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Sanremo 2021, Amadeus: “Il Festival blindato non è tv, ma senza sicurezza non si fa”

“Io sono sempre stato chiaro: o Sanremo 2021 si fa in sicurezza, perché la salute viene al primo posto, oppure non si fa. […] Se il protocollo sanitario è preciso le cose si possono fare. Con Sanremo Giovani la Rai lo ha dimostrato”.Amadeus spiega come intende fare il suo Sanremo 2021 in sicurezza in un’intervista

pubblicato 23 Gennaio 2021 aggiornato 24 Gennaio 2021 11:38

“Io sono sempre stato chiaro: o Sanremo 2021 si fa in sicurezza, perché la salute viene al primo posto, oppure non si fa. […] Se il protocollo sanitario è preciso le cose si possono fare. Con Sanremo Giovani la Rai lo ha dimostrato”.

Amadeus spiega come intende fare il suo Sanremo 2021 in sicurezza in un’intervista al Corriere della Sera. Un Festival che, ci tiene a sottolinearlo, non è frutto di un personale capriccio:

“Non vorrei che sembrasse che mi sono intestardito a fare Sanremo a tutti i costi. Lo deve volere la Rai, la discografia e la città di Sanremo. Lo dobbiamo volere tutti: o siamo compatti e lavoriamo per farlo al meglio oppure ci rivediamo nel 2022 […]. La Rai è compatta, ma il fronte deve essere unito anche nei confronti di tutte le polemiche, se no sembra il classico armiamoci e parti”

Il direttore artistico risponde così a chi da fuori ne chiede (irragionevolmente) la cancellazione a prescindere – dimenticando che si tratta di una delle principali fonti di spese sì, ma anche di rientro per la Rai – o uno slittamento ad aprile/maggio – che però non darebbe nessuna garanzia sul piano sanitario, ma di certo sarebbe un vulnus per gli investitori pubblicitari. Ma è anche un messaggio rivolto ai discografici che nelle ultime ore hanno chiesto al Ministero della Salute e al CTS di vagliare e verificare il protocollo sanitario che la Rai sta preparando per il Festival: come a dire, o remiamo tutti nella stessa direzione o ci vediamo l’anno prossimo e i nuovi progetti li lanciate senza la vetrina festivaliera.

Proprio in merito a una domanda di Franco che riferisce di discografici che chiedono un “Festival blindato, solo televisivo“, Amadeus ribadisce la sua intenzione di portare a casa un Festival ‘della rinascita’:

“Il Festival blindato non serve a niente, non è uno spettacolo televisivo, passerebbe alla storia per il Sanremo del Covid, per il Sanremo della desolazione. Intorno al Festival da 70 anni a oggi è sempre stato costruito uno spettacolo. Se in una partita di calcio mi togli il pubblico, mi levi le porte, riduci a 8 i giocatori e il pallone sì ma sgonfio, forse è meglio rimandare la partita”

dice il direttore artistico. E su questo punto torniamo più avanti. Ma come sarà questo Sanremo?

Come ribadito già ieri in un nostro articolo, l’Ariston va considerato uno studio tv e non un teatro: come tale può accogliere un pubblico di figuranti. Anche Amadeus esce dai rischi dell’ambiguità del termine ‘pubblico’ per chiarire che all’Ariston ci saranno solo persone contrattualizzate. La Galleria sarà chiusa (il Prefetto di Imperia ha fatto riferimento a una Galleria aperta ai soli fotografi accreditati) e la platea riempita in base alle norme di distanziamento previste dal DPCM:

“Con le giuste distanze possiamo arrivare a 380 persone in platea, mentre la galleria sarà ovviamente chiusa. Dobbiamo offrire al pubblico a casa e agli artisti che sono sul palco la possibilità di avere uno spettacolo vero. Chi dice che il pubblico non serve fa un altro mestiere. Io non mi metto a sindacare di protocolli sanitari e mi affido al giudizio di tecnici ed esperti. Su come si fa uno spettacolo invece penso di avere l’esperienza per sapere come si realizza uno show così importante”

rivendica Amadeus. Non ci sarà, invece, il palco a Piazza Colombo: la città sarà quindi di fatto ‘blindata’ visto che gli assembramenti, come ovvio, non sono ammessi (né auspicabili). Per la stessa ragione ci sarà solo una rappresentanza della stampa accreditata con un massimo di 70/80 ammessi da dividere tra Palafiori e Casinò e tutte le attività stampa si svolgeranno a distanza.

“Non ci potranno essere eventi esterni – chiarisce Amadeus – In piazza Colombo c’era uno sponsor importante (Nutella, ndr), ma troveremo un piano B perché credo sia giusto non rinunciare a un contributo economico rilevante […] Una rappresentanza di giornali, web e radio è fondamentale, in sicurezza, con protocollo e tamponi. Tra l’altro la stampa nella serata di venerdì vota, quindi i giornalisti ci devono essere”.

Senza eventi collaterali, senza il brulichio di accreditati e invitati, senza lo sciamare di curiosi e di gente questo Festival sarà, ahinoi, già desolante e questo Sanremo 2021 passerà inevitabilmente alla storia come “l’edizione del Covid” perché al netto di tutte le ottime intenzioni della direzione artistica e della Rai il Covid c’è e la ripartenza è ancora lontana. Sarà Sanremo 2022 quello della ripartenza, se tutto andrà come si spera vada, tra vaccini funzionanti e virus indebolito. Ora siamo al Festival della Speranza, più che della Rinascita. E se è indubbio che l’intervista rilasciata da Amadeus al Corriere chiarisce la questione del perché può esserci pubblico all’Ariston e non in un comune teatro, è anche vero che non dirime la ‘questione’ (puramente filosofica, ne siamo consapevoli) sull’impossibilità di fare un evento televisivo senza pubblico in studio.

Dobbiamo offrire al pubblico a casa e agli artisti che sono sul palco la possibilità di avere uno spettacolo vero […] Su come si fa uno spettacolo invece penso di avere l’esperienza per sapere come si realizza uno show così importante […]” dice Amadeus, e sul fronte dell’esperienza e della bravura nessuno discute: potrebbe condurre Sanremo anche chiuso in camerino con un monitor davanti proprio perché sa come funziona uno show. Ma è sulla metafora calcistica che si possono aprire una serie di considerazioni. “Se in una partita di calcio mi togli il pubblico, mi levi le porte, riduci a 8 i giocatori e il pallone sì ma sgonfio, forse è meglio rimandare la partita” dice il direttore Artistico: con 26 big in gara (un numero record), Fiorello partner fisso, una co-conduttrice diversa a sera, ospiti fissi, reunion auspicate, parterre di ospiti su cui si lavora parrebbe che gli ingredienti dello show tv tout-court ci siano tutti, fatta eccezione per mezza platea e la Galleria del teatro. Possibile che sia questo a mettere davvero in crisi una macchina poliedrica e articolata come il Festival di Sanremo che ‘prende calore’ dal pubblico a casa più che dal pubblico in sala?

Se devo pensare ai tagli, penso inevitabilmente alla crew più che al cast o alle comparse in studio: dal numero di orchestrali ai tecnici possibili sul palco e in teatro, ai comparti costumi, trucco e parrucco, ai tecnici di retropalco e al personale in regia, mettendo in mezzo anche tutta l’area comunicazione (stampa, web, social interna ed accreditata), oltre agli spazi spendibili per la pubblicità e la copertura accessoria live da Sanremo, che sarà ridotta al minimo. In questo senso a Mister Ama sembra sia già stato chiesto di fare una finale di Coppa del Mondo senza porte, con pochi giocatori e un pallone sgonfio…