Home Eurovision Song Contest Una Voce per San Marino 2024: la finale sogna Sanremo ma diventa un incubo

Una Voce per San Marino 2024: la finale sogna Sanremo ma diventa un incubo

La finale di Una Voce per San Marino tradisce le aspettative: una serata ‘monstre’, piena di cose incomprensibili che finisce con la Bertè al secondo posto

pubblicato 25 Febbraio 2024 aggiornato 25 Febbraio 2024 12:37

Le prime due edizioni di Una voce per San Marino sono state bellissime: erano croccanti di provincia, di genuinità, di gaffe, di errori tecnici, di momenti esilaranti, talmente assurdi da essere sublimi. Hanno funzionato, hanno conquistato il pubblico degli ‘appassionati’ del genere. Poi si è voluto strafare, con risultati discutibili.

Lo ha dimostrato la finale della terza edizione di Una voce per San Marino, andata in onda sabato 24 febbraio 2024 con la conduzione di un (ahinoi) dimenticabile Fabrizio Biggio (che speriamo di rivedere presto – e solo – nel glass di Viva Rai 2, che gli calza a pennello) e di una Melissa Greta Marchetto che ha cercato di tenere dritta la barra di uno spettacolo che non sapeva dove andare. Forte dei tempi radiofonici e consapevole di cosa sia una scaletta tv, non ha potuto fare comunque molto accanto a una spalla di professione che ha fatto dell’arte del sano ‘cazzeggio’ la sua cifra e il suo specifico, ma che su un palco che ha bisogno dei suoi tempi e delle sue liturgie non ha mostrato di avere la lucidità necessaria.

La serata e la scaletta

17 canzoni in gara per quattro ore e mezza di programma. Neanche Amadeus.

Se per Sanremo però si possono trovare delle ‘attenuanti’ alle 5 ore di diretta (tipo l’Auditel o la moltiplicazione degli spazi pubblicitari con annessa raccolta balzata a 60 mln di euro), per San Marino diventa difficile: non ci sono necessità di Auditel e il parco investitori è ridotto. Perché, dunque, arrivare a 4 ore e mezza di diretta (che, se avete voglia e tempo, sono ‘godibilmente’ disponibili sul canale YT di RTv, but only the brave)?

Due interventi di Cocciante con 4 canzoni alla volta: un concerto, in pratica, con tanto di intervistina finale che doveva servire a liberare il palco, ma che non è andata come si sperava. Una doppia esibizione del Piccolo Coro dell’Antoniano (con un mini monologo nel mezzo), una doppia esibizione di Filippo Graziani (la parte migliore), un intermezzo comico con due giovani dell’Accademia Sanmarinese conclusasi con il “TATAATATATATATATATA” fatto con Boldi in platea, il ‘momento Buffa’ sulla storia della Nazionale di San Marino con Maffei (il vero mistero della serata insieme alla canzone di Wlady e Corona), una esibizione dei campioni locali di danze sportive quando ormai si era oltre la mezzanotte, intervista con i Piqued Jacks ed esibizione su canzone nuova, interventi di prammatica con Al Bano in platea.

La serata è stata tutta una ‘citazione’ di Sanremo. Un wannabe nella durata e nella costruzione: qualche canzone e poi ospiti, un paio di artisti in gara e poi interventi vari. Un ritmo che si è diluito, come la regia che sembrava essere partita bene e poi si è progressivamente persa sia nelle esibizioni canore che nella gestione dei momenti di spettacolo, di cambio palco. Insomma, la sensazione di una grande confusione regnante davanti e dietro al palcoscenico.

La conduzione di Una Voce per San Marino 2024

Il tutto ‘esaltato’ da una conduzione evidentemente nervosa, o forse troppo ‘sciolta’, di Fabrizio Biggio che ha dato l’impressione di aver perso la salivazione al quinto minuto di diretta: i nomi dei Segretari di Stato ignoti e attesi sul gobbo, le risate in faccia agli artisti per la difficoltà di leggere i nomi degli autori, il cartoncino diviso a metà perché non ce n’era uno a testa, gli inviti ripetuti ad Al Bano a cantare qualcosa (sebbene il ‘nostro’ avesse fatto capire subito di non disposto neanche a un vocalizzo).

Una voce per San Marino

Ci aggiungiamo il momento del ritiro dei voti della giuria diventato un siparietto confuso, con fogli volanti, sospetti di problemi nel conteggio. Il tutto suggellato dal momento della proclamazione del vincitore: in attesa sono rimasti la papessa, rimasta cardinale, Loredana Berté e il gruppo dei Megara, ma Biggio legge, senza pensare, il cartoncino (quindi c’è una qualche complicità dietro le quinte) sul quale c’è scritto “VINCONO…”. Viene stoppato per creare un altro po’ di suspense, ma ormai non ce n’è più: la delusione è tanta per chi si aspettava un biglietto per Malmö con su scritto Berté (direzione Borg…). Vincono i Megara.

“Non facciamo finta di niente: è stato un disastro”

Per poter improvvisare sul palco, per poterti concedere dei ‘fuori programma’, da conduttore devi conoscere la liturgia. La liturgia tv salva, soprattutto chi non conduce di professione. Biggio l’ha buttata in caciara, come se fossimo nella BatCaverna di Batman e TransWoman, ma la tv non è tutta un glass. Inoltre per poterti permettere delle libertà devi poter contare su un backstage solido come il granito. I DietroFestival hanno mostrato a tutti (sia pur con) un assaggio di cosa si muove dietro una macchina lunghissima, complicatissima, come Sanremo. Non è parso esserci lo stesso dietro le quinte del Teatro Nuovo di Dogana.

Qui siamo a San Marino e per quanto immaginiamo che alcune professionalità siano condivise con la Rai, siamo lontani dall’esperienza live di ‘mammà’. Mettere su una serata ‘monstre’, sia pure con ‘soli’ 17 cantanti in gara, non è facile. Il palco più ‘tecnologico’ di quest’anno ha fatto subito sperare in un salto di qualità soprattutto visivo dopo le prime due edizioni che facevano un po’ ‘saggio di danza’. E la differenza si è vista subito con una scenografia in linea (o quasi) con altre selezioni europee di ESC. Migliorabile, certo, ma già ottima rispetto al passato.

 

Una voce per San Marino

 

Il problema è che si è voluto davvero fare troppo: forse il Segretario per il Turismo ha voluto infilare nel racconto un po’ troppe cose (dalla danza all’accademia di teatro), forse si è solo voluto ‘complicare’ il pane nell’idea di fare davvero un piccolo ‘Sanremo’ sulla Rocca dei Titani. Ma questo ‘wannabe’ Sanremo per durata e costruzione è crollato sotto il suo stesso peso. Quelle imperfezioni tecniche che hanno fatto amare Una Voce per San Marino per la sua dimensione quasi ‘amatoriale’ sono diventati incidenti e gaffes: la grafica partita subito male in apertura serata, il recap senza uno degli artisti in gara, il logo saltato, il nero nel mezzo di una esibizione, l’inno sfumato, il jingle onnipresente. Se vuoi fare Sanremo devi essere perfetto sennò, come a Sanremo, tutto si ingigantisce.

Una voce per San Marino

Ma è stata l’ultima mezz’ora quella davvero ‘assurda’, irreale, imbarazzante: le premiazioni sponsor saltano perché gli artisti non sono stati avvertiti. Questa almeno è l’ipotesi di Biggio e non sembra poi tanto campata in aria. Si annuncia il premio, si invita sul palco il premiatore, si proclama il vincitore (i Jalisse per il miglior look) ma questi non si presentano perché altrove. Chissà dove. Probabilmente già in albergo. Il premiatore torna al posto senza premiare, il premio resta in mano al presentatore che sta per chiamare il secondo premio speciale quando dalle quinte si sente “STOP ALLE PREMIAZIONI”. Il caos.

UVPSM

Mentre Biggio si butta a terra, affranto, la Marchetto fa l’unica cosa giusta: manda la pubblicità. Al rientro Biggio sintetizza la serata: “Non possiamo fare finta di niente: è stato un disastro”. E il momento premiazione doveva ancora arrivare.

Per l’anno prossimo meno Sanremo, più Eesti Laul…

Il secondo posto di Loredana Bertè ha finito per rendere tutto ancora più amaro. Un vero peccato, perché le potenzialità e l’hype ci sono, eccome. Anzi, Una voce per San Marino poteva essere lo spazio per sperimentare altro da Sanremo, per guardare al modello più asciutto e dinamico di ESC e di alcune sue selezioni nazionali. Un opening act, un interval act, un closing act e poi le canzoni in gara. Anche senza televoto e con giuria segreta si possono sperimentare modelli narrativi più internazionali. Anche perché le selezioni nazionali dell’Eurovision Song Contest sono seguite da tanti appassionati in Europa.

UVPSM

 

La platea è potenzialmente più ampia di quella ‘nazionale’ ed è abituata ad altro. Di Sanremo ce n’è uno e di sicuro basta. Per il prossimo anno, dunque, si spera in qualcosa di meno impegnativo e di migliore per qualità. Non dovrebbe essere molto difficile. Meno grandeur e più ordine, minor durata e più cura. Con un occhio più all’Estonia, magari, che alla Liguria. Speriamo, dunque, che l’esperienza di questa edizione aiuti a trovare la giusta misura affinchè Una Voce per San Marino resti un cult e non la ‘brutta copia’ di qualcos’altro. E sempre viva UVPSM!

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