Home Rai in sciopero l’11 giugno: dipendenti e giornalisti temono licenziamenti per i tagli imposti da Renzi

Rai in sciopero l’11 giugno: dipendenti e giornalisti temono licenziamenti per i tagli imposti da Renzi

Ascoltato in Commissione di Vigilanza, il DG Gubitosi ha fatto capire che andranno rivisti i “livelli occupazionali” dell’Azienda per far fronte ai 150 mln di euro chiesti dal Governo.

pubblicato 30 Maggio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 03:57

Si prevede una lunga estate calda a Viale Mazzini: i tagli per 150 mln di euro chiesti dal Governo Renzi per il risanamento dei conti pubblici stanno agitando da settimane i corridoi della Rai tanto più che iniziano a temersi licenziamenti.

Il prossimo 12 giugno la Rai deciderà se presentare un ricorso verso il decreto, ricorso per il quale, stando a Il Giornale, l’Azienda sta consultando il costituzionalista ed ex presidente dell’AgCom Enzo Cheli. Ma a rendere la situazione incandescente sono state le pur caute dichiarazioni del DG Luigi Gubitosi in Commissione di Vigilanza Rai.

“Il Piano industriale, già approvato per gli esercizi 2013-2015, alla luce delle disposizioni del decreto Irpef, non è più sostenibile (…) La relativa revisione non potrà prescindere da una ridefinizione del perimetro del Gruppo anche in termini di offerta/attività. Occorrerà parallelamente ridefinire i livelli occupazionali compatibili con il nuovo perimetro”.

Si profila, dunque, l’ipotesi di licenziamenti. Intanto si cerca di recuperare fondi con la vendita – anzi si teme ‘svendita’ – di RaiWay, settore strategico e prezioso per l’Azienda valutata, a una prima stima, tra gli 800 mln e un miliardo di euro. La cessione di una quota della società che possiede le infrastrutture e gli impianti di trasmissione e diffusione tv e radio è prevista già per la fine del 2014: già iniziate, stando a Il Messaggero, le operazioni propedeutiche per portare il 30-40% della società sul mercato: prima verrà quotata a Piazza Affari, quindi si procederà a un’offerta pubblica di vendita. Per Gubitosi questa manovra permetterà di stare a posto con i conti almeno per il 2014. Poi bisognerà operare in modo più strutturale.

Qui si gioca dunque la sfida del nuovo piano industriale: dove tagliare?

“Esiste evidentemente una difficoltà nell’individuazione delle aree del perimetro da ridurre. Penso, ad esempio, che il ridimensionamento degli investimenti in cinema e fiction potrebbe produrre rilevanti criticità. Sono critici anche altri interventi come la chiusura di un centro di produzione”

ha detto Gubitosi in Vigilanza, lanciando quindi questa si come ipotesi di azione che come soluzioni critiche. Tra le ipotesi che circolano la riduzione dei canali e la riorganizzazione delle testate, che segue ancora una logica da ‘lottizzazione’ in stile Prima Repubblica.

Il “ridimensionamento dei livelli occupazionali” però è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso per i sindacati Rai e per il comitato Indignerai, che da tempo chiede chiarezza sulle conseguenze del DL Irpef. da qui lo sciopero dei dipendenti e dei giornalisti dell’Azienda proclamato per mercoledì 11 giugno dai sindacati, mai così compatti nel definire “incostituzionale” il taglio previsto dal Dl. 66/2014. Prevista dai sindacati (aderiscono Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni, Snater, Libersind Conf Sal e Usigrai) anche una manifestazione a Roma.

“Il taglio non colpisce gli sprechi ma i posti di lavoro, creando le condizioni per lo smantellamento delle sedi regionali e ancor peggio per la svendita di Rai Way alla vigilia del rinnovo del contratto di servizio pubblico previsto per il 2016, lasciando intravedere inquietanti ritorni a un passato fatto di conflitti di interessi e invasione di campo dei partiti e dei governi”

si legge in una nota diffusa dai sindacati che contestano la posizione di Renzi e confidano in un confronto e in una trattativa per arrivare a una spending review che non costi posti di lavoro:

“Il dibattito sul fatto che in tempi di crisi anche la Rai ‘deve contribuire al risanamento del Paese’ risulta infatti affascinante quanto fuorviante, perché nasconde un’operazione poco trasparente, che rischia di mettere in ginocchio il servizio pubblico e la tenuta occupazionale nella più  grande azienda culturale del Paese. (…) Altro tema è quello della discussione su come ridurre gli sprechi  (…) Un confronto che non può avvenire se il campo non verrà sgombrato dall’idea che la rete possa essere usata per fare cassa”.

Vedremo se la protesta porterà qualche risultato e se la Rai presenterà ricorso al DL.

Rai 1