Home Notizie Una Storia da Cantare perde il filo del racconto: emozionano solo i fuoriclasse

Una Storia da Cantare perde il filo del racconto: emozionano solo i fuoriclasse

Una Storia da Cantare 2020, la prima delle 4 nuove puntate è dedicata ai Cantautori a Sanremo.

pubblicato 15 Febbraio 2020 aggiornato 9 Novembre 2020 14:39

Una Storia da Cantare allarga il racconto ma ne perde il filo: non c’è nulla che tenga insieme le varie esibizioni musicali, alcune pregiatissime (da teche – come anche nella prima stagione – altre dimenticabili) e non sembra esserci un percorso da seguire, narrativamente ed emotivamente, per il pubblico a casa. Se c’è, esiste solo nelle intenzioni degli autori, ma fa fatica a uscire dalle righe della scaletta.

Il programma sembra un gioco della Settimana Enigmistica, il classico ‘Unisci i puntini’: i puntini sono le esibizioni musicali – che portano a questo punto tutto il peso della serata visto che il racconto tout-court, la filologia dell’autore, la aneddottica, il dialogo con i familiari del protagonista di puntata scompaiono – ma si fa fatica a trovare delle linee per unirli. E così la figura di sfondo non appare.

“Questa formula è un esperimento”, ha detto Assante in conferenza stampa; lo era anche la prima stagione, con le monografiche. Lì il peccato fu la hybris di misurarsi con mostri sacrissimi e ‘lontani dalla tv’ con tempi di prova ridotti all’osso, ma almeno c’era l’idea di raccontare un autore con parole, ma soprattutto con la sua musica, interpretata da chi lo ha visto sempre come un’ispirazione, con tutti i rischi di una lettura apocrifa e magari vocalmente sporca. Ma l’emozione non ha voce e lo sporco ci può stare, se vissuto.

Qui, come dicevo, si perde proprio il racconto dell’autore.

Se ripercorriamo l’intera puntata, infatti, si fa difficoltà a capire il percorso immaginato nel racconto dei vari protagonisti e anche lo sviluppo di ogni singolo ‘capitolo monografico’. Si apre con Tenco, e ci sta: è una scelta, è un manifesto programmatico e un omaggio in apertura al cantautore che a Sanremo ci ha lasciato la vita.

Quindi si procede come in un sommario nel primo blocco, con esibizioni che presentano i vari protagonisti di puntata al pubblico. Ma si dà tanto per scontato: se fosse una ‘lezione’ sarebbe una lezione universitaria da triennio, mentre per portare il pubblico con sé bisognerebbe partire da un’introduzione elementare.

Dopo una spolverata di Vasco, di Endrigo e di Celentano, il racconto vero inizia con Beppe Fiorello e il suo Modugno: da qui si cerca di dedicare blocchi omogenei ai protagonisti, raccontati di fatto solo con le canzoni. Le parti di testo sono particolarmente superficiali e l’unico vero afflato narrativo arriva dal timbro profondo e dalla prosodia accattivante di Ruggeri, mentre la Guaccero appare sempre più schiacciata in un ruolo che non le si confà o che comunque vive ‘male’: non sembra a proprio agio e si sente, al netto del suo urlare, della sua fretta nell’eseguire il compitino, nel suo essere spaesata su un palco, nel suo raffreddare immediatamente il clima con una ‘presentazione’ impostata. Il ruolo della presentatrice tv non sembra il suo. In questa seconda stagione Ruggeri prende sempre più spazio e fa bene.

Ma tornando al racconto, si procede per giustapposizione: le parti ‘recitate’ servono a cambiare palco, come nella prima stagione, ed è un modo utile per imbastire un racconto. Quando c’è. Con uno schema allargato forse il ruolo del conduttore è più importante dello ‘stile’, altrimenti si rischia di andare a vento. Dopo Modugno (un applauso alla classe di Renzo Arbore), quindi, arriva Vasco con le sue donne, poi Celentano (viva Elio), a seguire Fossati (la migliore della serata è Serena Rossi, cui speriamo arrivi un Sanremo, presto), infine Endrigo, con la figlia in studio. Se fosse arrivato Morgan a sorpresa su Canzone per te avremmo avuto un brivido, tanto più che Bugo era in studio con Ruggeri.

In tutto questo nessuna struttura: sarebbe bastato un percorso cronologico, un’analisi diacronica del ruolo del cantautorato a Sanremo, che avrebbe avuto almeno un filo narrativo evolutivo. Ma no, sarà sembrato troppo banale. Così però non arriva nulla a casa, se non delle esibizioni più o meno belle e una conduzione a tratti lacunosa.

Migliorato, senza dubbio, l’aspetto visivo: una fotografia pulitissima, inquadrature che riescono a emozionare più dei testi, una cura nella scenografia e nell’immagine – e nel suono – che non si sentiva da tempo nel prime time di Rai 1. Un vero piacere, con qualche sbavatura da diretta e da prima puntata (come ad esempio i conduttori in un angolo senza luce, qualche impallatura improvvisa), ma con un effetto di gran classe che fa pendant con alcune esibizioni e con l’idea di fondo. Ma serve un modo semplice di raccontare e di arrivare dall’altra parte dello schermo.

Una Storia da Cantare, diretta prima puntata |  Cantautori a Sanremo

  • 21.00

    Io dopo una settimana non mi sono ancora ripresa. Datemi quello che prende Amadeus…

  • 21.36

    Senza pubblicità si va direttamente sul palco, con una Guaccero in versione signorina Buonasera che apre col sorriso e introduce Ciao, Amore Ciao. Si era detto che lo spirito dell’omaggio sarebbe stato allegro. E c’è anche Elio al flauto.

  • 21.37

    Eccolo Elio.

  • 21.38

    Si era parlato di alcuni accorgimenti visual. Il lavoro sulle luci col direttore della fotografia si nota subito: immagine pulitissima, nettissima. Sembra lucidata a mano.

  • 21.40

    In 3 minuti di canzone, Forzano ha fatto vedere tutte le camere praticamente…

  • 21.41

    Enrico Ruggeri prende subito il timore del racconto. E fa bene.

  • 21.42

    Applauso ad Amadeus per il suo successo dall’Auditorium di Napoli.

  • 21.43

    Si invitano i telespettatori nel second screen: hanno fortunatamente tolto di mezzo la cosa di far cantare la canzone più votata dai social, che spesso era già stata cantata.

  • 21.43

    Si parte da Vasco Rossi. La sua Vado al Massimo la canta Irene Grandi, giustamente. Di Vasco la canzone portata a Sanremo.

  • 21.46

    Bella questa inquadratura. Nel primo ciclo non c’era, mi pare.

  • 21.46

    Meno pathos costruito in questo inizio, diversamente dal primo ciclo che invece giocava molto su testi ‘pesanti’, anche vista la presenza di qualcuno della famiglia degli omaggiati scomparsi…

  • 21.47

    Beh, che succede?

  • 21.48

    Ho parlato troppo presto: inserto su un testo dedicato alla musica letto da Giusy Buscemi. Ecco sono questi i momenti che tagliano le gambe a un crescendo.

  • 21.49

    Ma che bello il palco…

  • 21.50

    Fabrizio Moro canta Lontano dagli occhi, 1969. Una versione rock arrabbiata. Non male la versione. Moro sorride: un evento.

  • 21.53

    Bianca Guaccero lo tira via dal centro del palco per chiacchierare un po’ sul cantautorato: continua l’effetto giustapposizione tra le parti. Manca un filo narrativo in questo racconto multiplo.

  • 21.55

    Che succede stasera? Si stanno prendendo le misure: la Guaccero parla a una camera che non la inquadra. Intanto a centro palco è arrivata Serena Rossi che canta E non finisce mica il cielo, scritta da Fossati per Mia Martini, che la Rossi ha interpretato in tv.

  • 21.58

    Bella e brava Serena Rossi. Bella e brava.

  • 21.59

    Complimenti di Ruggeri per la sua interpretazione di Mia Martini in tv. “La tecnica al servizio dell’anima”: Ruggeri sintetizza così Mia Martini. E l’omaggio è il migliore finora.

  • 22.01

    Che inquadratura strana, dall’alto, da teatro.

  • 22.02

    E arriva sul palco Bugo! Con Ruggeri canta Il ragazzo della Via Gluck.

  • 22.06

    Il gancio per introdurlo è il ricordo di Vasco che lascia il palco di Sanremo nel mezzo della sua esibizione, in playback. In tema di abbandoni eccellenti…

  • 22.07

    Bugo è proprio l’antitesi del presenzialismo tv. Si vede così spaesato sul palco…

  • 22.08

    Ruggeri: “Dal momento che coinvolge una persona che non c’è, io te lo chiedo: ma tu nel centro della difesa con Paolo Belli ti trovi bene?”. Giocano nella Nazionale Cantanti insieme. A differenza di altri programmi non si entra nel caso, si gioca e si canta. Pubblicità.

  • 22.15

    Beppe Fiorello e la telefonata che ti cambia la vita: per lui fu quella di interpretare Domenico Modugno per una fiction. In effetti da quella miniserie è nato anche uno spettacolo teatrale…

  • 22.18

    Beppe Fiorello canta Meraviglioso, scritta da Modugno e Pazzaglia, scartata da Sanremo 1968. Era l’anno dopo del suicidio di Tenco e non pensarono fosse adatta.

  • 22.21

    Si accenna a una standing ovation in Auditorium: “Non vi azzardate!” dice Beppe Fiorello, che ha regalato un vero momento di spettacolo, tratto dal suo show. E dalla sua vita. Lasciatecelo ancora un po’, su.

  • 22.24

    Il cantautorato nasce in Italia, dicono. Il primo fu proprio Modugno. Lo canta anche Paola Turci con Dio come ti amo. Ma un filo storico-cronologico no? Si passa di palo in frasca, non c’è una storia da seguire, ‘solo’ canzoni da cantare. E sì che sono il clou, ma sono lasciate sole…

  • 22.30

    Ci si ferma su Modugno: se ne racconta il doppio successo a Sanremo e ci si affida a Renzo Arbore per Piove – Ciao ciao bambina (1959).

  • 22.31

    Che meraviglia Arbore che canta Modugno in chiave jazz ‘soft’. Una chicca. Possono anche chiuderlo qui il programma.

  • 22.35

    E niente, Bianca Guaccero urla ma scompare sulla scena.

  • 22.36

    Perché l’audio sulle immagini in bianco e nero? Perché, mentre parlano le persone?

  • 22.37

    L’applauso a Riccardo Pazzaglia ci sta tutto.

  • 22.37

    Perché far uscire la Guaccero e poi farla rientrare per l’annuncio? Non si poteva iniziare a schiaffo? Comunque tocca a Giuliano Palma misurarsi con Volare. E dopo Arbore, Turci e Fiorello non può aiutare neanche il tocco latin.

  • 22.42

    Il primo picture disc, il 45 giri di Nel blu dipinto di blu. Pubblicità. E si continua dopo con Vasco Rossi e le sue donne.

  • 22.48

    Si riparte da Noemi che canta una Vita Spericolata intimista e un po’ rock.

  • 22.54

    Questo continuo riferirsi a qualcosa che succederà dopo ma che noi non sappiamo è stucchevole.

  • 22.55

    Si parla di Vasco autore: si parte con Irene Grandi che si è cambiata e canta Finalmente Io, portata a Sanremo 2020.

  • 22.56

    Lo studio.

  • 23.01

    Patty Pravo subito dopo con E dimmi che non vuoi morire (1997).

  • 23.02

    Citazioni optical nella grafica…

  • 23,07

    Ruggeri: “Io faccio un passo indietro…”. La Pravo però ribattezza il trio, il Trio Monnezza. Vabbè, oltre. Di nuovo pubblicità.

  • 23.14

    Cambio look e abito per la Guaccero, che proprio il ritmo nisba.

  • 23.14

    Ermal Meta canta Almeno tu nell’universo. Qualche titubanza all’inizio ma almeno l’abbinamento è inedito. Se poi non volesse strafare..

  • 23.20

    Ermal trema, dice la Guaccero. Alla fine le domande e le risposte sono davvero superflue. Eccetto forse questa di Meta sull’ermeneutica del pezzo.

  • 23.21

    L’allargamento indebolisce. La monografica era meglio, negli errori e nella hybris.

  • 23.21

    Si va a Sanremo 1987, con Ruggeri che presenta a Sanremo Quello che le donne non dicono, cantata però da Noemi.

  • 23.24

    … ed entra anche Ruggeri. Che aggiusta anche la spallina cadente a Noemi.

  • 23.27

    “Io spero ci siano sempre più uomini capaci, come te, di amarci, raccontarci, descriverci”… dice Noemi a Ruggeri. E dalle torto.

  • 23.27

    Con Ruggeri c’è il racconto della musica. Si parla ora di Fossati che come Ruggeri arrivò a Sanremo con un gruppo: erano gli anni di Jesahel, con i Delirium, nel 1972. A rifarla i Funk Off con Leo Gassmann e la Guaccero.

  • 23.31

    Ruggeri racconta di quando la Mannoia andò a Sanremo con Le notti di maggio, di Ivano Fossati. E la affidano alla Guaccero.

  • 23.36

    E alla fine del pezzo di commuove, non riesce a finirlo. Eh…

  • 2337

    Beppe Fiorello in platea inizia a recitare Minchia, signor tenente. Un colpo allo stomaco e un modo per ricordare Faletti. A sorpresa, direi.

  • 23.40

    E sul palco I Decibel con Contessa. Ohhh, iniziamo a fare le cose serie.

  • 23.45

    Perché abbiamo dovuto aspettare le 23.45 per Elio in versione Celentano?

  • 23.47

    Si rotola anche per terra. Che meraviglia! Mi sento come venerdì scorso, quando ormai rassegnata a una diretta piatta scesero Bugo e Morgan…

  • 23.49

    “Celentano è stato il primo grande trasgressore del Festival di Sanremo. Ha rotto gli schemi” dice Elio, che di schemi rotti se ne intende.

  • 23.50

    Si chiama una pubblicità che non c’è, ma si fa subito con i successivi che entrano in scena così… Tocca a Stefano Fresi che canta Chi non lavora.

  • 23.52

    Però, carina la versione con mash-up.

  • 23.55

    La versione al femminile della stessa canzone, presentata in quello stesso Sanremo e cantata da Claudia Mori, arriva sul palco conGiusy Buscemi

  • 23.58

    Manca poco a Mezzanotte e manca ancora Sergio Endrigo: non è che hanno preso come schema le scalette di Amadeus, vero? Pubblicità.

  • 00.02

    Tg1 60 secondi. Io ho sonno, però.

  • 00.04

    Si riparte da Canzone per te (1968) cantata proprio da Ruggeri. Se entrasse Morgan adesso….

  • 00.08

    In platea Claudia Endrigo: si recupera dunque la dimensione del racconto di famiglia della monografica.

  • 00.11

    Cammariere canta L’Arca di Noè (1970) di Endrigo.

  • 00.16

    Bianca, perché urli? Intanto arriva Ruggeri con Gassmann.

  • 00.18

    Leo Gassmann canta Adesso sì, di Endrigo.

  • 00.21

    “Faticosa ma bella questa serata” dice Ruggeri, prima che entrino Fresi e Buscemi, non tanto a sorpresa, per cantare Mistero, con cui Ruggeri ha vinto nel 1993. La parte più carina, con tutti che gli rubano il tempo lasciandogli solo Mistero da cantare. Diciamo che la Buscemi ha un gran coraggio. Così come la scelta del viola e del giallo sul palco (chapeau).

  • 00.25

    Si saluta il pubblico e si dà appuntamento a sabato prossimo con l’omaggio a Mina. La sigla resta la stessa, ovvero Una Storia da Cantare: e tra l’esibizione live scorrono anche gli highlights.

  • 00.30

    La puntata è finita. Andiamo in pace. Per la recensione se ne parla domani mattina presto…

A una settimana dalla finale di Sanremo, il Festival torna protagonista del sabato sera di Rai 1 con Una Storia da Cantare, che torna nel prime time più competitivo del palinsesto con una prima puntata dedicata proprio ai Cantautori a Sanremo in onda questa sera, sabato 15 febbraio, dalle 21.25 e che seguiremo live su TvBlog.

Alla conduzione tornano Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero, alla regia ritroviamo Duccio Forzano e nella squadra autoriale coloro che hanno dato forma alle prime tre puntate in onda lo scorso novembre. Un progetto non facile, con tante trappole, ma sicuramente ambizioso, che cerca adesso una formula leggermente diversa, con più omaggi raccolti in una sola serata, a eccezione della seconda tutta dedicata a Mina, e riguardanti anche artisti viventi e operanti.

A rendere il progetto particolarmente interessante la realizzazione in rigorosa diretta: il programma, infatti, va in onda live dall’Auditorium Rai di Napoli, con una scenografia che richiama i fasti di Senza Rete e che quest’anno recupera anche le canne originali dell’organo usato nello storico programma del Primo Canale.

Una Storia da Cantare, Cantautori a Sanremo: anticipazioni e ospiti prima puntata

La puntata di questa sera si apre con un omaggio a Luigi Tenco: Enrico Ruggeri ed Ermal Meta cantano Ciao, Amore Ciao, portata in gara a Sanremo 1967 ed esclusa dalla finale. “Una canzone di speranza, di emigrazione, che canteremo col sorriso” ha detto Ruggeri in conferenza stampa ricordando così il cantautore che si tolse la vita proprio durante il Festival del ’67.

Tra i brani protagonisti della serata Vita spericolata di Vasco Rossi, i 24.000 baci di Adriano Celentano, le hit che hanno cambiato la musica italiana di Domenico Modugno, le tracce lasciate da Ivano Fossati con E non finisce mica il cielo o Le notti di maggio, per arrivare a Sergio Endrigo, con Canzone per te, scelta da Morgan e Bugo per la serata delle Cover di Sanremo 2020. E tra gli ospiti di questa prima puntata c’è proprio Bugo, che Ruggeri aveva invitato dalla platea dell’Ariston nei giorni del Festival.

Oltre a Meta e Bugo, la prima puntata ha come ospiti Beppe Fiorello, Elio, Irene Grandi, Bugo, Leo Gassman, Serena Rossi, Paola Turci, Stefano Fresi, Fabrizio Moro, Patty Pravo, Renzo Arbore, Sergio Cammariere, Noemi, Giuliano Palma, Giusy Buscemi, Maldestro, i Decibel e Funk Off.

Una storia da cantare 2020, il format

Quattro puntate per quattro sabato sera. Sabato 22 febbraio puntata dedicata a Mina per i suoi 80 anni, il 29 febbraio omaggio a Pino Daniele, Enzo Jannacci e Rino Gaetano, mentre l’ultimo appuntamento sarà sabato 7 marzo e i contenuti sono ancora da definire.

Una storia da cantare è un programma scritto da Ernesto Assante, Gino Castaldo, Matteo Catalano, Alberto Di Risio, Angela Fortunato, Duccio Forzano, Pietro Galeotti ed Enrico Ruggeri, con la regia di Duccio Forzano.

Una storia da cantare 2020, come seguirlo in diretta tv e in live streaming

Il programma va in onda in diretta dall’Auditorium del Centro di Produzione Rai di Napoli da sabato 15 febbraio a sabato 7 marzo. L’inizio è fissato alle 21.25 e va in onda su Rai 1 e Rai 1 HD (DTT, 501) oltre a essere diffuso in live streaming su RaiPlay, dove poi sarà disponibile on demand.

Una storia da cantare 2020, second screen

L’hashtag ufficiale è #unastoriadacantare.