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Roberto Flemack, primo giurato di Ballando con le Stelle: “All’epoca parlavamo pochissimo. Il programma è cambiato, è tutto più contorto”

Roberto Flemack: “Ballando con le Stelle fu una bella vetrina per il nostro settore, le scuole di danza registrarono un netto incremento. Oggi quell’input si è affievolito. Noi giudici parlavamo pochissimo, non si respirava il clima attuale”

24 Dicembre 2023 09:06

Se oggi guardassi Ballando e sull’onda dell’entusiasmo mi iscrivessi in una scuola di ballo, mi ritroverei a fare cose diversissime rispetto a quelle viste in trasmissione”. Parola di Roberto Flemack, uno che Ballando con le Stelle l’ha visto crescere. Anzi, l’ha visto proprio nascere.

C’era lui infatti l’8 gennaio 2005 a battezzare il nuovo programma di Rai1 condotto da Milly Carlucci. Ad affiancarlo in giuria Heather Parisi, Amanda Lear e Guillermo Mariotto, quest’ultimo unico superstite di quel cast.

Il programma è molto cambiato – spiega Flemack a TvBlog – la metamorfosi è dipesa soprattutto dalle scelte della trasmissione, condizionate dagli ascolti e dallo share. Le prime edizioni erano più fedeli alla danza, poi le esigenze del pubblico hanno portato alle modifiche delle esibizioni e delle musiche, con un tocco di gossip a condimento”.

Classe 1961, Flemack ha dedicato la sua vita alla danza sportiva, fin dall’età di 15 anni: “Cominciai come ballerino, poi ho rivestito ruoli a livello dirigenziale nella Fids, la Federazione Italiana di Danza Sportiva dove sono stato coordinatore del settore arbitrale. In seguito sono diventato consigliere della giunta nazionale della Midas, l’associazione dei Maestri di Danza Sportiva. Attualmente faccio delle supervisioni nelle scuole di ballo, oltre a presiedere le giurie in varie manifestazioni. L’ultima a cui ho preso parte è stata la Jesi Open, nelle Marche”.

Come si avvicinò a Ballando con le Stelle?

Ero coordinatore del settore arbitrale e la produzione contattò la Federazione per capire se ci fosse la possibilità di coinvolgere un tecnico. Mi illustrarono il progetto e accettai. Partecipai alle prime due edizioni, fino a quando non decisero di sostituire i giurati.

All’epoca il ballo era davvero protagonista.

Sì. Lo show fu a tutti gli effetti un trampolino di lancio per diffondere il ballo e pubblicizzarlo nel Paese. Era una bella vetrina per il settore. Il mondo della danza, per chi non è del mestiere, può sembrare particolare in quanto nascosto ai più. Ballando fu fondamentale per la nostra immagine, la Federazione ne trasse beneficio, così come le scuole. L’impatto fu positivo, tante persone ci vedevano e le iscrizioni mostrarono un netto incremento. In quegli anni il programma fu un bel motore, adesso quell’input iniziale si è affievolito.

Questo perché Ballando nel corso degli anni è cambiato?

Le prime edizioni erano più fedeli alla danza. Ricordo che durante la settimana andavo ad aiutare i maestri per la realizzazione delle coreografie, dal momento che si facevano molti passi conformi ai dettami della danza sportiva, che è fondamentalmente una pratica di coppia.

Nei primi anni gli interventi della giuria erano assai limitati ed avvenivano quando i concorrenti erano già rientrati nella ‘sala delle stelle’.

Parlavamo pochissimo, il nostro era un giudizio meramente tecnico. Ero cosciente che era quello il mio ruolo. Poi era evidente che con quel tipo di giuria non tutti i commenti fossero coerenti con la performance. Solo io e Heather masticavamo l’argomento. Mariotto era completamente avulso da qualsivoglia competenza. Senza dimenticare che ogni settimana si aggiungeva un presidente di giuria proveniente dal mondo dello sport e dello spettacolo che guardava l’esibizione dal punto di vista soggettivo ed estetico.

Capitò mai di litigare con qualche coppia?

Qualcuno si lamentò per dei giudizi considerati non adeguati. Ma erano battute serene, naturali. Non si respirava il clima attuale.

Si ritrovò a giudicare persino Diego Armando Maradona.

Ebbi questa fortuna. Una volta commentai positivamente un suo ballo affermando che il suo modo di calciare il pallone era simile ad una danza e che vederlo giocare era come vederlo ballare. Ne rimase colpito e mi ringraziò.

Ha più guardato il programma dopo il suo addio?

Non lo vedo da parecchio tempo. Non per un senso di rifiuto, ci mancherebbe. Il sabato purtroppo sono impegnato. Tuttavia, ritengo che non rappresenti più un vantaggio per la danza sportiva. Forse per le tante edizioni svolte, o per la virata verso l’intrattenimento e la volontà principale di mettere in piedi delle storie.

Perché abbandonò?

Lo decise la produzione. Si voleva modificare con maggiore frequenza l’apparato della giuria, rimase solo Mariotto. Ho successivamente appreso che l’assetto originario della trasmissione è stato alterato. Peccato, perché secondo me era il più valido. La stessa orchestra di Paolo Belli, per quanto sia capace, si è sottomessa a esigenze discografiche.

In che senso?

Nel senso che i brani su cui ballano le stelle non sono le musiche che i ballerini di danza sportiva eseguono nelle competizioni.

Le coreografie, invece, sono paragonabili a quelle che venivano proposte quando c’era lei?

Si utilizza qualche passo di danza sportiva, ma l’esigenza di rendere il tutto spettacolare porta a travisare i principi fondamentali.

Ossia?

La coppia deve ballare unita, a contatto. Se eseguo un tango, non posso mettere in scena un distacco dei corpi con annesso salto mortale. Lo si fa per rendere più eccezionale l’esibizione, modificando però i parametri di base.

Ai suoi tempi avvenivano eliminazioni già alla prima puntata e non esistevano tesoretti.

Pare che tutto sia diventato più contorto. Non vorrei che il rischio di trovarsi di fronte a giudizi che non vanno d’accordo con l’ambizione di portare avanti i vip più popolari avesse portato a situazioni un po’ articolate.

La complessità del regolamento è stata oggetto più volte dell’ironia di Fiorello.

Ho sentito (ride, ndr). Anche quando c’ero io amava occuparsi di Ballando e si divertiva a rifare la voce fuori campo di Foxy John che mi interpellava.

Quel tormentone, abbinato alla dicitura del suo nome, le avrà portato enorme popolarità.

Me la portò a livello pubblicitario, certamente. Non avevo idea di quanto potesse essere forte l’impatto. Andavo in treno e metropolitana e la gente mi riconosceva. E’ stata un’esperienza interessante che ho vissuto con serenità e piacevolezza.

Fu la sua prima avventura televisiva?

In precedenza avevo partecipato a Campioni di Ballo, ma come ballerino. Anche quel programma aiutò il mondo della danza. Nel 2010, inoltre, recitai nel film tv di Canale 5 Il ritmo della vita. Interpretavo il presidente di giuria di una gara di ballo. Ritrovai molti colleghi di Ballando, come Natalia Titova e Samuel Peron.

Ballando, va detto, ha fatto la fortuna di molti maestri, divenuti noti e richiestissimi.

All’inizio qualcuno era restìo. Natalia Titova e Simone Di Pasquale, ad esempio, erano molto scettici nell’accettare. Erano dei competitori a livello internazionale e non immaginavano che la trasmissione potesse durare così a lungo nel tempo. Per esserci dovevano mollare gli allenamenti ed effettuare viaggi lunghissimi. Comprensibilmente, credendo che l’esperienza si sarebbe esaurita dopo un anno, non apparivano convintissimi. Nessuno immaginava il successo che sarebbe arrivato.

Parlava di sostegno all’universo della danza. Benefici in tal senso li ha regalati pure l’exploit di Amici?

Solo di recente ad Amici è apparsa la danza sportiva. Per il resto, essendo il talent un percorso individuale e non di coppia, ha avuto un impatto minore nella nostra categoria.

E’ rimasto in contatto con Milly Carlucci?

Ci siamo sentiti negli anni successivi al mio abbandono, poi ci siamo persi di vista. Ho saputo comunque che la nostra presidente di Federazione Laura Lunetta è stata ospite nelle settimane scorse. Mi fa piacere.

Ora di cosa si occupa?

Il mio lavoro è rimasto lo stesso. Continuo a fare supervisioni. Parallelamente, mi occupo di pratiche olistiche. Negli anni in cui ero in Federazione ho intrapreso l’esperienza della musicoterapia per il miglioramento dell’evoluzione interiore dell’uomo.