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La tv sempre più Gaberscik: da Mengoni a Marcorè la chiave del nuovo successo impegnato

Figlia d’arte e first lady della comunicazione. Il suo nome è Dalia e da lei dipendono molti dei successi tv di stagione

pubblicato 24 Marzo 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:59

C’erano una volta gli agenti tv in grado di piazzarti in reality o di procurarti un’ospitata. Ora tutto questo è out. E non è solo Lucio Presta che, grazie al potere d’acquisto di Roberto Benigni, porta Elisa Isoardi e Federica Panicucci in prima fila ad abbeverarsi di critica dantesca.

Lo stesso Beppe Caschetto, con la sua Itc, ha formato una duplice alleanza con un potere nobilitante più forte, visto che molti suoi artisti lavorano grazie all’impegno. Per capirci, quest’anno il vero successo ce l’hanno solo quelli saliti sul carrozzone di Giorgio Gaber, beneficiando della sua aura radicalchic. Anzi Gaberscik.

Era il 30 novembre 2012, quando usciva il triplo Cd per Gaber… io ci sono, il più grande tributo mai realizzato nella storia della musica, a cura della Fondazione Gaber presieduta dalla figlia Dalia (la cui mamma è Ombretta Colli). Fazio gli dedicò uno speciale del lunedì di un’autoreferenzialità pazzesca (per non parlare dei molti tributi musicali imbarazzanti, per quanto inadeguati).

Peccato che Dalia Gaberscik non sia una figlia di qualunque, ma una donna molto influente. E’ infatti, al timone di uno dei più importanti uffici stampa di spettacolo, vale a dire Goigest, che fino a qualche anno fa aveva dimenticato il buon nome di papà, facendo comunicazione dell’Isola dei famosi.

Lei stessa commentava così il suo percorso nel 2010, in un’intervista a La Stampa:

“Ho iniziato nel 1986 e dal ‘90 al 2000 ho lavorato all’ufficio stampa di Canale 5, Rete4 e Italia 1. Felice. Sono uscita perché avevano preso un superiore con cui non andavo d’accordo, era terribile, tutto quello che facevo per lui era mal fatto. Ho approfittato della mia seconda maternità per fuggire. Ero disperata, poi ho rischiato del mio e mi è andata bene. Il mio potere è la correttezza e la riconoscibilità. Il mio patrimonio sono i rapporti. Il mio lavoro è fatto di mediazioni e compromessi, inconcepibile per mio padre. Non avrebbe condiviso il mio lavoro”.


Ora, quindi, che il trash è morto e la cultura fa girare molto più credito (anche in senso monetario), tanto vale dare in pasto Gaber proprio a tutti. La regia dell’apertura al pop di Fabio Fazio, in realtà, è tutta di Dalia. Dalia è la prima che ha fatto accedere all’intellighenzia di sinistra, e quindi ai programmi di RaiTre, Emma Marrone ammettendola nel progetto.


Ma Dalia è la stessa che, oltre ad aver fatto cantare Destra sinistra a Mengoni, ha vinto con lui Sanremo 2013 (Goigest ne è l’ufficio stampa), Mengoni che ora è ospite su RaiTre una settimana sì e l’altra pure. La stessa Dalia, pur simpaticamente, promettava sui social – a chi votasse Mengoni – di restituire gli sms come l’Imu.

Molto vicina alla Fondazione Gaber è anche Nicoletta Mantovani, vedova di Pavarotti, guarda caso giurata di qualità a Sanremo (come anche la Dandini fa parte dello stesso entourage, essendo artista di Caschetto che è molto vicino alla Gaberscik).

Insomma, il disegno del melting pot è partito dalla Gaberscik, che ha dato in pasto Destra sinistra persino a Rocco Papaleo, reduce dalla foca di Sanremo 2012 e dalle commedie leggere.

Suo anche il merito di aver ripulito l’immagine di Luca e Paolo, portandoli nel giro satirico che conta. Anche loro, gaberisti della prima ora e ormai attori impegnati di teatro, sono passati dalle gag Mediaset-centriche del flop di Scherzi a parte – con ospiti del calibro di Iva Zanicchi e Massimo Boldi – a un gettone fisso nel tempio della credibilità, Che tempo che fa. Dopo aver persino fatto i supplenti di Crozza nella copertina di Ballarò.

E, poi, ancora Neri Marcorè, reduce dall’omaggio Un certo signor G., da quest’anno conduce Neripoppins su RaiTre. La stessa rivelazione dell’opinionismo catodico, Andrea Scanzi, ora conduttore di Reputescion su La3, ha scritto lo spettacolo Gaber se fosse Gaber, patrocinato dalla Fondazione Gaber, che attraversa i teatri d’Italia dal 2011 e continuerà fino al 2013.

Gaber ha portato semplicemente a tutti fortuna o, semplicemente, c’è una nuova egemonia culturale, a cui fa scik (e fatturare) aderire?