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Presadiretta, ritorno potente con l’inchiesta sui concorsi truccati alle università

Il programma di Riccardo Iacona scoperchia un vaso di Pandora sulla “mala università” attraverso audio e intercettazioni.

7 Febbraio 2022 23:46

Nonostante il tema fosse ben noto all’opinione pubblica, Presadiretta è riuscita a confezionare una puntata molto convincente sullo stato dell’università italiana, dando spazio all’annoso problema dei concorsi truccati. Emergono situazioni al limite dell’assurdo.

La puntata del nuovo ciclo parte con la surreale storia di Giambattista Scirè, un ricercatore di Storia contemporanea che si vede soffiare il posto al concorso da una laureata in Architettura presso l’Università di Catania. L’uomo alla fine ha ottenuto il suo incarico, ma dopo anni e anni di ricorsi presso i tribunali.

I concorsi per le università diverse volte contengono requisiti modellati su un candidato già scelto da una commissione. E chi si oppone a certi meccanismi diviene vittima di mobbing, come hanno riportato alcune testimonianze rilasciate alla trasmissione. La cognata del direttore di Sudpress, che aveva denunciato i misfatti ad opera dell’Università di Catania, è stata per esempio licenziata dal suo incarico in ateneo.

La trasmissione non opera sostanziali modifiche rispetto alle scorse edizioni, anzi mantiene una grammatica molto conservatrice non temendo la contiguità con Report. Se nel programma di Sigfrido Ranucci le interviste si svolgono con una telecamera in bella vista sul tavolo tra i due interlocutori, in Presadiretta questa non si vede. Scarsa la presenza della pubblicità, con il conduttore Riccardo Iacona che interviene in studio a scandire in paragrafi la narrazione e introduce il colloquio con la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.

Al centro della prima puntata c’è l’università, ma per il materiale utilizzato potrebbe trattarsi benissimo di un’inchiesta sulla mafia. L’uso di audio che incastrano i colpevoli è elevato e non a caso gli inquirenti hanno parlato di “metodi mafiosi” nella scelta di candidati meno idonei a un determinato ruolo (uno di loro ha proprio dichiarato lo “squallore” di questo fenomeno). Un inizio potente per un marchio di Rai 3 ormai consolidato.

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