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Vittorio, Capitan Pistone…e tutti gli altri, struggente documentario sui malati di Alzheimer trasmesso da Rai3

A mezzanotte (!) la terza rete della tv pubblica ha mandato in onda un commovente film-documentario sui malati di Alzheimer

pubblicato 17 Febbraio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 08:07

Raitre ieri sera ha avuto il merito di trasmettere (a mezzanotte!) Vittorio, Capitan Pistone…e tutti gli altri!, documentario scritto, diretto e prodotto da Mara Consoli. Il film, toccante e struggente, almeno quanto crudo e realistico, racconta la storia di alcuni malati di Alzheimer e dei loro familiari. In particolare la Consoli documenta da vicinissimo la malattia del padre Vittorio, un omone che sente “la confusione in testa”, che quando guarda la sua immagine allo specchio parla con “papà” e che si rasserena bevendo il chinotto. Un anziano signore che ha tra gli “amici immaginari” proprio Capitan Pistone, “capo della polizia e dei carabinieri”, che piange perché “vogliono uccidere la mamma” e che accoglie come un fresco innamorato il ritorno in casa della moglie, ricoverata per due settimane in ospedale.

Non solo: scorrono le immagini e le parole anche di Enzo, Pina, Massimo, Rinaldo, Eva, Franco, Amedeo e dei loro familiari, che raccontano le difficoltà con cui hanno affrontato soprattutto i tempi subito successivi alla scoperta della malattia e il come accudiscono – con o senza aiuti di badanti – quotidianamente i loro cari, 24 ore su 24.

Purtroppo sul portale della Rai il documentario non è al momento disponibile ed è davvero un peccato perché Vittorio, Capitan Pistone…e tutti gli altri! merita di essere visto.

Premiato nel 2012 all’Award of Merit the Accolade Competition, selezionato da molti festival tra i quali il London International Ducumentary Festival, e gli americani Bolder Life Festival e Thin Line Film Festival, il lavoro delicato ma diretto di Consoli parteciperà alla prossima edizione del Golden Egg Film Festival.

La rete diretta da Andrea Vianello ha svolto il suo ruolo di servizio pubblico. Peccato per l’orario di messa in onda (ha registrato un ascolto di 478.000 telespettatori, per uno share del 6,11%) e per quel messaggio apparso alla fine del film che spiegava come il documentario fosse stato prodotto senza alcun contributo pubblico. D’altronde Vittorio non si chiamava Michelle Bonev.