Home Rai 1 L’Ispettore Coliandro ‘svelato’ da Carlo Lucarelli: “Un personaggio capace di raccontare la società di oggi”

L’Ispettore Coliandro ‘svelato’ da Carlo Lucarelli: “Un personaggio capace di raccontare la società di oggi”

Domani sera, alle 21.05 su RaiDue, una nuova avventura dell’Ispettore Coliandro, forse la fiction in questo momento qualitativamente e drammaturgicamente più rilevante del panorama italiano. Il motivo – o uno dei motivi, Marco Materazzi a parte – è da ricercare sicuramente nella buona regia dei fratelli Manetti e nella scrittura dello story editor Carlo Lucarelli,

14 Settembre 2009 11:42

L'ispettore Coliandro secondo Carlo Lucarelli Domani sera, alle 21.05 su RaiDue, una nuova avventura dell’Ispettore Coliandro, forse la fiction in questo momento qualitativamente e drammaturgicamente più rilevante del panorama italiano. Il motivo – o uno dei motivi, Marco Materazzi a parte – è da ricercare sicuramente nella buona regia dei fratelli Manetti e nella scrittura dello story editor Carlo Lucarelli, apprezzatissimo “giallista” e curatore della trasmissione cult “Blu Notte”, anche questa di casa Rai, e certamente tra le più interessanti degli ultimi anni nel panorama dell’approfondimento di fatti d’inchiesta.

E’ proprio Lucarelli a raccontare i segreti dietro L’Ispettore Coliandro. Le sue parole sono state riportate dal magazine MyMovies e rivelano il grande lavoro di ricerca e scrittura alla base di un prodotto di successo:

“L’idea nasce letterariamente per un racconto, una serie di romanzi, e dalla volontà di raccontare la mia città che è Bologna, soprattutto da un punto di vista metropolitano, di un noir metropolitano e, quindi, sono andato a cercare un personaggio di poliziotto che, però, fin dall’inizio ha avuto questa connotazione molto scorretta, molto strana, negativa, ma molto ironica. Ecco che è venuto fuori Coliandro per raccontare una sorta di metropoli che non esiste, come la Bologna di Coliandro, che ha delle connotazioni molto noir. E’ uno di quei personaggi che serve a raccontare la società in trasformazione di oggi; è un personaggio che vive per la strada, che vive anche tutti i pregiudizi che ci sono verso la contemporaneità ed è in grado di far vedere dove i luoghi comuni siano tali oppure dove corrispondano alla realtà. È un personaggio molto vivo, che si fa passare addosso tutto quello che succede e quindi può servire a raccontare molte cose”.

Quella di Coliandro è una caratterizzazione abbastanza diversa dai topoi tipici del Lucarelli-autore, abituato a tinte più cupe e drammatiche. Lucarelli spiega così questa trasformazione:

“I temi seriosi e drammatici sono quelli con cui ho avuto più successo e, quindi, qualcuno mi vede soprattutto a fare Blu notte o a scrivere romanzi come Almost blue. Ma, nel momento in cui ho avuto meno successo, quando sono meno noto, ho scritto commedie per il teatro, per piccole compagnie, erano tutte commedie comiche. Ma è un contesto meno famoso e, quindi, viene fuori sempre il mio aspetto “tutto nero” nel buio con le sagome e i morti ammazzati. In realtà a me piace molto scrivere cose che mi auguro facciano ridere.

Lucarelli espone il proprio giudizio anche in merito a un dibattito molto recente e molto pesante dal punto di vista culturale. Il sostituto procuratore di Palermo, Roberto Scarpinato, ha qualche giorno fa sostenuto che le opere di fiction possono contribuire a una mistificazione culturale, soprattutto relativamente alla mafia, ciò contrapposto a quanto avveniva nel cinema neorealista che proponeva un occhio sulla realtà dei fatti più attento e critico:

“In parte ha ragione perché certa fiction italiana banalizza le cose che racconta, anche per motivi di timore, non volendo affrontare le contraddizioni della realtà dei fatti e allora si racconta il luogo comune, la macchietta, il personaggio stereotipato. È vero anche però che la fiction non può fare quello che si aspetterebbero i magistrati, non può raccontare la realtà esattamente così com’è perché la fiction inventa, deve avere la piena libertà di raccontare anche altre cose. Condivido, comunque, questa critica perché molte volte assistiamo a un vecchio livello di narrazione dove non c’è un approfondimento dei personaggi”.

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