Home X Factor 7, Michele Bravi: “Non so perché ho vinto, Sanremo? Sarei cretino ad andarci se…”

X Factor 7, Michele Bravi: “Non so perché ho vinto, Sanremo? Sarei cretino ad andarci se…”

Michele Bravi si racconta a TvBlog all’indomani del suo trionfo a X Factor 7. Il ragazzo racconta di come Morgan sia stato fondamentale, nonostante qualche “capocciata”. E su Sanremo…

di grazias
pubblicato 13 Dicembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 10:43

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Io ancora non ho capito perché ho vinto, queste le prime parole di un emozionatissimo Michele Bravi all’indomani della vittoria di X Factor 7. Il diciannovenne di Città di Castello ha fatto le scarpe agli altri finalisti in gara. Stiamo parlando di concorrenti del calibro di Aba, Violetta ed Ape Escape. E pensare che il nostro si era presentato ai casting del talent con la X durante gli esami di maturità e solo per accompagnare un amico. Poi è andata a finire che si è portato a casa prima un cento al liceo classico e, adesso, il trofeo (un tantinello pacchiano) della settima edizione dello show con contratto discografico annesso (qui tutto lo scibile umano sul suo primo album). Un risultato davvero notevole che si è guadagnato sul campo di puntata in puntata dimostrando una bella voce corredata da una buona dose di umiltà. Ecco come ci ha descritto il suo trionfo:

Sembra retorica, lo so, ma io davvero non mi aspettavo di arrivare fino a qua. Boh, probabilmente è piaciuto l’inedito. Credo che Tiziano grazie a quel brano mi abbia dato una spinta importante per arrivare alla vittoria. Ora sono contentissimo, è davvero tutto “issimo”!

E poi c’è da dire che Morgan non sbaglia un colpo (o quasi). Se in passato dal suo team X Factorino sono usciti grandi nomi della musica italiana come Marco Mengoni e Noemi, oggi abbiamo Michele Bravi che avrebbe tutte le carte in regola per ripercorrere la strada dei suoi ormai celeberrimi predecessori. Ecco come il fanciullo perugino ci racconta il suo rapporto con il buon Marco Castoldi:

Morgan è stato fondamentale. Senza di lui tutto questo non sarebbe successo! Anche l’attenzione di Tiziano credo sia una conseguenza del percorso che Morgan mi ha fatto fare. Non so come abbia fatto ma è riuscito a farmi fare cose sempre nuove, diverse da ciò che ero abituato a cantare. Ma l’ha fatto riuscendo a presentare sempre una parte nuova di me. Forse questa sua capacità è il segreto del successo della sua squadra nelle varie edizioni. La sinergia tra lui e il mio vocal coach Gaetano, che ringrazio molto, mi ha portato qui.

Non sono sempre state rose e fiori, però, tra Bravi e Castoldi. Nonostante ciò i due sono riusciti a tirare fuori il meglio anche da ogni momento di scontro. Soprattutto da uno in particolare, accaduto alla vigilia di una delle puntate più delicate, quella di presentazione dell’inedito:

Venivamo da un po’ di puntate in cui non recepivo nel modo giusto le provocazioni musicali che lui mi poneva. Le accettavo, ma non le metabolizzavo. E quindi c’è stato un po’ un momento di “capocciata” che però è servito perché poi siamo riusciti a fare Hendrix e un sacco di cose che non mi sarei mai aspettato! Questo scambio di opinioni è avvenuto proprio quando mi ha assegnato il brano di Hendrix: ho avuto un attimo di buio totale, non credevo di potercela fare. Poi era la puntata in cui avrei presentato l’inedito ed ero titubante su quella scelta: avrei preferito che tutta l’attenzione fosse sull’inedito. Morgan là ha voluto osare facendomi entrare in questa atmosfera più rock, per quanto il brano nella sua dimensione finale fosse molto diverso dall’originale. Ho avuto molta paura però poi il risultato non è stato malaccio, dai. Ero preoccupato perché mi dicevo: “Cavolo, adesso vado a presentare qualcosa che non sono io!”, invece Marco mi ha parlato e ha trovato le parole giuste per riuscire a convincermi a salire su quel palco con tutta la forza che ci voleva.

La sua vittoria, per quanto inaspettata dal diretto interessato, era come se fosse già scritta. Bravi era primo nelle preferenze del pubblico fin dalla terza puntata, quando aveva cantato “Cieli Neri”, brano dei Bluvertigo:

Dalla terza puntata anche io ho sentito una grande svolta. Marco mi aveva dato un pezzo suo ed era stata tosta perché pensavo: “Cavolo, devo cantare un brano davanti al suo stesso autore che mi giudicherà!”, è stata proprio una sfida importante, il primo brano che ho cantato con tutta l’attenzione che ci voleva. E sono contento che, a quanto pare, il pubblico da casa abbia avvertito questa cosa.

Lui è arrivato in finale, sì. Ma c’è anche chi non ce l’ha fatta. Tra tutti gli eliminati, Michele dimostra di essere dispiaciuto per l’uscita di uno in particolare, il suo compagno di squadra Andrea, mandato a casa ad un passo dalla finalissima:

Mi è dispiaciuto tanto per Andrea, era la persona con cui ho legato di più. Nel loft stavo sempre con lui e con gli Ape Escape che, infatti, sono stato felicissimo di avere al mio fianco ieri sera. In ogni caso penso che l’inedito di Andrea sia stato molto sottovalutato: l’ironia del testo è stata scambiata per superficialità. E’ un brano che andrebbe ascoltato più volte per poterlo capire davvero. Comunque Andrea si meritava di continuare e di arrivare al Forum.

Ma ora torniamo al presente e già che ci siamo, diamo anche una rapida occhiata al futuro: Michele Bravi si vedrebbe sul palco dell’Ariston al prossimo Festival di Sanremo?

Beh, non ci sputerei sopra! Non sono una di quelle persone che ha riserve sul Festival. Però per andarci bisogna avere qualcosa di forte. Cioè se andassi lì solo per dire “Ehi, sono sul palco di Sanremo”, passatemi il termine, ma sarei un cretino. Il rischio è di presentare qualcosa che ti brucia. Penso che l’Ariston sia il palco più importante d’Italia e quindi devi avere dei brani e un’identità forte, un progetto musicale molto potente prima di pensare di poterci salire. Per cui se c’è l’occasione, ma solo se ci dovesse essere a queste condizioni, ci andrei. Altrimenti no.

Di sicuro però, per ora, nel suo futuro c’è lo studio. Il ragazzo non ha dubbi: vuole iscriversi alla Facoltà di Filosofia e pensa di riuscire a far convivere questo impegno con la sua carriera nel mondo delle sette note. Anzi, si dice convinto che entrambe le cose siano indispensabili l’una all’altra:

Se fai musica hai comunque bisogno di contaminazioni culturali ad ampio raggio. Anche perché altrimenti di cosa parli?

Che vi piaccia o meno la sua voce, questo Michele sembra avere davvero la testa sulle spalle. Avrà anche le carte in regola per affermarsi nel mondo della musica? Staremo a vedere. Ma promette molto bene.

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