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Coronavirus: l’elicottero della Guardia di finanza a Pomeriggio 5, l’inseguimento di Agorà e i vip sui social

“Immagini che lasciano basiti”, come ha detto la stessa d’Urso. Ma il problema della comunicazione ai tempi del coronavirus è anche nella gestione dei social da parte di vip seguitissimi

pubblicato 14 Aprile 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 03:18

Ecco Barbara, Barbara! I finanzieri stanno raggiungendo la persona sulla spiaggia e lui ha aumentato il passo e sta scappando (…) Si sta allontanando tra le case e lo stiamo inseguendo! Andrea, inquadra!“. Oppure “C’è una persona che sta correndo! Calzoncini azzurri, magliettina verde, cappellino bianco. Sta scappando!“.

Se non fosse la drammatica realtà, verrebbe quasi voglia di partecipare a questa specie di videogioco ‘buoni contro cattivi’, anche perché la qualità delle immagini non sembra niente male. Ed invece ci tocca fare i conti con quanto andato in onda nelle ultime ore a Pomeriggio Cinque, nel primo caso, e ad Agorà, nel secondo. Due esempi di come la televisione, con la (inconsapevole?) complicità delle forze dell’ordine, stia alimentando l’indignazione di chi resta a casa e si sfoga sui social contro i presunti furbi.

Ilaria Dalle Palle, inviata di Barbara d’Urso, racconta in diretta su Canale 5 (programma realizzato in collaborazione con la testata giornalistica Videonews) dall’elicottero della Guardia di finanza la caccia ad una persona che passeggia in spiaggia al Lido di Venezia con cane al guinzaglio. Su Rai3, invece, nel servizio di Roberta Ferrari la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner aggiunge pathos alle immagini dell’inseguimento (con un poliziotto che urla “si fermi, c’è il drone” all’indirizzo di un anziano, il quale corre al parco a Roma e viene poi addirittura intervistato a caldo dalla giornalista).

Immagini che lasciano basiti“, per citare la stessa d’Urso, che così finisce nuovamente al centro delle polemiche dopo i recenti casi del veterinario e della preghiera con Salvini.

Il problema non sono soltanto le immagini, però. Per capirlo, basta dare uno sguardo ai social.

Il problema è anche l’atteggiamento – noi crediamo in assoluta buonafede – di molti personaggi famosi che tramite i loro seguitissimi canali social (talvolta più dei loro programmi televisivi) diffondono (quando va bene) messaggi distorti della realtà e (quando va male) vere proprie fake news.

È capitato in questo lungo periodo di quarantena forzata a molti volti televisivi, solitamente acclamati dal grande pubblico per le loro perfomance sul palco e spesso apprezzati testimonial anche attivi di iniziative solidali. È capitato a Fiorello (quasi un milione e mezzo di follower solo su Twitter), inciampato anche nel clamoroso caso del servizio del Tg3 Leonardo sul virus creato in laboratorio, e a Rita Dalla Chiesa (oltre 200 mila seguaci), che ha postato su Twitter un video delle code in tangenziale a Roma chiedendosi “ma è possibile??“. In entrambi i casi i post sono stati successivamente cancellati.

È capitato a Simona Ventura che ieri ha pubblicato su Twitter e su Instagram (con un totale di quasi 3 milioni di follower) un video di una coda di auto a Milano asserendo che “non ne usciremo MAI dal #coronavirus, se voi, cari COGLI***I, pensate di essere più furbi di noi che da più di un mese siamo in quarantena“.

È capitato ad Antonella Clerici (oltre 745 mila seguaci su Twitter), che ha ripreso un video condiviso (e poi cancellato) da Fiorello dicendosi “senza parole….anzi qualche parola la direi ma sono una signora…“.

Comportamenti social che rischiano, anche e soprattutto per il grande seguito dei vip, di risultare controproducenti addossando, in maniera più o meno velata, colpe ai conducenti delle auto pur non avendo prove che essi si stiano spostando in violazione delle norme (i dati del Viminale sono chiari e mostrano come quasi tutti gli italiani si stiano comportando bene. Ieri, giorno a rischio per via della ricorrenza della Pasquetta, su 252.148 persone controllate, ne sono state denunciate soltanto 16.545, ossia poco più del 6%).

Insomma, la sensazione è che il generale clima da sceriffi che si respira sui social si ritrovi rappresentato plasticamente in (alcune) produzioni televisione. O viceversa?

Agorà