Home Notizie Live – Non è la d’Urso, silenzi e risate agli sgarbi di Sgarbi

Live – Non è la d’Urso, silenzi e risate agli sgarbi di Sgarbi

Scarsa moderazione e pubblico in delirio: che cosa non ha funzionato nello scontro fra Vittorio Sgarbi e Vladimir Luxuria di lunedì sera?

pubblicato 19 Novembre 2019 aggiornato 30 Agosto 2020 11:06

No, Vittorio Sgarbi che sbraita contro Vladimir Luxuria non è trash. Non fa ridere, non è spettacolo, non intrattiene. Vittorio Sgarbi che si scompone mettendo il naso nel privatissimo, fino a dentro le mutande, di Vladimir Luxuria, non è comico, esilarante o spassoso. “Innanzitutto ti comporti in maniera educata“, gli avrebbe tonato Barbara d’Urso qualche anno fa. Crolli di palazzine popolari, responsabilità politiche. Vi ricordate? Quella sfuriata alla conduttrice gli costò due settimane di espulsione dagli studi Mediaset. Passati dieci anni dall’accaduto, non pare che la misura punitiva abbia sortito l’effetto correttivo desiderato. Anzi, il temperamento fomentino del critico d’arte non accenna ad esaurirsi con lo scorrere del tempo. Ciò non gli impedisce di essere spesso chiamato ospite dei principali salotti televisivi, scheggia impazzita, che a ben vedere ha la carica più simile a quella di una controllatissima bomba ad orologeria, pronta a scoppiare quando si schiaccia un pulsante. O si lancia un servizio. Tre, due uno: detonato.

No, Vittorio Sgarbi che dice di apprezzare Vladimir Luxuria, salvo poi tirare in ballo dubbi sulla sua identità di genere, non è Live, è Dead. Qualcosa di ben più censurabile del capezzolo di una spogliarellista. È violenza verbale, a tutti gli effetti, e il fatto che lasci attonito il pubblico, ma alla fine nemmeno troppo e quindi giù di ridarella, è ancor più preoccupante. L’arena sguaiata, con chi si sbellica dalle risate per qualche ciuffo fuori posto o per una “capra” al pascolo, pensa che tutto sia finzione. È tv, è rappresentazione, un gioco tra le parti che si chiude con la pubblicità. Ma se fosse anche altro? Un contenuto video che veicola sul web, un meme virale, una gif sottotitolata, un remix, un “nuovo mostro” che torna in circolo. Lo è. Fosse anche finzione scenica, è stata emessa e scatena prevedibili reazioni. Pollice verso o all’insù, ma poco conta se il Live Sentiment riabilita le parole dell’ex-parlamentare. È Vittorio Sgarbi ad aver dominato. A lui è stata nuovamente concessa tribuna, in prima serata.

Perché anche questo è un tema, la licenza di offendere. Parafrasando a metà Michela Murgia, gli ascolti non sono una giustificazione sufficiente, anche perché quelli sono, superiori sì a quelli delle scorse puntate, ma in calo rispetto allo scorso anno. La moderazione del (chiamiamolo) confronto è stata pressoché assente. Un “basta parolacce” generico, che sarebbe andato bene anche per una lite per la spesa settimanale fra due inquilini del Grande Fratello. Troppo poco per chi continua da anni a combattere con forza e sincerità per alcune battaglie civili, anche in tempi non sospetti, anche quando alcuni temi non erano così pop in televisione quanto ora. In situazioni simili, un’energica tirata d’orecchi pubblica non solo avrebbe potuto ricondurre la conversazione a toni umani, ma anche offerto l’occasione per riprendere coloro che in sala avevano alimentato il tifone Sgarbi. Perché se il teatro deve rimanere aperto a costi contenuti, tanto vale assistere per due ore all’ennesima operazione chirurgica di Rodrigo Alves, che non fa male a nessuno, se non al diretto interessato. Rimuovere un paio di costole e, con loro, i tifi da stadio, la baraonda, il cattivo cattivo cattivo gusto. Utopia?