Home Sciopero Rai, il dibattito si fa politico: Fico a favore, Giacomelli contro

Sciopero Rai, il dibattito si fa politico: Fico a favore, Giacomelli contro

Il Presidente della Vigilanza Rai, Fico, si schiera con i dipendenti, mentre il Viceministro allo Sviluppo Economico respinge al mittente le responsabilità di possibili licenziamenti.

pubblicato 1 Giugno 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:53

Lo sciopero dell’11 giugno in casa Rai per protestare contro i 150 mln di contributo richiesti dal Governo Renzi sta infiammando il dibattito sulla necessità di uno snellimento della struttura di Viale Mazzini (per molti mastodontica e stratificata da decenni di lottizzazione politica), e sta catalizzando il ‘dissenso’ intorno al Governo Renzi.

Al fianco del Partito Rai, come lo ha definito Mentana nel corso del suo Tg, si è schierato Roberto Fico, M5S, Presidente della Commissione di Vigilanza Rai che definisce lo sciopero dei dipendenti Rai “legittimo nel metodo e assolutamente motivato“, come si legge su Il Fatto Quotidiano, arrivando a immaginare anche una partecipazione di qualche deputato CinqueStelle. La protesta, quindi, diventerebbe occasione per appoggiare ‘cappelli’ sulle preoccupazioni dei lavoratori. L’audizione del DG Gubitosi non l’ha convinto:

“Quando abbiamo sentito da Gubitosi il Piano Industriale 2013-2015, non c’era alcuna ipotesi di cessione di quote di Rai Way e quelle era la visione strategica del dg fino al 2015 (…) Vendere parte di Rai Way è la soluzione peggiore che il governo potesse suggerire. (…) Meglio un progetto almeno triennale: la Rai deve cambiare, si deve trasformare e deve anche risparmiare. Anzitutto dobbiamo assolutamente ridurre gli appalti esterni e tornare a valorizzare le risorse interne”,

ha detto Fico a Il Fatto che intanto raccoglie anche un’intervista al viceministro dello Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli, fresco di deleghe e di rogne. Ovviamente opposta la sua opinione:

“Lo sciopero non lo capisco. Mi sarei aspettato una reazione simile se avessimo indetto una gara per la concessione pubblica e invece io garantisco che non va raggiunta la scadenza del 2016 per il rinnovo. Mi sarei aspettato una reazione simile nel ventennio precedente, ma noi vogliamo aiutare l’azienda a svolgere meglio la sua funzione di servizio pubblico”

dice Giacomelli cercando così di rassicurare la Rai circa la sua concessione e di vedere il ‘bicchiere’ mezzo pieno. Sa che la preoccupazione dei lavoratori è nell’ipotesi di licenziamenti, ma su questo il viceministro rimanda le responsabilità alle decisioni dell’azienda, non alla spending review richiesta dal Governo:

“Il contributo lo abbiamo chiesto a tutti. Come assorbire i 150 mln di euro non lo posso dire io, è compito di Gubitosi. Il dg ha già rassicurato su questo punto: venduta una quota minoritaria di RaiWay, si recuperano molti più soldi del necessario”.

In realtà, Gubitosi avrebbe tranquillizzato per l’anno in corso, facendo però riferimento a un “ridimensionamento dell’azienda e dei livelli occupazionali”: la cessione di una quota del 30-40% è quella che si ipotizza entro la fine del 2014. Poi non si sa.

Il modello cui guarda Giacomelli per la Rai è quello delle Poste Italiane, privatizzare mantenendo il controllo pubblico:

“Siamo pronti a un confronto pubblico con associazioni e categorie per immaginare la Rai che verrà. Noi la immaginiamo come una grande azienda multimediale che non sia un relitto da Prima Repubblica”

ribadisce Giacomelli, che guarda a una Rai in futuro meno politicizzata:

“I vertici avranno maggior potere e il Parlamento non sarà d’intralcio. La Vigilanza avrà funzioni diverse. Vogliamo eliminare l’evasione del canone che però dovrà essere equivalente alle possibilità di spesa degli italiani”.

Insomma, si guarda a una ‘mozione Mentana’, ovvero ‘Pagare tutti, pagare meno’? E’ però tempo di certezze. Nel frattempo la Rai sciopera.

 

 

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