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Call My Agent Italia 2, gli azzardi di Sky ripagano e la serie funziona, ma manca l’effetto cult della prima stagione: la recensione

Call My Agent Italia 2 è sempre più indipendente dalla serie originale da cui è tratta: aumentano gli azzardi, ma mancano le scene cult viste nella prima stagione

22 Marzo 2024 10:52

Sarà per quella curiosità di sbirciare nelle stanze che non sono accessibili agli spettatori, sarà per il tono da commedia fresca e autoironica (cosa rara di questi tempi), sarà per un cast capace di mettersi davvero al servizio del personaggio e del resto del gruppo, ma Call My Agent Italia 2 conferma tutta la bontà dell’operazione intrapresa nel 2023 con la prima stagione. E l’audacia, rispetto al format originale, aumenta, staccandosi sempre di più dalle linee narrative della serie francese da cui è tratta e vivendo di vita propria (con qualche inciampo che, però, non compromettono il risultato finale).

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La recensione di Call My Agent Italia 2

Una stagione sempre più indipendente

La seconda stagione della serie Palomar e Sky Studios è forte di un consenso praticamente unanime sia tra la stampa che tra i telespettatori: l’idea di osservare da un punto di vista privilegiato come quello degli agenti delle star un mondo ricco di privilegi ma anche di paranoie, scadenze imminenti ed ossessioni, è impagabile.

Va poi detto che Lisa Nur Sultan, artefice dell’adattamento italiano (sarà un peccato non averla tra gli sceneggiatori della terza stagione, come da lei annunciato), ha incarnato anche questa volta al meglio lo spirito della trasposizione: non una scopiazzatura, ma una reinterpretazione rispettosa prima di tutto del contesto in cui Call My Agent Italia si trova a vivere.

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Se la prima stagione continuava ad agganciarsi qua e là alle vicende dalla CMA francese, Calla My Agent Italia 2 si sente pronta ad un ulteriore passo avanti verso la totale indipendenza. Sono sempre di meno le linee ispirate dalla serie originale, sia per quanto riguarda i protagonisti che le guest-star di puntata, mentre aumentano le idee originali. Un vero e proprio azzardo, soprattutto quando la fonte originale sarebbe ricca di spunti interessanti da cui attingere.

L’azzardo è riuscito

Questo azzardo si traduce nel coinvolgimento di guest-star dentro situazioni che diventano ancora più specchio del loro carattere e della loro carriere. Ritroviamo così, ad esempio, Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi alle prese con un probabile film sperimentale di sicuro successo; Gabriele Muccino e la sua ricerca costante dello scontro urlato e della disfunzionalità dei rapporti; Serena Rossi sempre più volto chiave della fiction generalista e Sabrina Impacciatore lanciata verso una carriera internazionale, ma senza dimenticare il suo atteggiamento irresistibilmente goffo.

La forza di Call My Agent Italia 2 è proprio questa: essere riusciti a fare delle guest-star non dei semplici nomi acchiappa-pubblico, ma delle basi su cui costruire delle trame che assumessero il tono della credibilità ed al tempo stesso della commedia autoironica. Una cosa non da poco, considerato che spesso chi lavora in questo mondo viene accusato di prendersi troppo sul serio.

Funziona il racconto “non meraviglioso” dello showbusiness

Ma qual è il segreto di Call My Agent Italia? A nostro dire, se la serie riesce ad agganciare il pubblico è merito sopratutto dell’onestà con cui viene raccontato lo showbusiness. Viene meno il filtro patinato con cui, per anni, sono stati mostrati red carpet, premiere e conferenze stampa; prevale, invece, la componente più artigianale di questo ambiente, dove il grosso del lavoro non è sotto gli occhi del pubblico, ma è fondamentale affinché la macchina funzioni.

Lo aveva raccontato bene Boris all’epoca e continua a farlo Call My Agent Italia: il “meraviglioso” mondo dello spettacolo, in fin dei conti, tanto meraviglioso non è. È giusto che il pubblico scopra la mole di lavori che si cela dietro una serie o un film, che curiosi nei primi passi di un progetto e che impari che non tutti i successi annunciati, alla fine, saranno veramente dei successi.

La svolta “dark”? Ammettere il fallimento

In conferenza stampa era stato anticipato che questa seconda stagione sarebbe stata più profonda rispetto alla prima. Un lato “dark” che, va detto, non è così oscuro come era stato presentato, ma che si traduce in due scelte. Una consiste nel mettere i protagonisti di fronte al fallimento, come quello di un film che fa flop fin dalla sua prima proiezione. Gli agenti non sono supereroi e possono sbagliare: raccontarlo con ironia e soprattutto mostrando che si può continuare a lavorare in questo ambiente anche quando si inciampa è sì spettacolo, ma anche un’importante lezione.

E poi la scelta di raccontare le avances improprie che una donna ancora oggi ricevere su un set o ad un provino,: l’attualità entra in Call My Agent Italia senza costruirci intorno dramma o episodi estremamente cupi. Bello invece, assistere a come un gruppo sappia velocemente ricompattarsi quando una di loro è in difficoltà. E ancora più bello vedere che non c’è bisogno del solito cavaliere che corre in soccorso della fanciulla, perché nel caso specifico (che non spoileriamo) sono le donne stesse a farsi giustizia.

… ma mancano le scene cult

Tutto perfetto, dunque? Non proprio: lo ripetiamo, Call My Agent Italia 2 è imperdibile. Ma rispetto alla prima stagione, resta la mancanza di quelle scene che, nella prima stagione, erano diventate cult. Parliamo di Pierfrancesco Favino che prima imita il Che e poi Mario Draghi o del mitico monologo di Paolo Sorrentino sulla scuola e i genitori, o Ivana Spagna versione Papessa.

Nella seconda stagione momenti destinati a restare così impressi, purtroppo, non ce ne sono: tra le due Valerie che improvvisano una scena da Bollywood e un Gianmarco Tognazzi versione “extralarge” (notevole il trucco per farlo sembrare davvero ingrassato), manca il momento topico. Solo Sabrina Impacciatore riesce a regalarci attimi irresistibili, chiudendo il suo esilarante episodio con una scena insieme a Luana Pericoli/Emanuele Fanelli che ci ricorda i due lati del mondo dello spettacolo: chi ce l’ha fatta e chi ancora deve farcela.