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Quando Pietro Taricone scrisse a TvBlog

Era l’11 novembre 2005, quando Pietro Taricone rispose a un post scritto 3 giorni prima da Max Renn, uno dei primi collaboratori del sottoscritto qui su TvBlog (un collaboratore che poi si è dedicato ad altro, ma che ha lasciato alcune tracce preziose in una piccola rubrica dal titolo Nuova carne). Qui si esisteva da

pubblicato 29 Giugno 2010 aggiornato 5 Settembre 2020 14:37




Era l’11 novembre 2005, quando Pietro Taricone rispose a un post scritto 3 giorni prima da Max Renn, uno dei primi collaboratori del sottoscritto qui su TvBlog (un collaboratore che poi si è dedicato ad altro, ma che ha lasciato alcune tracce preziose in una piccola rubrica dal titolo Nuova carne). Qui si esisteva da pochissimo (8 mesi scarsi) e il fatto che un “vip” si manifestasse da queste parti suscitava naturalmente interesse, soddisfazione e anche un po’ di sorpresa.

Una sorpresa ancor più forte nel constatare l’intelligente risposta di Pietro al pezzo che parlava di lui ( dal titolo La misura del Taricomico) e di una sua sbiadita performance a Matrix, dove Pietro era stato invitato come ospite in qualità di reduce-pensante-da-reality-show. Ecco cosa si leggeva, fra l’altro, nel post di Max Renn:

che andavi cercando, oh Pietro, anima in pena? Perché ti sei abbandonato alle pratiche di masochismo catodico? Perché non te ne sei stato buono-buono pensando al gruzzoletto che ti avrebbero pagato? Perché hai cercato di scovare la verità? Perché ci hai fatto stare tanto in pena?
Forse per farci riflettere, mi sono detto. E allora eccomi qui. Ho capito che non farò mai un provino per un reality-show. Ho capito che se dovessi fare mai un provino cercherò comunque di farmi accettare per quello che sono (come Daniele Interrante il sestessista). Ho capito che se dovessi parteciparvi non farò il macho. Ho capito che una volta uscito dal reality cercherò di costruirmi una carriera nel mondo dello spettacolo basata sulle mie sole forze.

Pietro rispose, e ci sorprese. E oggi mi sembra il momento giusto per riproporvi la sua risposta. Soprattutto considerati i ricordi commossi di certi suoi colleghi da reality show. Anche perché Pietro aveva la sua personalissima versione su come andarono le cose quella sera a Matrix e sul perché si fosse comportato come una perfetta nullità – abbandonandosi, come lui stesso scrive, al suo nichilismo -: sono parole che regalano un bello spaccato del personaggio. E che svelano alcuni dei meccanismi perversi della macchina televisiva.

Salute a voi commentatori. Leggo i vostri commenti e, come al solito, ci finisco dentro… penso, soffro… cerco l’incontro. Ci terrei a darvi qualche elemento. La sera prima della trasmissione in una piacevole ed informale chiacchierata col Mentana, si era chiuso una sorta di programma della serata. E’ mia abitudine organizzare le eventuali partecipazioni televisive, non per spocchia o strategia, semplicemente perchè è darwinianamente giusto sapere cosa succederà in uno studio televisivo.

Educatamente avevo strappato una serie di promesse al conduttore, la non messa in onda dei soliti, vecchi, consunti, ma sempre cari, filmati inerenti il format “Grande Fratello”, la possibilità di aprire la trasmissione nello spazio che gli autori di quella trasmissione chiamano “limbo”, cioè uno spazio in cui l’intervistato si sottrae alle regole del talk show per sottoporsi ad una intervista a tutto tondo, la possibilità successivamente di prendere parte al talk con l’unico intento di non essere didascalici… ognuno spari la sua! Sperando di avere non una ma mille opinioni contrarie! Chiedevo di poter evitare la messa in onda delle “galeotte sequenze” perché le ritenevo noiose, ripassate e concedetemelo mie! Che le usino pure, come e quando vogliono, ma non in mia presenza! Pesano, mi mettono a disagio, non riesco a farne oggetto di dibattito!

Avrei voluto parlare nel limbo semplicemente perchè non so fare talk, non ho i tempi, rifletto troppo sulle risposte da dare, sono maledettamente contorto, temo il banale e il già detto. Inoltre mi sarebbe piaciuto mostrare per pura e provinciale vanità quello che avevo fatto… piccole ma decisive scelte di carriera (credo molto nella serie che sto girando e che sarà in onda ad ottobre!). Mbe’ commentatori, l’incontro si chiuse con le più calorose strette di mani e con i migliori intenti, quelli di fare nient’altro che un’ora e mezza di tv, niente di più. La puntata è andata come avete visto, con me che ricado vittima del mio nichilismo, come quel marito che per fare un dispetto alla moglie si taglia i coglioni. Alla base del “taricomico” comportamento c’è tanta, pura rabbia, un sano odio contro le trappole, la voglia di usare i calci e i pugni contro le parole e le manipolazioni, avrei, pensandoci bene, potuto fare meglio, essere più comico, dovevo infatti urlare di più! Tirare qualche orecchio, spogliarmi e mostrare la mia panciona, quella da macho!! Girare col perizoma per lo studio… chissà… a voi cari commentatori!! Con un’ultima precisazione, quella sera ero stanco, molto stanco, perchè la mia giornata comincia alle sei, per finire al calar del sole! Alle dieci io dormo! Alle undici comincia il primo di una lunga serie di sogni!! Figuriamoci reggere fino all’una in uno studio televisivo!!

Gradirei saperne di più sull’amico commentatore che pensava fossi “fatto”; amico mio hai usato una brutta parola, pesante, cattiva, piena di mostri! Mi piacerebbe portarti nel “parchetto” cui alludevi, per farti vedere qualche “fatto”, e poi continuare nello stesso “parchetto” per presentarti qualcuno che “fatto” non è, è solo tanto, tanto arrabbiato, ha gli occhi rossi come quelli di un “fatto”, gesticola come uno “strafatto”, ma se provi a chiamarlo “fatto” ti apre la testa a suon di pugni! Nel mio “parchetto” è pieno di arrabbiati.

Ai gestori del sito buon lavoro.

Con affetto e rabbia.

pietro taricone