Home Fiction La morte ti fa fiction: quando i beniamini del pubblico escono di scena, l’arma è a doppio taglio

La morte ti fa fiction: quando i beniamini del pubblico escono di scena, l’arma è a doppio taglio

Da La Piovra al Maresciallo Rocca, fino a Distretto di Polizia e Doc: fare uscire di scena i beniamini regala grossi colpi di scena, ma attenzione…

10 Febbraio 2022 09:00

E’ il colpo di scena che più di altri fa da game changer all’interno di una serie tv: parliamo della morte di uno dei protagonisti, o comunque di uno dei personaggi più apprezzati dal pubblico. Un modo per tenere alta l’attenzione sulla serie stessa, ma anche un rischio: perché se elimini un personaggio tanto caro al pubblico quest’ultimo, poi, potrebbe fartela pagare.

Prendete, ad esempio, La Sposa: la miniserie di Raiuno appena andata in onda con incredibile successo (il finale ha sfiorato i 7 milioni di telespettatori; la potete recuperare su RaiPlay) ha riservato al pubblico, proprio nell’ultima puntata, l’uscita di scena di due personaggi principali, lo zio Vittorio (Maurizio Donadoni) e soprattutto Italo (Giorgio Marchesi), marito della protagonista Maria (Serena Rossi). Un lieto fine strappato dagli sceneggiatori, con tanto di commenti non sempre positivi sui social network, vero termometro moderno del gradimento di una serie. Anche Doc 2 ha esordito con l’addio di Lorenzo (Gianmarco Saurino), che riveste l’insolito primato di essere stato il primo medico di una serie italiana a morire a causa della pandemia.

Ma questo escamotage è ben noto (e chi mancherebbe altro) agli sceneggiatori nostrani fin da quando la fiction italiana aveva molto meno concorrenza. Era il 1989, quando la prima morte seriale stravolse il pubblico italiano: la scena dell’omicidio di Corrado Cattani (Michele Placido) ne La Piovra 4 fu vista da 17 milioni di telespettatori. La serie proseguì fino alla decima stagione, ma ancora oggi La Piovra è associata a quel personaggio, la cui fine è rimasta nella storia della fiction italiana.

Se negli anni Novanta la fiction ha cercato di mantenere il più stabile possibile i propri cast, o comunque ha evitato scossoni che facessero male al pubblico -e soprattutto agli ascolti-, l’altro grande lutto televisivo è del 2001: nella penultima puntata de Il Maresciallo Rocca 3 i telespettatori assistono all’attentato in cui resta uccisa Margherita (Stefania Sandrelli), la moglie del protagonista interpretato da Gigi Proietti. Un’uscita di scena clamorosa (l’episodio fu visto da 8,5 milioni di persone, quello successivo da 9,8 milioni), che ha però evidenziato anche la necessità di “riparare” trovando un nuovo personaggio capace di cogliere l’eredità di quello appena sparito senza farlo rimpiangere: una sfida colta egregiamente da Veronica Pivetti e dalla sua Francesca.

Se c’è stata in Italia una serie che ha fatto delle morti dei suoi personaggi un punto forte delle proprie trame, questa è Distretto di Polizia: fin dalla prima stagione (ricordate l’agente Moretti, interpretata da Serena Bonanno?) la serie Taodue ha sempre riservato un’uscita di scena clamorosa, senza farsi troppi problemi ad uccidere personaggi che nel corso del tempo avevano conquistato il pubblico. Clamorosa, ad esempio, la morte nella seconda stagione di Angela (Carlotta Natoli), moglie psicologa di Ardenzi (Giorgio Tirabassi), che solo nella terza stagione troverà un responsabile. Sempre Distretto, poi, fece piangere il pubblico con l’uscita di scena prima di Paolo Libero (Giorgio Pasotti) nella quarta stagione, e poi di Mauro Belli (Ricky Memphis), presente fin dalla prima stagione, la cui sorte rimase in sospeso con un cliffhanger nel finale della sesta stagione. Taodue, d’altra parte, è maestra in questo genere di colpi di scena: dall’esperienza di Distretto derivarono le amare sorprese riservate ai fan di Squadra Antimafia-Palermo Oggi, da cui uscirono numerosi personaggi, anche se la morte di Claudia Mares (Simona Cavallari) resta quella che il pubblico ricorda di più.

Le serie più longeve, d’altra parte, sono quelle che devono anche affrontare i più probabili cambi di cast: e se un attore decide di non tornare sul set per la stagione successiva, è l’occasione giusta per… farlo fuori. Così è accaduto a Guido di Un Medico in Famiglia: dopo che Pietro Sermonti annunciò di non voler recitare nella settima stagione, gli autori la aprirono con la notizia della morte del personaggio. Una sorte simile è toccata ad un altro Guido, quello di Che Dio Ci Aiuti: Lino Guanciale -la cui carriera era ormai pronta al decollo definitivo-, dopo qualche comparsata nella quarta stagione, ha lasciato la serie, e con essa anche il suo personaggio, fatto morire (e qui le critiche dei fan sono state ancora più forti) insieme al bambino che lui ed Azzurra (Francesca Chillemi) avevano deciso di crescere. Sempre in casa Lux Vide, anche Don Matteo ha giocato la carta del personaggio morto, in due occasioni: prima con Patrizia (Pamela Saino), figlia di Cecchini (Nino Frassica) e moglie di Tommasi (Simone Montedoro) e poi con Caterina (Caterina Sylos Labini), moglie del Maresciallo, due uscite di scena non mostrate ma solo raccontate.

Gli anni più recenti, invece, ci hanno regalato i continui omicidi all’interno delle faide di Gomorra-La serie: soprattutto le prime due stagioni della serie Sky sono foriere di morti eccellenti: tra tutte, quelle di don Pietro Savastano (Fortunato Cerlino) e di sua moglie Imma (Maria Pia Calzone).

Abbiamo aperto, però, scrivendo che quello che (come abbiamo visto) si rivela uno stratagemma più che usato all’interno delle serie italiane potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Perché è vero che se esce di scena un personaggio gli spunti per gli sceneggiatori sono molteplici, dall’esplorare le reazioni degli altri personaggi della serie all’introduzione di nuovi volti che possano rinverdirla, dall’altro resta il rischio che quel pubblico che si era affezionato a quell’interprete possa via via lasciare la presa ed elaborare il lutto nella maniera che solo un telespettatore conosce: spegnendo la tv.