sociale, sono in grado di contare, e le formiche mettono a repentaglio la loro vita per il bene delle loro colonie. Come i Sapiens, poi, anche gli animali sono depositari di cultura: oltre a percepire sé stessi e gli altri, apprendono e trasmettono conoscenze. E, come i Sapiens, apprezzano la Bellezza, ingrediente della vita che rende capaci di amare. In apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, lo scienziato Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

30 novembre

“Il viaggio della scimmia armata”
Gli uomini sono i soli animali a darsi battaglia e gli unici ad avere inventato le armi? La guerra può essere un motore di evoluzione o lascia sul campo solo morte e distruzione? In apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata. Un viaggio nell’animo umano per capire se vi sia una origine evolutiva alla violenza che gli uomini hanno da sempre dispiegato gli uni contro gli altri. Come è accaduto poco più di un secolo fa in uno dei luoghi più visitati dal turismo internazionale: le Dolomiti. Qui austriaci e italiani si sono fronteggiati in uno dei più difficili teatri della Grande Guerra. Mario Tozzi sale sulle vette del Lagazuoi e delle Cinque Torri per raccontare la vita dei soldati che combattevano su fronti avversi a 2700 metri di quota visitando le trincee e i percorsi che hanno abbracciato le montagne fino a modificarne permanentemente il profilo. La puntata ripercorre le fasi salienti dell’evoluzione della guerra che è intrinsecamente connessa a quella delle armi. Evoluzione tecnologica e strategie hanno trasformato nei secoli i rapporti di forza sul Pianeta. Come è accaduto ad Aquileia, città ricca e potente della Roma imperiale, invasa e saccheggiata nel 452 d.C. dagli Unni, guerrieri nomadi provenienti dalle steppe asiatiche.

23 novembre

“L’impatto Sapiens”
Le risorse del pianeta sono al limite e i Sapiens sono gli unici esseri viventi a intaccare perfino la crosta terrestre: saranno in grado di rimediare ai danni inflitti nei secoli? Il programma analizza l’impatto dell’uomo sulla terra. A partire da Taranto: il simbolo della città è Taras, il figlio di Poseidone in groppa a un delfino. Ma la città dei mammiferi marini e degli dèi è diventata la cittadella dell’acciaio e dell’inquinamento, da antico simbolo di progresso culturale e sociale si è trasformata in vittima dell’impatto ambientale dell’industria siderurgica. Il viaggio di Mario Tozzi ha lo scopo di comprendere quali siano gli effetti delle scelte umane nella rincorsa a uno sviluppo insostenibile e cosa si possa ancora fare per invertire la rotta sui loro devastanti effetti. Dalla natura incontaminata delle Isole Cheradi, alle viscere della città in cui i colonizzatori greci hanno lasciato segni indelebili di un’antica civiltà, Taranto aiuta a capire come lo sfruttamento del suolo e del sottosuolo siano la chiave per comprendere tutta l’evoluzione della storia dei Sapiens. A tappe forzate, partendo da una prima fase di solo adattamento all’ambiente, abbiamo scoperto l’agricoltura, fondato insediamenti abitativi, esplorato il Pianeta e imparato a sfruttare le risorse minerarie e le fonti energetiche. Con conseguenze spesso insostenibili per l’ambiente e a volte anche per noi stessi. Come è accaduto in Amazzonia, polmone verde che fino a tempi recenti è stata in grado di assorbire il 17% della CO2 in eccesso ma che, sottoposta a pesante disboscamento, ne assorbe oggi solo poco più di un terzo. O ancora, sempre in Sudamerica, con gli effetti della caccia all’oro e all’argento degli Europei nel XIX secolo che ha portato allo sfruttamento disumano della manodopera locale, alla distruzione dei pascoli e alla deviazione dei corsi d’acqua rendendo impossibile l’agricoltura. Per terminare con i flussi migratori alimentati dai cambiamenti climatici: 250 milioni di profughi del clima previsti nel prossimo futuro. Per sperare in un futuro migliore si deve diminuire l’impronta ecologica sul Pianeta e in questa impresa nessuna specie può farcela da sola, nemmeno la più prepotente, come i Sapiens, nemmeno con l’aiuto della tecnologia. In un mondo in cui si affacciano nuovi player economici come la Cina, l’India e il Sud-Est asiatico, il fabbisogno energetico è esploso facendo aumentare di una tonnellata per abitante la quantità di anidride carbonica emessa. Secondo gli specialisti del clima, se si vuole limitare l’incremento delle temperature atmosferiche generate dall’impatto delle attività umane, si dovrebbero lasciare sottoterra più del 90% delle riserve di carbone e oltre il 70% di gas e petrolio. Riciclare, innovare le forme di produzione, rigenerare i contesti naturali, arrestare l’occupazione di suolo non sono più, a questo punto della storia dei Sapiens, obiettivi rimandabili. In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

16 novembre

“Lo scrigno della Terra”
La prima puntata si apre con una domanda: che c’entrano i diamanti e l’oro con l’apartheid? E poi, fino a che punto la geologia ha influenzato la storia dei Sapiens? Perché la corsa alle risorse minerarie ha generato in alcuni Paesi disuguaglianze sociali ed economiche così vistose? E che cosa c’è dentro un diamante? Se un diamante è per sempre, quali effetti negativi ha avuto oggi la corsa a questo minerale su un Paese che ne è ricchissimo come il Sudafrica?
La puntata è ambientata in Sudafrica, la terra più antica del mondo, insieme all’Australia, e per questo ricchissima di risorse minerarie, ma anche luogo di grandi disuguaglianze sociali. Come è accaduto in molte altre parti del Pianeta, infatti, anche in Sudafrica la geologia ha indirizzato la brama di conquista dei Sapiens. Dalla seconda metà del XIX secolo, con il ritrovamento delle prime miniere di oro e diamanti, il Paese è stato oggetto di una lunga dominazione europea e di sfruttamento delle risorse da parte delle grandi aziende transnazionali. E gli effetti si fanno sentire ancora oggi. Sono trascorsi trent’anni dalla fine dell’apartheid, ma le sue conseguenze sono ancora tangibili nella società sudafricana dove la popolazione bianca, una minoranza, possiede l’80% delle ricchezze e un sudafricano su tre vive in condizioni di povertà estrema. Oggi il Sudafrica è uno dei Paesi più ricchi dell’Africa in termini di Pil e un quarto della sua economia è fatto di esportazioni di risorse minerarie. È il quinto produttore di diamanti al mondo, l’85% del platino del pianeta è estratto in Sudafrica eppure la ricchezza del Paese non è distribuita in modo omogeneo. L’abbondanza di metalli preziosi in Sudafrica è legata all’arcaicità del suo territorio, al fatto che questo è stato preservato dall’erosione e all’impatto di agenti extraterrestri. Di questa terra antichissima i diamanti sono messaggeri, oltreché risorsa. Per comprendere i segreti di questo territorio, il viaggio di Sapiens si dipana proprio tra alcuni dei luoghi che offrono le testimonianze più eccezionali della sua arcaicità. Nel corso della puntata, Mario Tozzi scende a 2000 metri nelle profondità della Terra per esplorare una miniera d’oro nella più grande zona aurifera del mondo, ed entra in uno dei rari camini diamantiferi, per scoprire la bellezza di un cratere meteoritico, sulle montagne più antiche del pianeta e sulle colline dorate di Johannesburg, immensa discarica di materiali scartati durante la corsa all’oro. Va poi a Soweto, simbolo di un passato di apartheid che ha lasciato segni ancora ben visibili nel Paese. Ma prima, in apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Sapiens- Un solo pianeta 2024, quando va in onda?

La nuova edizione del programma va in onda a partire da sabato 16 novembre 2024, alle 21:05, su Raitre. Torna così ad occupare la serata del sabato, che le era già stata assegnata nelle edizioni scorse.

Sapiens – Un solo pianeta, il programma

Nato nel 2019, il programma punta a sensibilizzare il pubblico sui temi d’attualità legati alla cura ed al rispetto del nostro pianeta, con interviste e reportage che raccontano ed illustrano alcuni argomenti legati al rapporto tra l’uomo e la natura. Il titolo stesso del programma ricorda la connessione tra le specie umana (con riferimento all’Homo Sapiens) ed il pianeta Terra, l’unico a nostra disposizione e di cui, quindi, dovremmo avere più cura e rispetto.

Sapiens – un solo pianeta, prodotto da Rai Cultura, è un programma di Mario Tozzi, Diego Garbati, Chiara Cetorelli, Giovanna Ciorciolini, Fosco D’Amelio, Giuseppe Giunta, Marta La Licata, Elisabetta Marino, Riccardo Mazzon e Stefano Varanelli. Produttore esecutivo Valentina Valore. Capo progetto Diego Garbati. La regia è di Luca Lepone.

Sapiens – Un solo pianeta 2024, conduttore

Il programma è ideato e condotto anche in questa edizione da Mario Tozzi, geologo e divulgatore scientifico, al lavoro per il Consiglio Nazionale delle Ricerche. La sua carriera in televisione è principalmente legata alla Rai, anche se nel 2009 ha partecipato a La Gaia Scienza, su La 7.

In particolare, è noto al pubblico di Raitre per aver collaborato a numerose trasmissioni del canale, come Geo, e per aver condotto Gaia-Il pianeta che vive e Terzo pianeta. Attualmente, fa anche parte del cast di Kilimangiaro.

Sapiens – Un solo pianeta 2024 su RaiPlay

Oltre che durante la messa in onda del programma su Raitre, è possibile vedere Sapiens in streaming su RaiPlay, e sull’app per smart tv, tablet e smartphone. A questo link la pagina ufficiale della trasmissione, su cui è possibile rivedere le edizioni precedenti.

Sapiens- Un solo pianeta 2024, puntate inverno-primavera

Settima puntata, 22 giugno 2024

“L’ultima città”
Il programma si chiede quali siano le ragioni che oggi ci tengono assiepati in pochi chilometri quadrati, se le comunità cittadine siano cosmopolite per definizione, se il campanilismo sia spirito della città e se ci sia ancora un fascino della città. Oltre la metà dei sapiens vive in aree urbane e metropolitane, ma non tutti sanno cosa veramente sia, debba o possa essere una città. I nostri antenati hanno avuto diverse ragioni per vivere gli uni accanto agli altri: maggiore sicurezza e conforto, condivisione di strumenti e tradizioni, difesa, immagazzinamento, controllo del nucleo famigliare. Parigi contiene una risposta per ciascuna di quelle domande ed è proprio la capitale francese al centro della puntata. Per secoli Parigi è stata modello di riferimento per le città di tutto il mondo. Sebbene non siano conservati resti o monumenti particolarmente antichi, come ad esempio è accaduto a Roma, la capitale francese resta la città di maggior fascino del pianeta, simbolo della cultura, delle arti moderne, della scienza, dell’accoglienza, della mescolanza e della ragione. Le banlieue e i flussi migratori l’hanno modificata, il traffico di oggi ha sconvolto la proverbiale efficienza della rete metropolitana, gli scompensi sociali l’hanno colpita, ma se esiste un luogo dove chiunque possa comprendere il significato della parola “città” declinato in chiave moderna, questo è senza dubbi Parigi. “Parigi è tutto, Parigi è il mondo”, diceva Jean Gabin in un vecchio film in bianco e nero, ed è ancora oggi così: una città unica in cui convivono due anime, da una parte la città storica, quella della restaurazione e della pietra, e dall’altra quella della creatività, della trasgressione e del futuro. Un contrasto che si è evidenziato per la prima volta in occasione della grande Expo del 1889, a 100 anni dalla Rivoluzione francese, quando Parigi sceglie come simbolo il metallo della Tour Eiffel, tutt’oggi icona dell’intera Francia. In apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Sesta puntata, 15 giugno 2024

“Il motore Terra”
In questa puntata ci si chiede se la Terra possa essere considerata una macchina e, se sì, come ne sia fatto il motore. In un momento storico nel quale la ricerca di fonti energetiche green è una priorità al livello mondiale, Sapiens racconta quanto e come il pianeta Terra sia una macchina capace di produrre energia che si manifesta in superficie con fenomeni talvolta spettacolari, spesso spaventosi a volte catastrofici. Ma sono fenomeni che i sapiens, sebbene nel corso dei secoli abbiano imparato a sfruttarli in modo sempre più ingegnoso, devono riconsiderare nell’ottica di un nuovo approccio all’approvvigionamento e al consumo energetico.La complessa macchina che si muove sotto i nostri piedi ha una storia lunga miliardi di anni che trova le sue origini dal momento in cui all’interno del sistema solare si è formato un nuovo pianeta, la Terra. Il nostro pianeta assomiglia a una cipolla, è fatta, cioè, da enormi gusci concentrici di cui, però, sappiamo molto poco: il centro della Terra ha incuriosito non solo gli scienziati, ma anche artisti e letterari che vi hanno immaginato ogni tipo di ambiente. Ma nessuno può conoscere direttamente il centro della Terra, mentre, dalla superficie, possiamo fare diverse ipotesi. I fenomeni geotermici che Mario Tozzi mostrerà direttamente dalla Toscana, raccontano dell’incontro tra la Terra e i sapiens: le fumarole e gli spettacolari soffioni boraciferi mostrano la quantità di energia che il nostro pianeta è in grado di sprigionare. Il nostro paese è stato il primo a sfruttare l’energia geotermica, un esempio che potrebbe rappresentare un’alternativa pulita ed efficiente ai combustibili fossili, in Italia e nel Mondo. Nel corso della puntata, attraverso immagini mozzafiato, si esce dai confini nazionali per visitare l’Australia e l’Islanda, accompagnati da esperti che raccontano la storia della Terra. Una storia che dalla comparsa dell’uomo, si è intrecciata con la nostra senza soluzione di continuità. Questi sono solo alcuni degli interrogativi attraverso i quali Sapiens prova a fare il punto sulle nostre idee sulla natura e sulle capacità degli animali che negli ultimi decenni, grazie a studi etologici, stanno subendo una trasformazione. La biodiversità animale è un patrimonio che noi sapiens stiamo velocemente dilapidando, senza nemmeno conoscerlo abbastanza.

Quinta puntata, 8 giugno 2024

“Il pensiero animale”
Le emozioni degli animali non umani sono come quelle umane? Rabbia, invidia, paura, gelosia si sono evolute, come tutti gli altri organi, nell’intero regno animale? L’uomo è così intelligente da comprendere l’intelligenza degli altri viventi e perché continua a sentirsi superiore? Si può porre rimedio al gigantesco massacro dei grandi mammiferi africani? Sono solo alcuni degli interrogativi attraverso i quali il programma prova a fare il punto sulle idee sulla natura e sulle capacità degli animali che negli ultimi decenni, grazie a studi etologici, stanno subendo una trasformazione. La biodiversità animale è un patrimonio che i sapiens stiamo velocemente dilapidando, senza nemmeno conoscerlo abbastanza e – in apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata. Si viaggia, poi, in uno dei cinque parchi naturali più importanti del mondo: il Kruger National Park del Sudafrica, il parco che ospita i famosi “big five”, cinque specie animali di grandissimo valore ecologico: il leone, il leopardo, l’elefante africano, il rinoceronte nero, il bufalo africano. Attraverso straordinarie immagini originali gli spettatori potranno vivere incontri ravvicinatissimi con i grandi animali scampati al pericolo di estinzione causata dalla riduzione dei loro habitat naturali e dalla caccia intensiva: un leone maschio durante il pasto, un branco di bufali e uno di elefanti fino ad un e un rinoceronte con il suo cucciolone, dapprima intimidito e poi incuriosito dalla strana presenza di una troupe tv.
Mario Tozzi mostra come alcune delle idee sulla natura e sulle capacità degli animali siano ormai superate e da rivedere. Benché i “big five” siano specie animali che umani a piedi e disarmati non possono né fermare né minacciare, gli uomini si ritengono in ogni caso superiori perché dotati di intelligenza, memoria e abilità nel predire il futuro più elevate. Molti esperimenti hanno invece dimostrato che anche animali insospettabili possono dimostrare di avere competenze e acutezze mentali sorprendenti, rivelando sensibilità a volte superiori alle nostre, soprattutto, al contrario dei sapiens, nei confronti dell’ambiente in cui vivono. Nella savana del Kruger National Park si ha la dimostrazione che un ambiente ricco di animali si autoregola in un perfetto e naturale equilibrio tra mondo vegetale e mondo animale, tra specie erbivore e carnivore, un equilibrio nel quale la popolazione di ogni categoria dipende dagli altri. All’interno dei singoli gruppi poi, sono messi in atto comportamenti di comunità davvero inattesi. Avvicinandosi ad un raggruppamento di elefanti, ad esempio, se ne ha subito la certezza: i piccoli sono sempre nascosti dietro gli adulti, i maschi possenti e forti precedono il gruppo e controllano il territorio. Anche le informazioni tra animali si trasmettono, come quelle dei sapiens grazie a suoni molto specifici, e sempre diversi, a dimostrazione di un ricco “vocabolario” comunicativo che trasporta significati complessi. Sapiens mette in luce anche il fenomeno del bracconaggio e della caccia indiscriminata, attività illegali che hanno portato negli anni al rischio di estinzione animali importantissimi come il rinoceronte, il coccodrillo, il leone, solo per citarne alcuni.
I sapiens hanno il dovere di fare i conti con tutto questo, perché non sono i soli abitanti del pianeta: senza i “compagni di viaggio” è la stessa esistenza umana ad essere davvero a grande rischio. Un enorme patrimonio di biodiversità, fatto di milioni di specie tra animali e vegetali che contribuiscono alla vita e al futuro del pianeta.

Quarta puntata, 1° giugno 2024

“Le anime del deserto”
La puntata si occupa dei deserti: abbiamo ancora bisogno di loro? Continueranno ad avanzare e diventeranno sempre più caldi? Noi sapiens concepiamo i deserti in una maniera piuttosto bizzarra: se da un lato ne siamo intimoriti perché li consideriamo un luogo totalmente inospitale e privo di vita, dall’altro ne siamo affascinati e incuriositi. Temiamo il silenzio assoluto, le temperature estreme, l’assenza di acqua, l’impossibilità di orientarci e la difficoltà nel muoverci, ma siamo fatalmente attratti dalle storie dei nomadi che li attraversano, dai tesori e dalle risorse che nascondono, dalle civiltà ataviche sepolte sotto la sabbia, dalla possibilità di trascorrere la notte fra le dune sotto le stelle in compagnia del silenzio e di sé stessi. La verità è che non li conosciamo a fondo, non ci rendiamo conto che la desertizzazione avanza in tutto il mondo e che aumentano anche le terre improduttive per quel fenomeno noto come desertificazione: fenomeni che stanno causando grandi sconvolgimenti agli equilibri del Pianeta. Nel corso della puntata viene mostrato una documentazione filmata della vita nelle regioni estreme del Sahara libico, il Fezzan, luogo nel quale i sapiens hanno provato a vivere fin dalla notte dei tempi, rifugiandosi in case di fango sapientemente strutturate; qui la popolazione dei Dauada abita gli ultimi laghi residui in mezzo al deserto, testimonianza delle antiche foreste del Sahara. Oggi quella regione non è più visitabile a causa della situazione politica in Libia. Attraverso un nuovo viaggio, Mario Tozzi va oltre il grande valore paesaggistico ed emotivo che ogni deserto è capace di suscitare, raccontando quanto i Sapiens li sfruttino in maniera devastante estraendo idrocarburi, succhiando l’acqua fossile delle falde millenarie, spianando le dune per far posto al turismo di massa o a distese di pannelli solari. Nel corso della puntata il deserto, con la sua magia, è l’ambientazione per riflettere sul ruolo di noi sapiens in questo mondo, sulla nostra capacità di resistere in ambienti estremi e su quanto queste distese apparentemente prive di vita ci rimettano in contatto con la vita stessa e con gli altri esseri viventi, dagli insetti che sfruttano la sabbia come isolante dal caldo torrido, ai grandi felini che abitano le aride terre della Namibia. In apertura di puntata, nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Terza puntata, 25 maggio 2024

“La terra trema”
Il programma si domanda cosa accadrebbe se oggi il più pericoloso vulcano d’Italia entrasse in eruzione, e quante persone sarebbero a rischio. Entro il 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà in città, alcune delle quali come Pozzuoli sono a forte rischio sismico e vulcanico. I terremoti che si susseguono nei Campi Flegrei sono il segnale di un’eruzione imminente? Ci sono aree del mondo come il Giappone che hanno imparato a costruire edifici adottando contromisure molto efficaci e scientificamente fondate in previsione di scosse violente. Ma ci sono altre zone spesso più povere come l’Iran o Haiti, in cui questo non avviene. L’Italia appartiene a questa seconda categoria; sebbene tecnologia e conoscenza scientifica non manchino, la pianificazione territoriale non è sufficiente a prevenire conseguenze catastrofiche come testimoniato in occasione dei terremoti de L’Aquila e di Amatrice. Ma la nostra penisola deve affrontare anche da un altro rischio geologico: il rischio vulcanico. Ci sono terremoti, infatti, che non sono prodotti dallo spostamento delle placche, ma da eruzioni vulcaniche: un esempio molto noto è quel terremoto che avvenne a Pompei nel 79 d.C., in prossimità dell’eruzione. Nel corso della puntata Mario Tozzi fa un racconto in parallelo tra eventi vulcanici ed eventi sismici da un luogo particolarmente importante per la geologia del nostro Paese: i Campi Flegrei, in provincia di Napoli. L’etimologia del nome “Flegrei”, in greco “campi ardenti”, indica la natura di questo territorio. In questa area si trova un super vulcano, molto diverso dal pur vicinissimo Vesuvio, dalle potenzialità distruttive enormi, la cui esplosione renderebbe inabitabile una larga fetta del territorio Campano. Ma al momento il fenomeno più visibile e preoccupante è il bradisismo, il “sisma lento”, che ha la sua massima espressione attuale nel comune di Pozzuoli, dove si assiste ad un fenomeno davvero singolare: una parte della città si è sollevata, nel corso dei secoli, di diversi metri, costringendo ad abbandonare interi quartieri, come quello del Rione Terra. Il fenomeno, dovuto all’accumulo di gas e di fluidi di origine vulcanica, produce una forte pressione nel sottosuolo, che quindi si solleva. Sapiens racconta cosa è stato fatto e cosa è ancora da fare per fronteggiare la situazione in caso di emergenza vulcanica, qualora il gigante dovesse risvegliarsi come fece l’ultima volta circa 40.000 anni fa. In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Seconda puntata, 18 maggio 2024

“L’alba del mondo nuovo”
Il programma va alla scoperta dei templi più antichi dell’umanità: chi li ha costruiti e perché? Si può dire che da quel momento sia cominciata l’Età dell’Uomo? Mario Tozzi approfondisce attraverso immagini in anteprima assoluta per la tv italiana i motivi e le cause del passaggio dalla millenaria civiltà dei cacciatori-raccoglitori a quella dei pastori-agricoltori, attività che ha cambiato il destino dell’uomo. Dalla zona di Sanliurfa, nella Turchia orientale, in particolare a Karahan Tepe e Göbekli Tepe – grandi e complessi templi datati 12.000 anni fa, migliaia di anni più antichi di Stonehenge e delle piramidi egizie – Sapiens va alla scoperta di una storia del tutto diversa rispetto a quella sin qui scritta sui libri. L’avventura di Sapiens in Turchia continua con le immagini esclusive del Palazzo di Arslantepe che, grazie agli scavi diretti dall’archeologa italiana Marcella Frangipane di Sapienza Università di Roma, ha svelato i segreti del più antico palazzo del potere sino ad oggi rinvenuto, testimone di un altro passaggio fondamentale della storia dei sapiens. È da qui, infatti, che è possibile raccontare la storia del successivo passaggio cruciale del Sapiens moderno: dalle società libere e egalitarie a quelle del lavoro stipendiato e dei re, fino alla nascita degli stati e degli imperi. Dall’agricoltura e dalla pastorizia libera e familiare si passa alla creazione del potere prima e dello Stato poi. È qui che nasce la burocrazia, i lavoratori retribuiti e quindi le classi sociali: quella dei lavoratori e quella dei ruoli “improduttivi” che, a poco a poco, diventano dominanti: re, preti, burocrati e soldati. In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, lo scienziato Mario Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Prima puntata, 11 maggio 2024

“Cità sommerse”
Singapore, Rotterdam e perfino New York potrebbero finire sotto qualche metro d’acqua nel prossimo futuro a causa della crisi climatica. L’ingegneria e la tecnologia ci salveranno o ci vorrebbe anche più cultura ambientale, e a Venezia basterà il Mose per difendersi dalle acque alte? Ci si chiede anche se il legame vitale fra laguna e Adriatico sia comunque assicurato o si stia per spezzare e quali siano gli scopi di chi nega il ruolo degli uomini nell’attuale crisi climatica. La puntata racconta di come il riscaldamento globale, accelerato dai Sapiens, stia causando un innalzamento progressivo dei nostri mari. In un Pianeta sempre più caldo, gli oceani reagiscono di conseguenza e, al momento, l’unica certezza che abbiamo è che il loro livello si alzerà ancora e tante città, comprese alcune grandi metropoli simbolo del progresso, potrebbero finire sott’acqua. Nonostante i Sapiens si siano ingegnati con gigantesche opere di contenimento di grandi volumi d’acqua in rischio davanti al quale potrebbero trovarsi nei prossimi decenni non è solo di difficile soluzione, ma inutile se non supportato da un importante cambio culturale nei confronti dell’ambiente. Tutto è legato al nostro sistema di sviluppo: se continueremo a bruciare combustibili fossili, rischiamo di vedere crescere il livello del mare di almeno un metro entro fine secolo. Anche di più, se dovessero avverarsi le proiezioni più pessimistiche. Da Venezia e dalla sua Laguna, il luogo con maggior escursione di marea nel Mediterraneo, Mario Tozzi prova a entrare nel dettaglio di questa particolare situazione cercando di capire che cosa sta accadendo ai nostri oceani e soprattutto perché. L’erosione costiera sempre più invasiva, milioni di persone costrette a migrare verso territori più interni, abbandonando le loro case vicine al mare; intere città, persino interi Stati, rischiano di scomparire sommersi dal mare: siamo pronti ad affrontare tutto questo? In apertura di puntata nello spazio dedicato ai “Dialoghi di Sapiens”, Tozzi conversa con l’umanista Pietrangelo Buttafuoco sui temi della serata.

Rai 3