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Messaggi da Elsewhere, Jason Segel e la sua matrioska di magia e sorpresa

La recensione di Messaggi da Elsewhere, la serie tv disponibile su Amazon Prime Video, creata da Jason Segel ed ispirata ad un documentario su un Alternate Reality Game

pubblicato 23 Giugno 2020 aggiornato 30 Agosto 2020 00:24

Imprevedibile, sperimentale, spiazzante: non si può non partire da questi tre aggettivi per parlare di Messaggi da Elsewhere (originale “Dispatches from Elsewhere”), una pazza idea di Jason Segel diventata serie tv da dieci episodi, disponibili -anche con il doppiaggio italiano- su Amazon Prime Video dopo essere andata in onda, negli Stati Uniti, sulla Amc.

Un progetto imprevedibile fin dalla sua fonte originale, ovvero il documentario del 2013 “The Institute”, che ha raccontato la storia del “Jejune Institute”, un Alternate Reality Game che per ben tre anni ha coinvolto, a San Francisco, più di diecimila giocatori, alle prese con indizi disseminati dall’artista Jeff Hull tramite volantini ed indicazioni su un fittizio Istituto. Ok, ma la serie cosa c’entra?

Peter, Simone, Janice e Freedwyn

La serie racconta proprio lo sviluppo di questo gioco, ambientato però a Philadelphia, a cui accettano di partecipare i quattro protagonisti: Peter (Segel), Simone (Eve Lindley), Janice (Sally Field) e Freedwyn (Andre Benjamin, meglio noto anche come Andre 3000 degli Outcast). Ognuno di loro accetta per motivi differenti, che non vogliamo svelarvi per non rovinarvi la sorpresa: diciamo solo che per loro quattro il gioco diventa un modo per evadere da una vita che non li soddisfa più, o che non li ha mai soddisfatti.

Guidati da insoliti indizi disseminati lungo la città, il loro compito diventa quello di trovare la misteriosa Clara (Cecilia Balagot), un genio che l’Istituto Jejune avrebbe fatto prigioniera appropriandosi delle sue idee. Ma sarà davvero così? Si creano due fazioni: da una parte chi cerca Clara per conto dell’Istituto, dall’altra i ribelli spinti dal misterioso Comandante 14, a capo di Elsewhere, un movimento che punta alla liberazione di Clara. In mezzo, i nostri quattro eroi, di fronte ad un viaggio che cambierà il loro modo di vedere il mondo.

Mille mondi, mille possibilità

L’idea di Segel, nello scrivere la serie (che su sua stessa ammissione potrebbe avere anche più di una stagione, ma con storie e personaggi differenti), è stata quella di restare fedele all’obiettivo primario dell’ARG che fu il Jejune Institute.

Per farlo, raccontare una trama che avesse un principio, uno sviluppo ed una fine non sarebbe bastato. Così, Messaggi da Elsewhere non ha un solo inizio, ma molteplici, così come non si conclude una volta sola, ma ha vari finali. Questo non vuol dire, attenzione, che alla fine del decimo episodio ci ritroveremo di fronte a misteri irrisolti e dubbi. Tutto il contrario: la matrioska che Segel ha costruito s’incastra perfettamente nei suoi numerosi pezzi, fino a presentare al pubblico un’ultima sorpresa.

D’altra parte, la magia e la sorpresa sono, su sua stessa ammissione, le cose che attirano di più il protagonista: il lavoro di Segel (regista anche del primo episodio, oltre che produttore esecutivo del telefilm) sta proprio nel riuscire a stupire il pubblico con una trama che si stacca dall’ordinario senza però cadere nell’eccessivo ma che al tempo stesso riserva colpi di scena capaci di tenere incollati episodio dopo episodio. Ed alla fine, i mondi raccontati diventano molteplici, così come le possibilità di interpretare le trame ed i suoi personaggi.

L’azzardo (riuscito) di Segel

Trasporre per la serialità una storia perfetta per un documentario poteva essere una sfida abbastanza semplice: racconti la storia, ci piazza qualche twist nel mezzo e concludi con un bel messaggio affidato ai protagonisti. Segel, però, cercando quello stesso spirito pionieristico del “Jejune Istitute”, ha voluto alzare l’asticella. Il risultato va visto con i vostri occhi, perché altrimenti ci perderemmo in rivelazioni che vi rovinerebbero tutta la sorpresa.

Possiamo però dire che dopo tanto tempo ci siamo ritrovati di fronte ad una serie tv che sa davvero giocare con l’immaginazione, sfruttando però tutto ciò che di reale possa esserci a questo mondo. Ne esce un compendio di personalità, umori e solitudini che non sono poi così lontane dalla nostra quotidianità. Eppure, scopriremo che nonostante questo l’imprevedibilità può essere a due passi.

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