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Gli Europlay – L’Altra Nazionale: uno spot di due ore a favore del Moment

In occasione della partita dell’Italia contro l’Albania, ha debuttato anche il nuovo format di RaiPlay, Gli EuroPlay. La recensione di TvBlog

pubblicato 16 Giugno 2024 aggiornato 17 Giugno 2024 15:08

La fulgida illusione che la caciara possa sistemare sempre ogni cosa: il pensiero che irrompe nella testa al termine della visione della prima puntata de Gli Europlay – L’Altra Nazionale, il format di RaiPlay ideato da Giovanni Benincasa e condotto da Michela Giraud, è pressoché questo.

Gli Europlay è uno spot pubblicitario sesquipedale a favore del Moment perché, a fine visione, una pastiglia per alleviare il mal di testa è decisamente necessaria, tra trombette suonate a tutto spiano, che fanno rimpiangere perfino le vuvuzela, jingle musicali a ogni piè sospinto che evocano Lundini e quell’entusiasmo artefatto tipico di certi programmi che hanno il loro impianto nel divertimento a ogni costo.

Innanzitutto è necessario chiedersi quale sia il target di riferimento di questo tipo di programmi. Chi è interessato alla partita, ovviamente, guarda la partita ma c’è anche chi può preferisce una telecronaca alternativa o un modo diverso per gustarsi il match dell’Italia.

Il paragone con la Gialappa’s Band è inevitabile soprattutto per un motivo: la Gialappa non costringe a scegliere tra la partita e il loro contenuto perché le due offerte sono complementari. Ne Gli Europlay, e in altri programmi simili (da ricordare, Europei a casa the Jackal, trasmesso nel 2021 sempre da RaiPlay), invece, assistiamo sostanzialmente a gente che assiste ad una partita. Il concetto è diverso. Un Gogglebox in salsa calcistica, in breve.

Si arriva, quindi, facilmente ad una conclusione: Gli Europlay è adatto soprattutto a quelle persone che non masticano di calcio ma che non vogliono rimanere esclusi da un evento che ferma il paese. Ogni approfondimento prettamente calcistico non è necessario così come non è obbligatoria una conduzione competente nell’argomento. Si possono perdonare, quindi, le domande stupide anche se l’entusiasmo forzato, ad ogni minima roba che avviene, dopo un po’, diventa snervante.

Il problema, qui, è che il concetto di happening sfugge leggerissimamente di mano.

Happening, infatti, non significa lasciar fare e dire a tutti quello che vogliono: a livello televisivo, ci vuole una guida, un direttore d’orchestra, qualcuno che diriga il traffico. Michela Giraud, raramente, è stata in grado di assolvere a questo compito: viene da chiedersi se l’attrice e comica romana non sarebbe stata più giovevole nel ruolo di disturbatrice piuttosto che in quello di conduttrice.

Tanti silenzi, mancanza di ritmo, voci sovrapposte, soprattutto con la telecronaca originale di Rai 1 di Rimedio e Di Gennaro impostata a volume troppo alto, specie nel primo tempo: il programma ha beneficiato dei primi 18 minuti di Italia-Albania, durante i quali è successo di tutto, ma nella restante parte della gara, si sono visti tutti i limiti del format che deve essere assolutamente aggiustato a tempo di record e che non può lasciare al tifo esagitato e all’autogestione degli ospiti il compito di far filare tutto liscio.

Gli spazi dedicati alla cucina e all’oroscopo, poi, denotano un po’ di pigrizia autoriale ma il problema principale de Gli Europlay non sono tanto i contenuti ma la coesistenza di tutti gli elementi.

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