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Elena Bucaccio a Blogo: “Non dirlo al mio capo? L’ispirazione da Grey’s anatomy. Lavoro su un family drama alla This Is Us”

Blogo ha intervistato Elena Bucaccio, sceneggiatrice di Non dirlo al mio capo, ma anche di tanti altri successi Rai come Che Dio Ci Aiuti e Romanzo Famigliare, ora al lavoro su Diavoli per Sky e su altre novità, sempre con lo sguardo alla serialità statunitense

pubblicato 18 Ottobre 2018 aggiornato 31 Agosto 2020 06:59

Dietro alle bugie della protagonista di Non dirlo al mio capo c’è lei: Elena Bucaccio, sceneggiatrice, insieme a Francesco Arlanch, anche della seconda stagione della fiction targata Lux Vide di cui oggi, 18 ottobre 2018, su Raiuno va in onda l’ultima puntata.

Prima di parlare di cosa hanno preparato per il finale della serie con Vanessa Incontrada e Lino Guanciale, però, diamo uno sguardo più generico a tutta la seconda stagione, che ha vinto la sfida del giovedì sera fino a toccare, la settimana scorsa, quota 5 milioni di telespettatori.

“Non dirlo al mio capo ha un pubblico molto attivo”, ci ha detto la Bucaccio. “La media d’età del pubblico che segue la serie è di 57 anni. Non è un pubblico giovanissimo, ma è la fiction con la media d’età più bassa di Raiuno: la media d’età del pubblico de I Bastardi di Pizzofalcone, per esempio, è di 62 anni”.

Il pubblico, insomma, ha gradito la seconda stagione…

“E’ piaciuto molto il quadrilatero amoroso tra Nina (Sara Zanier), Enrico (Guanciale), Diego (Iago Garcia) e Lisa (la Incontrada), Perla (Chiara Francini) e Rocco (Antonio Gerardi), mentre non è piaciuta molto la storia legata agli adolescenti… Probabilmente il pubblico si era affezionato alla coppia formata da Mia (Ludovica Coscione) e Romeo (Saul Nanni) ed ha visto l’arrivo di Aurora (Beatrice Vendramin) come un tradimento”.

Però anche in questa stagione la storyline più adolescenziale ha trattato un tema difficile come la malattia mentale…

“Forse anche questo ha fatto la differenza. Con la malattia fisica (Romeo nella prima stagione aveva la leucemia, ndr) c’è più empatia, mentre sul disagio psicologico un po’ meno. Poi il pubblico adolescenziale è immediato, era troppo affezionato alla coppia precedente. Ma saranno ripagati delle loro sofferenze! E poi c’è Perla, resto scioccata dai commenti che arrivano su di lei…”

E’ un po’ la Karen Walker italiana…

“Sì (ride, ndr)! Chiara Francini è un’attrice straordinaria, molto simpatica, si dà al 100% ed anche lei adora Perla”.

Ma il personaggio l’hai scritto su misura per lei?

“E successo come con Azzurra (interpretata da Francesca Chillemi, ndr) in Che Dio Ci Aiuti: sono personaggi scritti in un modo, ma che presi dall’attore sono trasformati, restando fedeli al personaggio originale. Sono personaggi sopra le righe rimanendo calmi e sinceri. Azzurra e Perla sono i miei alter ego cinici: dicono quello che vorremmo dire noi ma che hanno un profondo senso del rispetto e dell’amicizia. E’ quello che desideriamo negli altri: non incontrandoli nella vita reale, mi sono scritta delle amiche immaginarie! (ride, ndr)”.

La seconda stagione doveva andare in onda in primavera, poi è slittata. Però alla fine questa decisione si è rivelata una promozione per la serie…

“La stagione è stata scritta un anno fa, poi c’era un problema di sovrapposizione con un’altra serie di cui la Incontrada era protagonista, Il Capitano Maria, ed è stata spostata. E’ stato strano vedere ora scene scritte più di un anno fa”.

Nonostante questo, i casi di puntata sono molto attuali…

“Noi autori ogni tanto ci preoccupiamo perché siamo premonitori… La puntata sui vaccini (in cui un infermiere si rifiuta di vaccinare i bambini pazienti, ndr) l’abbiamo scritta un anno fa su un caso reale, che è andato in giudicato quasi il giorno stesso della messa in onda dell’episodio”.

E poi avete riportato in tv Paolo Calissano, guest-star di una puntata nei panni di un Capitano di una nave…

“Ha interpretato uno Schettino buono. Per i casi di puntata cerchiamo dei volti riconoscibili, su cui ci sia affezione, perché hanno poche scene ed è importante che siano riconoscibili e bravi. Servono dei volti che riconosci subito, che si divertono ad interpretare personaggi che di solito non interpreterebbero… Paolo Calissano è stato divertente: faceva strano vederlo con il cappello da Capitano! Mi ricordo che nella prima stagione di Che Dio Ci Aiuti avevamo scelto Massimo Ciavarro come ex fidanzato di Suor Angela (Elena Sofia Ricci)… Ricordo che online impazzirono tutti: era la prima cosa che fece da attore dopo molti anni”.

Un po’ come negli Stati Uniti si intendono le guest-star… A proposito di serie americane, tu non hai mai nascosto la tua passione per Grey’s anatomy, e Non dirlo al mio capo sembra prendere ispirazione proprio da lì, anche nel modo in cui avete raccontato il sesso…

“Merito anche della Lux Vide, che è una società cattolica molto seria che ce l’ha permesso. Io credo che le cose non hanno un valore in sé, hanno un valore per come le racconti. Se tratti con sincerità, modernità e delicatezza i temi, puoi fare di tutto. Ho sempre fatto così, e non ho mai avuto problemi di censura”.

Un po’ come Grey’s Anatomy…

“Sì, è vero, se potessi sposarmi con Shonda Rhimes lo farei (ride, ndr)!”

Hai pensato di fare uno Scandal italiano?

“Sarebbe molto difficile, gli italiani hanno un’affezione verso i politici molto bassa, mentre in America il Presidente è il Presidente. La Lux, invece, sta lavorando ad un medical drama, e non è facile: l’idea che gli italiani hanno sulla sanità non è così positivo, come in America… Ma sta venendo fuori una cosa molto bella. Bisogna trovare un personaggio guida che sia molto forte, un po’ come The Good Doctor, che è andato in onda in estate ed è stato un successo”.

In Italia andrebbe bene anche una serie alla This Is Us…

Su quello ci sto lavorando, per Canale 5. Non sarà un remake, ma una serie familiare con passato e presente che si uniscono e con una famiglia molto speciale. E’ molto difficile da scrivere, ma spero che venga bene”.

Tornando a Non dirlo al mio capo 2, hai scritto la sceneggiatura poco dopo essere diventata mamma. Per questo nella seconda stagione è molto forte la presenza del tema del rapporto genitori-figli?

“Le nostre vite agiscono su quello che scriviamo. Prima lo raccontavo dalla parte dei figli, ora dalla parte dei genitori. E’ il bello del mio lavoro, che le nostre vite agiscono, dobbiamo avere tanta vita! Lo sceneggiatore deve andare in autobus, deve vivere tanto”.


E cosa ci dici del finale della seconda stagione? Abbiamo visto che Nina sarà uccisa e che Enrico è accusato di omicidio…

“Abbiamo tentato una commistione di generi molto forte, cercando di rendere credibile all’interno di una dramedy una componente più drama. Secondo me ci siamo riusciti. E’ un’ultima serata che non chiude solo la linea sentimentale, ma ci sono tante cose dentro”.

Dopo Non dirlo al mio capo 2 arriverà, a gennaio, Che Dio Ci Aiuti 5…

“Abbiamo finito di girare il primo blocco. Ci sarà un nuovo ingresso molto interessante, Suor Angela affronterà una storia personale che la porterà ad una crisi, ed una grandissima sorpresa sull’evoluzione di Azzurra. E’ la serie del mio cuore, ci sono molti temi a me cari: i ragazzi portatori di handicap, l’amore vero, la crisi religiosa, il lutto… Non vedo l’ora che la vediate”.

Hai anche scritto (insieme ad un team autori che include, tra gli altri, Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri, Daniele Cesarano e Barbara Petronio) Diavoli, la nuova serie Lux Vide destinata a Sky con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey…

“Ho finito di scriverla, ora la stanno girando. E’ una serie sulla finanza, ho studiato un sacco, ora so cosa significa shottare, andare lunghi sui mercati… Grandi location, set pazzeschi, regista internazionale (Nick Hurran, insieme a Jan Michelini, ndr), ha un altro tipo di ‘pasta’, molto più maschio: è la storia di un gruppo di uomini che lottano per il potere e per salvare il proprio Paese. C’è un team di scrittura gigantesco”.

Hai anche scritto Romanzo Famigliare: in questo caso, una seconda stagione è possibile?

“Intanto sto lavorando ad un’altra serie… Francesca è una sceneggiatrice splendida, raramente ho trovato una penna come la sua, ho imparato tanto da lei. Ci abbiamo messo due anni a scrivere Romanzo Famigliare (per Non dirlo al mio capo ci abbiamo messo sette mesi), è stato divertente: il riferimento in quel caso è stato Amy Sherman-Palladino. Quando Lorenzo Mieli mi ha proposto di lavorarci, ho capito che il mio riferimento era Una mamma per amica”.

Allora conoscerai anche The Marvelous Mrs. Maisel…

“Certo, e sto lavorando per Amazon su una serie su quel modello: un dramedy con protagonista una donna, se sarà approvata sarà girata in italiano”.