V – Le piccole soddisfazioni
Chi pensa che questo lavoro, dell’improvvisarsi regista e intanto far mille altre cose, sia facile e leggero, si sbaglia di grosso e dovrebbe provare a farsi una giornata di set col sottoscritto e i suoi colleghi. Chi pensa che sia durissimo, si sbaglia ancora di più e dovrebbe farsi della sana miniera. Una cosa è
Chi pensa che questo lavoro, dell’improvvisarsi regista e intanto far mille altre cose, sia facile e leggero,
Sparsi ai lati ci sono i due sceneggiatori e il direttore della fotografia. Si dovrebbe vedere – non in questo frame del girato – anche un proiettore. Mi pare che non ci sia la telecamera: si trattava, questa volta, di una Sony HDV ZX1, con mini35 e ottiche cinematografiche Zeiss. La telecamera non ha per nulla inibito i bambini, che anzi erano di una tranquillità imbarazzante.
E facevano domande. Per esempio, quando Francesco – uno degli sceneggiatori – ha spiegato loro che non dovevano mai guardare verso la telecamera – un bambino ha alzato la mano e ha chiesto: perché?
Attimi di imbarazzo risolti da una delle maestre che si lanciava in una spiegazione con parole semplici dei concetti di vero e verosimile. Concetti assorbiti da tutti meno uno, il Garrone della situazione, che a ogni faticosa carrellata – dovevate vederci, che belli, io seduto sul tre palle a manovrare la camera – messa male causa fretta – , Paco, il direttore della fotografia a manovrare i fuochi della telecamera, Francesco a tirare il carrello, Emiliano a reggere i cavi, tutti a cercare di guardare l’inquadratura e i pupi – guardava dritto verso l’obiettivo e si sperticava in gesti e boccacce.
E poi scopri la delizia: una bimba che hai notato la prima volta che sei arrivato in classe a fare i sopralluoghi, e hai pensato che verrà benissimo in video.
La inquadri con la meravigliosa 85mm – di cui abbiamo parlato in parte IV – le dai poche istruzioni e scopri la dolcezza del suo primo piano, dei broncetti che avevi pensato e sperato di riuscire a farle fare, ma mai nel modo in cui li fa, della naturalezza con cui fa finta di cercare nello zaino qualcosa che ha dimenticato. O meglio, qualcosa che non ha dimenticato nel vero ma solo nel verosimile della finzione. E lì, dopo che hai visto anche il disegno – che a onor del vero non ha fatto lei, ma un’altra bimba deliziosa – capisci fino a che punto possano arrivare le piccole soddisfazioni del tuo lavoro.