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Apocalypse Show – Atto Finale (e le parole di Travaglio)

Si è chiuso – va detto: finalmente! – uno dei flop più clamorosi della storia della RAI. Parliamo, ovviamente, di Apocalypse Show, poi divenuto Vietato Funari (con giochino di parole da brividi).Va detto anche che il sottoscritto ha difeso entusiasticamente il prodotto, nonostante la debacle iniziale. L’ho difeso prima dell’accanimento terapeutico della rete che lo

27 Maggio 2007 01:43

Apocalypse Show - Gianfranco Funari Si è chiuso – va detto: finalmente! – uno dei flop più clamorosi della storia della RAI. Parliamo, ovviamente, di Apocalypse Show, poi divenuto Vietato Funari (con giochino di parole da brividi).

Va detto anche che il sottoscritto ha difeso entusiasticamente il prodotto, nonostante la debacle iniziale. L’ho difeso prima dell’accanimento terapeutico della rete che lo ha portato mestamente all’ennesima, ridicola sconfitta annunciata – non ci vuole certo il Fantashare per stabilirlo – contro La Corrida. E, soprattutto, l’ho difeso prima del cambio in corsa. Ora, nel merito, ci giunge da Mascal la segnalazione di un pezzo di Marco Travaglio apparso sul numero 21 di Anna. Ringraziamo per la segnalazione (vi ricordiamo che potete sempre scriverci alla nostra mail dedicata ai suggerimenti) e vi riportiamo il brano, ampiamente condivisibile a parere del sottoscritto.

In esso si pone, fra le righe – ma nemmeno troppo – la questione delle responsabilità: chi è veramente colpevole di un flop televisivo?

Cugia nel suo genere è un genio. Come Funari nel suo. Il guaio è che i loro generi fanno a pugni.
Il pubblico di Cugia non è quello di Funari, e nessuno dei due pubblici coincide con quello familiar-conformista del sabato sera di Rai Uno, allattato per anni a quizzettini e ballettini scemi. Parlare a quel pubblico del tracollo ambientale, della camorra, dell’invecchiamento delle classi dirigenti e della questione morale è come pronunciare la parola cultura a Buona Domenica.

Imprigionare Funari in quei predicozzi politicamente corretti, senza un moccolo, una sbavatura, una lisca di pesce tra i denti, è come affidare a Di Pietro una lettura dantesca.
Ciascuno deve essere ciò che è, e un direttore di rete intelligente deve assicurare a ciascuno la possibilità di essere se stesso nel migliore dei modi. Ma per dirigere Rai Uno, l’intelligenza non è richiesta. Del Noce ha pensato furbescamente di papparsi gli ascolti che Funari si porta dietro, trasformandolo in un bravo ragazzo. Ma Funari è un ragazzaccio: senza la
sua
ggente e i suoi vaffanculo, è come Sansone senza criniera. E la ggente
se n’è subito accorta.

Rai 1