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Fotoromanzi, fiction, reality: la storia (della tv) si ripete

Questo bel giovanotto di altri tempi che vedete alla sinistra è ormai un reperto catodico. Si tratta di Claudio Aliotti e i più attempati avventori di questo blog lo ricorderanno come uno storico volto di fotoromanzi. Ovvero uno dei generi più longevi e al contempo retrò della cultura di massa contemporanea, che trovete impeccabilmente ricostruito

27 Novembre 2007 22:02

claudio aliotti flavio montrucchio Questo bel giovanotto di altri tempi che vedete alla sinistra è ormai un reperto catodico. Si tratta di Claudio Aliotti e i più attempati avventori di questo blog lo ricorderanno come uno storico volto di fotoromanzi. Ovvero uno dei generi più longevi e al contempo retrò della cultura di massa contemporanea, che trovete impeccabilmente ricostruito in un topic ad hoc su Wikipedia. A differenza di altri colleghi, che hanno trovato miglior fortuna nella recitazione di professione – vedi due seduttori navigati come Ray Lovelock e Kabir Bedi o belli di nuova generazione come Alessio Boni e Roberto Farnesi – Aliotti è rimasto legato a quel marchio senza grandi possibilità di svolta (a parte qualche ruolo in film di poco conto). Il suo faccino d’angelo, di una virilità d’altri tempi, è l’emblema di una bellezza innocente, esibita senza scandali né ambizioni.

Se setacciamo l’archivio dei divi da copertina di una volta, noteremo che ognuno ha intrapreso un percorso diverso, ma il fotoromanzo ha rappresentato per molte carriere un grande atto di onestà (un po’ quello che i film erotici d’autore sono stati per le loro muse). Unico requisito ammesso per accedere al tempio del film statico, immortalato sulle pubblicazioni rosa, è sempre stato la bellezza, senza alcun inganno né false autocelebrazioni talentuose. Se questi personaggi avessero avuto delle capacità o no, lo avrebbero dimostrato dopo. Di fronte a uno scatto passionale immortalato dall’obiettivo, l’importante era ostentare seduzione e avvenenza e recitare dichiaratamente con il corpo anziché con la tecnica e la dizione.

Ora voltiamo pagina e guardiamo al presente. A Donna Detective figura nel cast Flavio Montrucchio, che millanta, dopo anni di pregiudizi post-reality, di aver finalmente avuto una grande chance da attore (della serie, le soap come Centovetrine, che davvero ti danno modo e tempo di crescere, ai fini del curriculum sono carta igienica).
Guardandolo fingere di recitare, non viene da contestare le sue qualità artistiche, ma l’orgoglio che c’è dietro nel rivendicare una parte (né più né meno quella dello strafigo che arrapa la capa).

“Sono molto contento perché è un prodotto di qualità. Ho scelto Donna detective anche per questa ragione: la regìa di Cinzia Th Torrini è una garanzia, per me è una bella scuola. Ci sono finito per caso in questa professione, col tempo mi è uscito il fuoco dentro… Cinema, tv o teatro non fa differenza “.

Tutti umili e volenterosi, i nostri attori allo sbaraglio, che un tempo facevano la gavetta in produzioni amatoriali e ora pretendono di entrare dalla porta principale. Altro testimone lampante di questa carriera a tempo di record Luca Argentero, ennesimo ex-gieffino consacrato ad animale da set. Da premettere, in Saturno Contro credibilissimo, grazie a un personaggio su misura (in quanto a fascino epidermico) e a un regista emozional-paterno come Ozpetek. Ma poi va a Very Victoria e, forte della pioggia di offerte cinematografiche, ostenta:

“Carabinieri è utile nella fase didattica. Lì non reciti, ma sei semplicemente te stesso e inizi a osservare il mestiere. Per quanto riguarda i miei ex-compagni di avventura che fanno le televendite, beh, in quel caso basta non essere dislessici”.

E a questo punto, con tanto di snobismo in fiore, il cerchio si chiude. Non conta se hai fatto un reality o no, visto che Taricone nei polizieschi non ha nulla da invidiare a Silvestrin. Il problema è degli sceneggiatori, che non scrivono più personaggi in grado di fare la differenza (anche nelle fiction, che prima avevano un loro perché). Guardando Donna Detective, serie nostrana sciapa e priva di guizzi creativi, non ti accorgi del carisma di Lucrezia Lante Della Rovere, come guardando Flavio Montrucchio non ti convinci della sua buona volontà ma ti limiti a spogliarlo con gli occhi.

Le cose sono andate un po’ diversamente con La Baronessa Di Carini, in cui Vittoria Puccini, navigata interprete di feuilleton, è riuscita a onorare con professionalità il suo straordinario personaggio, mentre il farfugliante Argentero si limitava a far parlare ancora una volta la sua bellezza.

L’ultima incognita del nuovo corso resta l’emergente Giulio Berruti: ha fatto impazzire nel giro di poche settimane internauti di ogni sesso, che non riescono a scrollargli gli occhi di dosso. Ma, diciamoci la verità, anche per lui Elisa di Rivombrosa è il primo fotoromanzo di un futuro professionale incerto. Il fatto che prima non abbia partecipato a un reality non gli dà, per questo, una marcia in più. Anche nel suo caso, la bravura è ancora tutta da dimostrare, magari con un bel copione di Shakespeare…