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Brothers & Sisters, una serie “seria”

Brothers & Sisters non è da serie da prendere alla leggera. Il ritorno sulle scene della storica interprete di Ally Mc Beal e il titolo comedy potrebbero ricondurre al classico genere familiare incarnato da prodotti come Party on Five (poi diventato Cinque in famiglia) o Settimo Cielo. E invece qui il rapporto genitori-prole diventa molto

21 Marzo 2007 13:33

kitty brothers & sisters Brothers & Sisters non è da serie da prendere alla leggera. Il ritorno sulle scene della storica interprete di Ally Mc Beal e il titolo comedy potrebbero ricondurre al classico genere familiare incarnato da prodotti come Party on Five (poi diventato Cinque in famiglia) o Settimo Cielo.
E invece qui il rapporto genitori-prole diventa molto più complesso, sicuramente non riducibile ai drammi personali o a conflitti di natura generazionale.
Ad insinuarsi, infatti, nelle dinamiche parentali è la politica, argomento difficile per le implicazioni ideologiche ad esso connesse eppure affrontato con lucidità e senza mai scadere nella faziosità.
Brothers & Sisters, infatti, propone in una cornice domestica la spaccatura partitica americana, che vede la protagonista femminile Kitty difendere le posizioni repubblicano-conservatrici (assieme a suo padre e al fratello Tommy), mentre la madre appartiene alla corrente di pensiero opposta che è contraria alla guerra.
Ad aggravare i termini della querelle, il ruolo mediatico ricoperto da Kitty, resa celebre da una trasmissione radiofonica per il suo fervore politico e promossa in tv alla conduzione di un programma tutto suo.
In molti insinueranno che la posizione prevalente sostenuta da un volto carismatico come Calista Flockhart, tornata in piena forma alla sua vocazione seriale, potrebbe essere di netto stampo filo-governativo.
Eppure quel che affascina delle serie americane è la capacità di raccontare la realtà e farla entrare nella finzione con genialità creativa e onestà intellettuale.
Più che sottoporci al bivio pro o contro Bush, il telefilm in questione discute di categorie di pensiero e porta la dialettica nel salotto di casa, senza ridurre i rapporti familiari a beghe scandalistiche o ripicche provinciali.
Cosa che a noi è difficile fare, senza scadere nel dualismo berlusconiano o anti-berlusconiano.
Dalle nostre parti, insomma, non si riuscirebbe mai a produrre un dialogo così intenso, che vede una madre e una figlia divise dalla guerra e allo stesso tempo dall’orgoglio:

“Ce l’hai con me perchè ho mandato mio fratello Justin in guerra, perchè l’ho sbattuto in prima linea? E’ ridicolo!”

“Sì, si fidava di te. Lui te l’ha chiesto e gli hai detto…”

“Gli ho detto la stessa risposta che gli darei anche oggi, che sono fiera di lui. Io ero lì, ero proprio lì a New York a sei isolati da dove sono crollate le torri.”

“Lo so bene, sei mia figlia. Ero spaventata per te. E poi ho avuto paura per lui giorno dopo giorno dopo giorno. Tu non puoi neanche immaginare cosa significhi per una madre. Perchè non pensi a questo quando propagandi le tue idee alla radio? E adesso lo farai anche in tv…”

“No, mamma. Non si tratta solo delle mie idee politiche. Tommy e papà la pensano come me e tu hai mandato avanti un rapporto di quarant’anni con un uomo con cui fondamentalmente sei in disaccordo. Ma non riesci ad amare me. E non so quale sia il motivo. Di sicuro non è la guerra”.

Un buon motivo per aspettare con ansia il secondo episodio della serie, questa sera alle 21.55 su Fox Life.