Home Piero Chiambretti Chiambretti a TvBlog: “La Tv dei 100 e uno? Poche tre puntate. Ora sparisco nel nulla e lascio la televisione a chi la sa fare”

Chiambretti a TvBlog: “La Tv dei 100 e uno? Poche tre puntate. Ora sparisco nel nulla e lascio la televisione a chi la sa fare”

Chiambretti: “La Tv dei 100 e uno è un programma di alta qualità, eravamo partiti immaginando quattro puntate. Non ho trattato i bambini da stupidi. Il talk sulla guerra? Hanno raccontato ciò che pensano ascoltando genitori e televisione”

pubblicato 30 Marzo 2023 aggiornato 1 Aprile 2023 16:21

Tre puntate e saracinesca già abbassata. Proprio quando sembrava che La Tv dei 100 e uno stesse decollando. “E’ sempre così – commenta Piero Chiambretti a TvBlog – la televisione di un tempo si preparava a lungo. Si realizzavano tre puntate zero e solo poi si andava in onda. Invece ora succede che la prima è la prova generale, la seconda è una prima ma con un qualcosa da registrare e la terza la prima vera puntata. Un programma va testato sul campo”.

Legittimo quindi immaginarne di più, nell’ottica di quelle ritualità e reiterazioni di gesti, gag e situazioni  che avrebbero necessitato di un orizzonte più lontano. “Si era partiti immaginandone quattro – rivela Chiambretti – in seguito con Mediaset abbiamo pensato di farne tre per capire successivamente il da farsi. Per tutti noi era un’operazione molto rischiosa, lo sapevamo benissimo. A Tiki Taka ebbi a disposizione 35 appuntamenti e la costruzione avvenne in tre mesi. Qui con sole tre puntate l’accelerazione è stata più breve. L’ultima è stata bella, emozionante, divertente e curiosa. Avessi avuto altri tre mesi, il programma sarebbe venuto su ancora meglio. Basterebbe osservare la prima puntata di ogni trasmissione che io abbia mai fatto e confrontarla con l’ultima. Sono sempre robe diverse, perché certe cose le capisci in corso d’opera, solo vivendole”.

L’auspicio ora è arrivare ad un bis.

Il progetto per chi non l’avesse capito è a medio termine. L’idea era quella di fare una trasmissione di questo tipo, di buoni sentimenti, che uscisse dalla logica di una tv volta ad una comunicazione aggressiva. L’altro obiettivo era inoltre quello di venderlo, con una esportazione all’estero che è già partita. La mia visione era in questi termini, volevo costruire un mio format, al di là dei numeri, che per me sono stati ottimi, in quanto realizzati dentro ad una rete abituata ad altro. La Tv dei 100 e uno è un programma di alta qualità, non si vince niente e non si spoglia nessuno. Prova che si può fare una televisione più serena e con buoni concetti.

La chiusura è stata del 13,7%, in risalita dopo il calo della seconda uscita.

Non potrebbe esserci giorno migliore per commentare questo progetto, molto complicato ma portato bene a casa con una media complessiva del 14% di share. Sono entusiasta e felice per aver realizzato uno spettacolo di buonissima qualità, inedito, senza gare, schiamazzi, scandali e gossip, dove i bambini sono stati trattati da persone intelligenti. Tutto questo fa bene alla televisione, a Canale 5 e soprattutto a me, che mi sono tolto da altri generi televisivi che avevano dato troppo.

La Tv dei 100 e Uno

Tra l’avvio posticipato alle 21.45 e una chiusura quasi a ridosso dell’una di notte, quale aspetto ha considerato più penalizzante?

L’inizio della prima serata è uguale per tutti, invece la lunghezza è stata di due ore e mezza, a cui sono state aggiunte le pubblicità. Certo, fosse stato per me ne avrei potute realizzare due in una, ma fa parte del sistema. A stupirmi, piuttosto, è stato il dato della settimana scorsa, quando la scoperta di un cadavere a Chi l’ha visto? ha portato Rai 3 a livelli mai raggiunti. Eppure, noi abbiamo totalizzato il record tra il pubblico giovane dei 25-35 anni, ritenuto il più pregiato a livello commerciale. Numeri che per Mediaset sono importanti.

Di sicuro non erano orari ideali per una platea di bambini.

Il programma non si è mai rivolto ai bambini. Era uno show con i bambini, non per i bambini. Altrimenti l’avremmo mandato nel pomeriggio.

C’è a suo avviso qualcosa che non ha funzionato?

Ha funzionato tutto. Le puntate sono cresciute qualitativamente, ho trovato bambini strepitosi, talenti assoluti non giudicati, né sdoganati per diventare fenomeni da baraccone. Ci sono stati bambini che hanno detto cose che non ho sentito affermare da opinionisti patentati. E pure la qualità estetica rimane un segno distintivo delle mie trasmissioni. Non c’è solo il piacere di mettere in scena situazioni eleganti. Resto convinto che l’immagine sia contenuto e che il contenuto sia immagine. Era un percorso che volevo intraprendere da tempo, volevo entrare in un universo che conosco direttamente da mia figlia. E’ stato svolto un lavoro con grande attenzione, complicato sul fronte produttivo. Non è semplice prendere cento bambini, spostarli da tutta Italia e portarli a Milano, ospitarli, vestirli e farli mangiare. Mediaset adesso ha il know-how per la gestione di cento bambini contemporaneamente. Qualcosa di mai visto nella televisione italiana.

Cosa farà adesso Chiambretti?

Sparisco nel nulla, lascio tutta la televisione a chi la sa fare e al pubblico che vuole altre proposte. Se tornerò, lo farò con questo programma. Non lascio la tv, molto più semplicemente aspetto un’eventuale conferma di questo esperimento o un’idea che attualmente nemmeno cerco. Ho fatto una trasmissione che ritengo buona, se interessa si rifà, se non ci riesco sono comunque felicissimo di averla fatta. La Tv dei 100 e uno mi ha cambiato la pelle.

Se il programma tornerà sarà il caso di aumentarne gli appuntamenti.

Siamo sulla strada giusta, se torneremo ripartiremo da dove ci siamo fermati. Magari fosse possibile farne più di tre, ma dipenderà dai costi. Anche la Hunziker con Michelle Impossible ha realizzato tre puntate, così come Pio e Amedeo. Ormai ci si orienta su quel numero lì.

C’è chi resta convinto che per lei la collocazione perfetta sia quella della seconda serata.

Ho fatto per vent’anni la seconda serata, a volte anche la terza. Sono passato in sei mesi da un programma di calcio che andava a mezzanotte ad uno show per bimbi programmato in prime time. Per il tipo di cose che realizzo e l’impegno che ci metto, penso che ci fosse il bisogno di uscire dalle frontiere del palinsesto. La prima serata è complicata, tuttavia se qualcuno non comincia a cambiarla questa rimarrà inchiodata ad una serie di appuntamenti che si ripetono da anni solo perché le cose si fanno così. E si fanno cose così perché nessuno le cambia.

Le critiche l’hanno ferita?

Ho la nostalgia di alcuni intellettuali che stroncavano tv con ironia. Mi mancano penne come Oreste Del Buono, Beniamino Placido, Ugo Buzzolan. Quando la critica televisiva dava consigli. I critici di oggi scrivono con livore, con la roncola, distruggono senza mai dare consigli che possano tornare utili. La critica non può essere esclusivamente la distruzione di un progetto. Ci sono stati bambini che hanno cantato, suonato, con qualità e dimestichezza assolute. Per non parlare del corpo di ballo. Abbiamo avuto un blocco di quaranta minuti senza ospiti, con i soli piccoli chiamati a parlare di alimentazione e bullismo. Non lo abbiamo fatto con le mamme o con i presidi, bensì con i diretti interessati. Non voglio insegnare niente a nessuno. I miei programmi, e ne ho fatti tanti, hanno sempre diviso e spaccato. E meno male. Nascono per essere una provocazione televisiva. La Tv dei 100 e uno apre e chiude uno scenario che non era presente. L’editore è molto soddisfatto, con Pier Silvio (Berlusconi, ndr) c’è un rapporto di reciproca stima. Credo di aver portato a casa la missione.

Per qualcuno è un errore non trattare i bambini come tali.

Non ho trattato i bambini da stupidi, semplicemente. Spesso si cambia la voce quando ci si relaziona con loro. Io, al contrario, davo del lei a loro e del tu agli ospiti. I bambini sono molto avanti, essendo bombardati di informazioni. Un altro errore è pensare che i bambini di oggi siano uguali ai bambini dei nostri tempi. I grandi di oggi sono stati bambini in altre epoche, bisogna togliersi di dosso questa convinzione. I bambini in studio, devo ammetterlo, hanno molto apprezzato la mia linea. Alla fine dell’esperienza molti di loro piangevano, volevano rimanere in quel mondo. Un contrappasso: era un mondo di finzione che però parlava di realtà e a loro evidentemente piaceva più quel contesto rispetto a quello che vivono a casa. E’ stata un’esperienza umana interessante, mi sono commosso.

E’ accaduto che i bambini si esprimessero su Putin, Zelensky e la guerra. Rivendica anche quel passaggio?

Qual è il punto? Quello che i bambini raccontano è ciò che pensano ascoltando i genitori e la televisione.

Appunto. L’effetto è stato un po’ straniante.

E’ la messa in scena di quello che si dice a scuola. I bambini sono bombardati dalle informazioni. Uno di loro ha contestato la verità dei giornali e delle tv. Avevo garantito che sarebbe stato un programma basato su cose vere, probabilmente confuse e sbagliate, ma vere e senza preconcetti.

Piero Chiambretti