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Il Provinciale, l’ennesima cartolina dalla scrittura debole

Si chiama Il Provinciale ed è il nuovo programma di viaggi condotto da Federico Quaranta su Rai2, dopo l’esperienza di E la chiamano estate. Il nome della trasmissione si è dimostrato abbastanza foriero di quello che sarebbe stato, ovvero la solita cartolina di bellezze italiane sorretta da una scrittura alquanto deboluccia.Probabilmente la cosa più bella

pubblicato 1 Novembre 2020 aggiornato 2 Novembre 2020 10:08

Si chiama Il Provinciale ed è il nuovo programma di viaggi condotto da Federico Quaranta su Rai2, dopo l’esperienza di E la chiamano estate. Il nome della trasmissione si è dimostrato abbastanza foriero di quello che sarebbe stato, ovvero la solita cartolina di bellezze italiane sorretta da una scrittura alquanto deboluccia.

Probabilmente la cosa più bella de Il Provinciale è il cane, il golden retriever Kumash, che segue il conduttore in lungo e in largo per il Belpaese. Apprezzabile è anche l’impegno di Quaranta, che presenta una conduzione molto fisica: cammina molto, si arrampica su tronchi secolari, abbraccia gli alberi, a volte ha anche il fiatone per la fatica, ma gli manca la capacità di trascinare completamente il telespettatore nei luoghi che visita. Non si discute invece la fotografia, di ottima fattura per un programma del sabato pomeriggio della seconda rete.

Al centro della prima puntata – qual è il senso di specificare che è stata registrata prima del DPCM del 7 ottobre? l’altopiano della Sila. Con tutto il rispetto, cosa può interessarci della storia del nonno dell’imprenditrice Cinzia Pertusa con il suo appezzamento? A cosa ci serve sapere dell’esistenza delle vacche podaliche, a meno che di non trovarcela come domanda a Chi vuol essere milionario? quando siamo rimasti senza aiuti? Davvero non si potevano rivolgere frasi più originali al cantante Fabio Curto (vincitore di The Voice of Italy 3) come “La professione può strapparti dalle radici?” e altre banalità?

Per carità, trovare una chiave accattivante per un format di viaggi non è quasi mai facile, ma il racconto di realtà poco conosciute al pubblico senza un’idea rischia di far sentire escluso il telespettatore, a prescindere dal suo domicilio presso una piccola comunità o in una dimensione metropolitana. Va detto che la collocazione oraria non aiuta, per non parlare dell’incastonatura in un palinsesto come quello di Rai2 che non sembra aver sempre chiaro il suo pubblico di riferimento.