Dopo i messaggi distensivi, come le parole di Enrico Ruggeri, ascoltate durante l’edizione serale del TG5, gli attestati di solidarietà di alcuni artisti che hanno deciso di non scendere in campo e dopo le dimissioni del direttore generale Gianluca Pecchini, sono arrivate anche le dichiarazioni di Sandro Giacobbe, riguardanti il caso Aurora Leone, che, però, sono di tutt’altro tenore.
Secondo il cantautore, co-fondatore della Nazionale Italiana Cantanti con la quale ha giocato 375 partite, ricoprendo anche il ruolo di allenatore, intervistato da MOW, infatti, quanto avvenuto non sarebbe altro che una bufala, fornendo una versione dei fatti completamente diversa:
Questa è tutta una bufala per avere più follower. Loro (Aurora Leone e Ciro Priello, ndr) giocavano nella squadra della Ricerca, però, si sono seduti al tavolo della Nazionale Cantanti, per cui, gentilmente, gli è stato fatto notare che quel tavolo non era il loro e sono stati fatti accomodare all’altro tavolo. Si sono seduti e hanno mangiato. Poi, probabilmente, in quella situazione, qualcuno ha pensato di cavalcare l’onda per far scoppiare un po’ di rumore mediatico. È solo una polemica che finirà presto ma sono certo che farà qualche ferito soprattutto fra chi l’ha provocata. Davvero non ci voleva. Come artista, calciatore e appartenente a questa associazione, mi sento davvero offeso. Per una stupidaggine, non si può far scoppiare un caso del genere.
Se le cose stessero davvero così, però, è lecito chiedersi come mai il direttore generale della Nazionale Cantanti si sia assunto le responsabilità dell’accaduto, procedendo con le dimissioni.
Come scritto in apertura, le dichiarazioni di Enrico Ruggeri, che abbiamo ascoltato poco fa al Tg5, suonano come una conferma. Da “grande equivoco”, infatti, si è passati a “episodio ignobile”. Le parole di Ruggeri:
Volevo stigmatizzare un episodio ignobile ai danni di una ragazza, Aurora Leone, da parte di un membro del nostro staff che è già stato allontanato, abbiamo le dimissioni del nostro direttore generale. Io sono qui perché a me piace non scappare e metterci la faccia. Le rinnoviamo le nostre scuse, anche perché nessuno le ha fatte in quel momento, noi non eravamo presenti, noi cantanti, noi giocatori. Siamo qui perché abbiamo da difendere 40 anni di storia e 100 milioni di euro donati e soprattutto giocheremo per la ricerca. Se avessimo deciso di non giocare, qualcuno sarebbe morto perché la ricerca salva delle vite. Siamo qui per questo motivo.