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La lunga notte, un gioco delle coppie tra thriller e Storia che funziona: la recensione

Fedeltà storica, thriller e personaggi sono alla base della buona riuscita di questa miniserie storica, dove lo sguardo è quello della tensione e non del melò

29 Gennaio 2024 23:50

Tra le pagine dei libri di Storia ci sono vicende che occupano materialmente poco spazio, ma che nei fatti sono stati dei veri e propri snodi per il nostro Paese. La lunga notte-La caduta del duce lo dimostra: un episodio avvenuto nell’arco di notte sola ha cambiato la Storia dell’Italia, il tutto dopo tre settimane di vicissitudini che neanche il più bravo sceneggiatore avrebbe scritto.

La recensione de La lunga notte

Diversamente da quanto potrebbe farci intuire il titolo, la miniserie di Raiuno e RaiPlay si concentra infatti non sulla notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, quando cadde il regime fascista, ma sugli eventi, le strategie e i colpi di scena che quella notte la precedettero.

Insomma, sappiamo già il finale della serie, eppure la bravura degli sceneggiatori consente di scoprire o riscoprire una vicenda che, come detto, sui libri di Storia passa quasi in sordina. La lunga notte non è dunque trainata da un solo motore, ma da molteplici.

Il primo è quello della fedeltà storica: fondamentale, d’altra parte, per una serie che promette di raccontare eventi e personaggi realmente esistiti (fatta eccezione per la famiglia Niccolai e il personaggio di Beatrice) essere il più aderente possibile alla realtà, trovando il giusto equilibrio tra rispetto dei fatti e libertà narrative.

Poi c’è il motore del thriller: interessante come La lunga notte abbia scelto la strada del thriller, appunto, in chiave storica. Una scelta ovviamente non inedita per il mondo delle serie tv e del cinema, ma abbastanza insolita per la fiction italiana, che quando si addentra nel genere del costume drama lo fa applicando sempre lo stile e la scrittura del melò.

Fortunatamente, La lunga notte propone una chiave differente: fa della Storia un racconto in cui a prevalere è la suspense, in cui si gioca con le attese e soprattutto in cui è la notorietà dei personaggi coinvolti a tenere le fila della tensione.

E poi, appunto, i personaggi: questa tensione viene assorbita dalle geste di uomini e donne che formano quattro coppie intorno a cui tutto si muove. Dino (Alessio Boni, sempre una garanzia) ed Antonietta (Ana Caterina Morariu), Mussolini (Duccio Camerini) e Clara Petacci (Martina Stella), Edda (Lucrezia Guidone) e Galeazzo Ciano (Marco Foschi) ed Umberto di Savoria (Flavio Parenti) e Maria Josè del Belgio (Aurora Ruffino).

La lunga notte è anche un gioco delle coppie, in cui gli equilibri della Nazione passano prima dalle mura domestiche, fondendo sapientemente privato e pubblico. Perché anche i personaggi che hanno fatto la Storia, con la “s” maiuscola, hanno delle loro storie personali.

Tre motori, dicevamo, che danno all’idea di partenza uno sprint necessario per procedere e riuscire, anche nei momenti più complessi a livello di tenuta del pubblico, il giusto motivo per andare avanti. La lunga notte sorprende proprio per questo, offrendo ricostruzione, dramma e tensione in un formato perfetto per una miniserie.