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Se House avesse studiato legge: Shark

Una delle nuove serie tv di cui non vi abbiamo mai parlato diffusamente è anche una delle mie preferite. Mi riferisco a Shark, sulla CBS dal settembre scorso, che sta ottenendo un grande successo di ascolti e un ottimo riscontro fra i critici.Il protagonista è Sebastian Stark (l’ottimo James Woods), un raffinato, geniale avvocato senza

pubblicato 30 Marzo 2007 aggiornato 6 Settembre 2020 07:55

Una delle nuove serie tv di cui non vi abbiamo mai parlato diffusamente è anche una delle mie preferite. Mi riferisco a Shark, sulla CBS dal settembre scorso, che sta ottenendo un grande successo di ascolti e un ottimo riscontro fra i critici.

Il protagonista è Sebastian Stark (l’ottimo James Woods), un raffinato, geniale avvocato senza scrupoli che difende i vip di Los Angeles in casi particolarmente spinosi sfruttando ogni falla del sistema, ogni appiglio legale pur di arrivare all’obiettivo: “vincere“. Come ogni buon avvocato non si pone il problema morale di valutare la colpevolezza o meno del suo cliente, la sua fama e l’assonanza con il cognome gli fanno guadagnare il soprannome di “Squalo” (Shark, appunto) e l’odio della Polizia e del Procuratore distrettuale Jessica Devlin (Jeri Ryan, già vista in Star Trek: Voyager nei panni dell’affascinante borg 7di9).

Alla fine però anche Stark tira troppo la corda ed una situazione contingente che lo colpisce molto da vicino lo spinge a passare sull’altra sponda, dalla parte dell’accusa lasciando i suoi strapagati incarichi per andare a dirigere una nuova sezione speciale della Procura Distrettuale che si occupa proprio di quei casi che vedono coinvolte star del cinema, produttori e facoltosi in genere.

Si ritrova quindi a lavorare alle dipendenze della sua ex nemica Jessica Devlin con uno staff giovane ed inesperto che non gli darà pochi problemi. Come se non bastasse la sua ex-moglie si trasferisce in quei giorni a New York e la figlia sedicenne Julie (Danielle Panabaker) decide inaspettatamente di andare a vivere con lui.
A vederla così parrebbe la “solita serie sugli avvocati“, un po’ come il fenomeno House potrebbe sembrare “la solita serie ospedaliera“. In realtà, pur con le dovute proporzioni, Shark ha molti punti di contatto proprio con House.

Un protagonista carismatico ossessionato dalla necessità di raggiungere il suo fine senza stare a badare all’ortodossia e alla moralità dei mezzi utilizzati e che deve fare i conti con i fantasmi del suo passato e del suo presente, un rapporto complesso con l’autorità costituita, dialoghi taglienti e brillanti che fanno da soli gran parte dell’intrattenimento.

Il pubblico americano sembra gradire Shark, gli ascolti sono stabilmente oltre i 14 milioni di telespettatori e gli consentono di battere altre serie importanti come 24 o gli osannati Ugly Betty e Heroes, piazzandosi spesso nella top ten dei programmi più visti della settimana. Ciliegina sulla torta la regia del pilot è di un maestro del grande schermo come Spike Lee.

Assolutamente da vedere, appena arriverà in Italia, magari su Foxcrime di Sky o su Italia 1 come i vari CSI, anche loro targati CBS.