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Enrico Bertolino a Tvblog: “A settembre su Raidue arriva Wikitalia, analisi ironica dei dati del Censimento”

Enrico Bertolino a Tvblog: “Da settembre su Raidue in seconda serata il mio nuovo programma Wikitalia, con Curzio Maltese e il figlio di Mannheimer”

pubblicato 12 Luglio 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 03:29

Enrico Bertolino, 52 anni, da sette conduttore di Glob, ci guida nella tappa conclusiva del nostro viaggio nella comicità televisiva italiana (iniziato con Beppe Tosco e proseguito con Daniele Raco, Fabio Bonifacci, Enrico Beruschi, Roberto Gavelli, Sergio Sgrilli e Giorgio Montanini).
Enrico, da dove cominciamo?

“Direi dalla satira, che in questo momento deve fare i conti con partiti ininfluenti, relegati a un ruolo secondario. Di conseguenza ai comici mancano i bersagli, anche se ce li si può sempre inventare, come fa Crozza. Mentre la satira politica è latitante, quindi, sarebbe bene tornare alla satira di costume, che poi è anche satira politica”.

Come?

“Io credo che la satira non debba sconfinare nella parodia. Non deve colpire la deformità, ma l’ideale. Non dire che Brunetta è basso, insomma, ma sconfessare quello che dice”.

Ci sono nuovi comici all’orizzonte?

“Oggi mancano i locali, i cabaret in cui esibirsi. C’è una brutta tendenza: i centri commerciali sostituiscono i teatri. Viene a mancare, quindi, il confronto diretto con il pubblico. Ci sono i laboratori, è vero, ma lì il pubblico è composto da amici o amatori, che tendono a giustificare ogni cosa. Non voglio essere retorico o nostalgico, ma nel tempo c’è stato un cambiamento dei gusti della platea. Forse è accaduto come nel calcio, con la televisione che ha modificato il gusto del pubblico. Se penso che qualche anno fa l’Arlecchino, il locale dei Fichi d’India a Vedano Olona, faceva il tutto esaurito ogni sera…”

Foto | © TM News

Parliamo di Zelig, del locale e della trasmissione.

“Io ricordo quando feci il provino a Zelig, Gino e Michele volevano scartarmi, dissero che sembravo l’omino della Siae. Fu Iacchetti a salvarmi. Ma noi a quei tempi ai provini andavamo preparati come si andava preparati agli esami di maturità. Oggi la trasmissione è cambiata, non è più un programma di terza serata, ma un varietà di prime time, uno show. Un tempo le telecamere rappresentavano quasi un’invasione nel locale, oggi sembra accadere il contrario. Il problema è che non c’è tempo, il monologhista si trova in difficoltà. C’è bisogno di battute, battute e battute, subito. Panelli, Fabrizi e Chiari avevano due ore di tempo per raccontare le loro storie. Oggi non è più possibile. Per il comico, comunque, è una sfida, anche rispetto alle nuove generazioni che subentrano”.

E tu che sfide hai dovuto affrontare?

“Beh, per esempio andare nei teatri del Sud Italia, cioè sotto il Tropico di Piacenza. Sono contento di avercela fatta, non so se ho vinto la sfida ma sono sopravvissuto. E un’altra sfida era quella di stare sul palco del Maurizio Costanzo Show, a Roma. Spesso oggi molti se lo dimenticano, ma quel programma è stato un trampolino di lancio per tantissimi comici. Ai tempi sui manifesti i comici facevano scrivere ‘Direttamente dal Maurizio Costanzo Show’”.

Chi o cosa ti piace della comicità di oggi?

“Mi piacciono Virginia Raffaele e Debora Villa, e poi due fuoriclasse come Antonio Albanese e Corrado Guzzanti. La loro è una comicità eterna, teatrale. Però in ogni caso in tv c’è spazio per tutti”.

C’è spazio per tutti, ma ci sono pochi programmi.

“Vero. Il problema è che occorre proteggere lo spazio televisivo; bisognerebbe innovare, ma appena provi a innovare ti rimproverano subito. L’Inter dopo aver vinto il Triplete avrebbe dovuto cambiare subito. E così dovrebbe accadere in tv. Poi non è detto che vada bene: per esempio, nella stagione in cui Glob ha avuto Elena Santarelli, abbiamo sofferto molto, e la nostra scelta non è stata apprezzata dal pubblico. Ma ci abbiamo provato. È chiaro però che la tv generalista paga dazio alla pay tv”.

Chi, secondo te, negli ultimi tempi ha provato a innovare?

“Beh, il programma del Trio Medusa su Raidue in prima serata, al di là della qualità effettiva, rappresentava un’innovazione, ma lo stesso Crozza ha portato un’aria nuova. E anche la Cucciari a G’Day, la comicità al femminile di Lilit…”

Ti fidi dell’Auditel?

“Mi devo fidare per forza, che piaccia o non piaccia. Non credo a quelli che dicono ‘Non mi interessa degli ascolti’. Non può essere così, perché senza ascolti non vai avanti, gli investitori non comprano spazi pubblicitari”.

Tu hai lavorato con maestri della televisione come Gregorio Paolini (ai tempi di Ciro) e Carlo Freccero (ai tempi di Convenscion). Ma c’è qualche scelta che non rifaresti, qualcosa di cui sei pentito?

“Sì, Festa di classe, che non a caso ho finito dopo tre puntate. È stato un programma che ho accettato con faciloneria, avrei dovuto ragionarci di più”.

E in ambito comico?

“No, ogni tanto penso a quando mi si chiedeva di insistere su determinati personaggi, per esempio il muratore bergamasco: ma in realtà sono contento di aver proseguito sulla mia strada, perché c’era il rischio di rimanere imprigionato in una maschera”.

Rimaniamo alla tua carriera: parliamo di Piloti. So che la genesi della sit-com è stata abbastanza curiosa.

“Sì, tutto è nato da uno sketch che io e Max Tortora avevamo realizzato durante Bulldozer. Uno sketch in cui eravamo seduti, perché a Max non piace stare in piedi, essendo molto alto. Ebbene, durante quello sketch abbiamo visto i cameramen ridere (e i cameramen non ridono mai): lì abbiamo compreso le potenzialità di Piloti. E in effetti ne abbiamo realizzati quasi cinquecento episodi, per quanto siano stati penalizzati – spesso – da messe in onda in orari assurdi. Comunque mi sono divertito, con Max è nata una bella amicizia e ci sarebbe anche la volontà di rifarla. Solo che non abbiamo trovato produttori pronti a investire”.

Tu hai preso parte anche a un’altra sit-com, per Mediaset.

“Sì, Il supermercato, anche quella trasmessa in orari abbastanza strani, come il sabato mattina. Lì avremmo potuto fare di meglio se avessimo potuto contare su un format precedente. Personalmente, comunque, sono rimasto profondamente arricchito dal poter stare al fianco di un’attrice come Angela Finocchiaro. Con lei non ho lavorato come spalla, ma in simbiosi”.

Per te si preannuncia una stagione ricca di impegni. Oltre alla promozione di Glob a partire da febbraio (ne abbiamo parlato ieri), già da settembre proporrai un programma comico su Raidue.

“Sì, dovrebbe chiamarsi Wikitalia, e sarà un’analisi comico-ironica dei dati del Censimento. Ci stiamo lavorando da tempo, con Marco Posani, Dario Baudini e altri della squadra storica di Glob, cui forse dovrebbe aggiungersi Curzio Maltese per trattare l’attualità. Il programma andrà in onda il lunedì in seconda serata, per otto puntate, più eventuali tre puntate in prima serata nel caso in cui gli ascolti dovessero risultare soddisfacenti. Ma vedremo, meglio fare un passo alla volta”.

Sarà in diretta?

“Ancora non lo sappiamo, anche perché il regista Alessandro Baracco (ex Iene) vorrebbe provare diverse novità, e quindi occorre vedere se siano compatibili con la diretta”.

Chi ci sarà, oltre a te?

“Non ci sarà una co-conduzione, ma mi piacerebbe una figura femminile, possibilmente una nuova scoperta da lanciare. Ospiteremo il figlio di Mannheimer, che proporrà dei sondaggi, un elemento che il pubblico sembra gradire molto. Avremo diversi comici a rotazione, e uno o due inviati in Italia”.

Ma che tipo di trasmissione sarà?

“Un varietà che deve far ridere, ma che non mancherà di analizzare aspetti più seri: insomma, se dovrà avere un sindaco ospite, me lo prendo. Come detto, il punto di partenza sarà il Censimento. Che già di per sé fa ridere, basta guardare alcune domande che c’erano. ‘Quanto ci metti ad andare da casa al lavoro?’ ‘Mah, abbastanza poco visto che non lavoro'”.

Ma non c’è il rischio di mescolare generi diversi? Insomma, che il pubblico che vuole ridere sia infastidito dalle analisi “serie” e viceversa?

“È chiaro che c’è il timore di fare un ibrido né carne né pesce, ma è su quello che dobbiamo lavorare. Il pubblico che ci proponiamo di intercettare, in ogni caso, vuole ridere, sì, ma con un retrogusto”.

Chiudo segnalando che da poco hai rinnovato il tuo sito Internet, enricobertolino.it, con una nuova webtv.

“Sì, si chiama Tvb, e in un futuro molto vicino sarà arricchita con contributi sempre più numerosi, compresi miei editoriali. Credo che sia una naturale evoluzione cui il comico deve adeguarsi, nell’epoca in cui i social network dominano”.

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