Belcanto, Vittoria Puccini e Carmine Recano a TvBlog: “L’arte non è solo successo, ma anche passione” (Video)
Una storia di talento ma anche di determinazione e passione, ci dicono i protagonisti della serie, ma alla domanda su cosa sarà classico tra un paio di secoli risponde il regista…

“Non serve solo il talento, ma anche il desiderio, la spregiudicatezza e l’ambizione”: siamo partiti da questa citazione di Belcanto per cominciare la nostra chiacchierata con Vittoria Puccini, Carmine Recano e Carmine Elia, i primi due interpreti protagonisti e il terzo regista della nuova serie tv di Raiuno e di RaiPlay in onda da lunedì 24 febbraio 2025 per quattro prime serate.
La frase viene pronunciata dal Maestro Crescenzi (Vincenzo Ferrera) a Maria, interpretata da Puccini. Nella metà dell’Ottocento come oggi, il talento fa quindi davvero fatica ad emergere se non c’è anche la consapevolezza di dover essere pronti a tutto per coltivarlo?
“Nella nostra serie questo è un tema importante”, esordisce Puccini. “Cosa si è disposti a fare per arrivare al successo? Maria è molto spregiudicata ed è davvero disposta a tutto per far arrivare la figlia Antonia (Caterina Ferioli, ndr), essendo convinta che abbia un grande talento nella musica e che grazie a lei potranno avere un riscatto sociale. Belcanto però racconta anche che l’arte deve essere una passione, qualcosa che non deve essere utilizzato per giungere al successo. Devi considerare l’artista che è in te ed esserlo perché hai un’autentica passione per quello che fai”.
“In fondo, è la domanda della serie: conta di più la nostra felicità o il successo?”, aggiunge Recano. “Carolina (Adriana Savarese, ndr), la figlia minore di Maria, quando canta chiude gli occhi e pensa a chi vuole bene, ed è ben diverso dal voler cantare solo per essere riconosciuta e fare i soldi”, chiude Elia.
Belcanto è un costume drama di ultima generazione, in cui i contatti con la contemporaneità sono numerosi. Qual è stata la ricetta, sia dal punto di vista della regia che dell’interpretazione, per trovare un equilibrio tra un contesto storico lontano dal nostro e la necessità di agganciare il pubblico e i gusti di oggi? Ci risponde il regista:
“L’idea è raccontare personaggi, non c’è più nulla da inventare. Bisogna andare a fondo nei personaggi, abbiamo usato lo sfondo della musica lirica per fare in modo che entrassero ed uscissero dalle opere. Ma abbiamo dovuto mettere anche del realismo, qualcosa che fosse veramente specchio di chi siamo oggi. Ogni opera televisiva e cinematografica deve avere un valore ‘politico’: noi sfioriamo la Storia, non raccontiamo i moti del 1848 ma il contesto è quello, Poi ci rendiamo conto che nella società di oggi stiamo tornando a un realismo che pensavamo fosse passato, quello che c’era prima della Seconda Guerra Mondiale”.
L’Opera nell’Ottocento era estremamente popolare e contemporanea; oggi è considerata, a ragione, musica classica. Non posso non chiedervi cosa, secondo voi, tra un paio di secoli sarà considerato “classico” dell’epoca che stiamo vivendo?
Elia: “Fedez! (ridendo, ndr)”.
Puccini: “Difficile dirlo, cambia tutto così velocemente…”
Elia: “Tutto ciò che emoziona: Caravaggio negli anni Cinquanta era stato dimenticato, poi è stato rivalutato negli anni Settanta. Dobbiamo decidere se essere cornice o quadro: se siamo quadro ci emozioniamo. L’arte serve a urlare”.