Non è la Rainbow
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Drag Race Italia, uno show autoironico come riflessione su un microcosmo. Ottima la scrittura, con una grande potenza dei momenti emotional

L’adattamento italiano di Ru Paul’s Drag Race non si discosta molto dall’originale Usa, ma i momenti emotional sembrano i più riusciti.

24 Novembre 2021 07:45

Non potevamo non trattare in questa rubrica di Drag Race Italia, l’adattamento del format statunitense Ru Paul’s Drag Race che è sbarcato la scorsa settimana nel nostro Paese, in streaming su Discovery Plus.

Rispetto all’originale, la versione tricolore si è mantenuta molto fedele, ma non per questo si è trattato di un prevedibile copia e incolla. Alla conduzione troviamo l’attrice Chiara Francini, la drag queen Priscilla e il vincitore del Grande Fratello Vip 6, Tommaso Zorzi.

La migliore del terzetto sembra finora Chiara Francini, con due battute niente male (“Per me la pubertà è eterna“; “Mi mancano il mimo e il p0rn0, ma ho il dono della sintesi“). Bene anche Priscilla (“Siete le priscelte“, dice alle concorrenti), mentre a suo agio ma non particolarmente esaltante la prova di Tommaso Zorzi.

Molto variegato risulta il cast, che non si è solo cimentato in challenge a base di lustrini e pailettes ma ha dimostrato anche una certa capacità di introspezione, regalando un momento emotional molto riuscito quando alcune delle drag queen hanno rievocato episodi poco felici della loro vita familiare, citando un genitore che non ha accettato l’orientamento sessuale del proprio figlio, ignavia da parte dei parenti. Particolarmente toccante nel finale la confessione di Luquisha Lubamba, che ha dichiarato di tenere la barba – un po’ come la vincitrice dell’Eurovision Song Contest 2014, l’austriaca Conchita Wurst – per voler abbattere gli stereotipi.

L’adattamento italiano paradossalmente risulta molto più convincente nel dietro le quinte del main stage che durante la gara vera e propria. Le drag queen non escono come uomini che si vestono da donne, ma come persone che si completano artisticamente con un’identità femminile, come Maurizio quando spiega che si sente un uomo che ha bisogno di portare sul palco Divinity.

Particolarmente istruttivo anche il primo litigio tra le concorrenti. La diatriba verte sull’atteggiamento da assumere verso le altre, ovvero se “mangiare le concorrenti” oppure optare per il “volemose bene” (una drag dice saggiamente che per pretendere rispetto occorre anche darlo all’interno del cast).

Nella prima puntata – con un bel finale a sorpresa – giudice guest star la cantante Cristina D’Avena.