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L’Infiltrato, su Rai 3 la docufiction sulla clinica degli orrori di Milano

L’infiltrato – Operazione clinica degli orrori ricostruisce il caso della Clinica Santa Rita di Milano: il primario, condannato all’ergastolo, ha tentato di bloccarne la messa in onda, ma senza riuscirci.

pubblicato 13 Dicembre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 20:53

L’infiltrato – Operazione clinica degli orrori porta questa sera, sabato 13 dicembre, alle 21.30 su Rai 3 l’atroce vicenda della Clinica Santa Rita di Milano, ricostruita tra finzione e realtà, tra personaggi ‘inventati’ che fungono da narratori e gli atti dell’indagine e del processo che ha visto lo scorso aprile il primario di Chirurgia Cardiotoracica Pier Paolo Brega Massone condannato all’ergastolo in primo grado. Proprio Brega Massone ha tentato di impedire la messa in onda della fiction, ma il Tribunale di Roma ha rigettato la richiesta. 

La docufiction, prodotta da Verve Media Company, porta così in tv il caso scoppiato nel 2008 con un blitz della Guardia di Finanza nella struttura ospedaliera: un giro di operazioni inutili, eseguite sui pazienti solo per i rimborsi dal S.S.N. ma senza alcuna necessità terapeutica, che avrebbe fruttato ai vertici della Clinica milioni di euro e portato alla morte di diversi pazienti e a lesioni gravissime per una novantina di ricoverati.

Una vicenda sconvolgente (seguita passo per passo da Crimeblog) che si è arricchita minuto dopo minuto di particolari agghiaccianti e che hanno rivelato un sistema avido e privo di alcuno scrupolo per le vite dei pazienti.

Una vicenda che arriva in tv mescolando le forme del racconto audiovisivo e il ‘linguaggio’ delle indagini e del processo: l’espediente narrativo è quello dell’infiltrato, con funzioni di narratore, interpretato da Massimo Poggio; con lui un cast di attori che impersonano le figure chiave del caso, che vede tra gli altri Michela Cescon, Lorenza Indovina, Andrea Renzi, Paolo Graziosi, Massimiliano Virgili. Scrittura e regia sono di Cristiano Barbarossa e Giovanni Filippetto.

Punto forte della narrazione, e apprezzabile fin dal promo, le intercettazioni originali a puntellare la descrizione di una macchina mangiasoldi (“Se faccio quattro polmoni so’ 44.000 euro…”) e delle basse aspettative di vita dei 90enni, trattati come ‘sacrificabili’ sull’altare del profitto e non solo dal reparto cardiotoracico, ma anche da quello ortopedico, come

La vicenda giudiziaria, di fatto, non si è ancora conclusa. Ciò nonostante, come deciso dal Tribunale di Roma, il caso può essere raccontato in tv: una decisione importante sul tema che sancisce un principio di ordine generale secondo il quale è del tutto legittima la realizzazione e la diffusione di opere filmiche concernenti la ricostruzione di vicende giudiziarie ancora sub iudice. Una decisione importante, nella quale immagino abbia avuto peso la scelta della formula docufictional – nel promo si parla di ‘film verità’ – rispetto a una ricostruzione completamente fictional ‘ispirata a’.