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Griselda, Netflix realizza la “serie compagna” di Narcos e Sofia Vergara vince la scommessa: la recensione

Con sei episodi il racconto corre troppo veloce, ma ben s’inserisce nel genere che già abbiamo conosciuto con Narcos. E Sofia Vergara vince la sua scommessa

pubblicato 25 Gennaio 2024 aggiornato 26 Gennaio 2024 13:13

Leggi che Griselda nasce dalle stesse menti di Narcos e non puoi non correre a vedere questa nuova miniserie disponibile su Netflix da giovedì 25 gennaio 2024. Il mondo del narcotraffico, d’altra parte, affascina il pubblico, così come affascinano quei personaggi così potenti all’interno dei cartelli della droga quanto costretti a vite perennemente in fuga e guardandosi le spalle da nemici e traditori. Proprio come la vita di Griselda Blanco, raccontata (forse un po’ troppo frettolosamente) da questa nuova miniserie.

Griselda Netflix, la recensione

Sei episodi possono bastare?

A renderci perplessi di fronte a questa operazione non è tanto il fatto di voler riportare sul piccolo schermo lo spietato mondo del narcotraffico negli anni Ottanta (tant’è che Griselda evita senza troppi problemi il rischio deja-vù con Narcos), quanto la decisione di raccontare la vita della donna soprannominata “la Madrina” così velocemente.

In sei episodi, infatti, assistiamo alla “fuga” di Griselda a Miami, al suo tentativo di imporsi nel mondo dello spaccio della città ed alla sua totale affermazione. La miniserie, insomma, corre, a volte troppo, costringendo lo spettatore a stare al passo con i veloci tempi di narrazione imposti dalla sceneggiatura. Il risultato è che il personaggio di Griselda passa da quasi anonima spacciatrice a dominatrice della scena così rapidamente da non dare la giusta evoluzione al personaggio.

Sappiamo che, invece, nella realtà Griselda Blanco si è imposta lungo anni di strategie, contatti “commerciali” e, sopratuttto, omicidi, da lei commessi o commissionati. L’evoluzione e la crescita della sua parte più sanguinaria sono così un po’ sacrficati a favore di un racconto che abbiamo avuto l’impressione voler giungere in fretta ad un finale che, per forza di cose, già conosciamo.

Ma la storia di Griselda meritava di essere raccontata

Detto questo, Griselda non è assolutamente una serie tv da bocciare, al contrario. Senza inventarsi particolari stratagemmi narrativi, ma restando sul solco di una serialità che punta sempre di più sulle figure femminili e sul loro contrasto ad una società patriarcale (emblematico, in questo senso, la decisione di contrapporre alla storia della protagonista quella di un’agente di Polizia donna che fatica non poco per condurre i colleghi verso la giusta direzione, da lei individuata subito), Griselda ben s’inserisce in un genere che conosciamo ormai da tempo, in cui il villain diventa protagonista ma non eroe, e la cui discesa agli inferi viene raccontata con tanto di sconfitta finale.

Definirla erede di Narcos forse è troppo, ma sicuramente Griselda ne riprende toni e temi, creando una sorta di “serie compagna” di quella sulla vita di Pablo Escobar (almeno nelle prime due stagioni), allargando lo sguardo sul mondo dei narcotrafficanti e di come il loro lavoro abbia interessato, nella distribuzione, anche i più insospettabili.

Uomini e donne statunitensi, ricchi, forse annoiati della loro vita, che trovano nelle feste e nella possibilità di sballarsi l’unica occasione di fuga da una serie di scelte che hanno pagato economicamente, sì, ma che hanno anche lasciato indietro sogni e aspirazioni. Su questi rammarichi lavora la stessa Griselda, pronta a offrire ai suoi clienti un sogno ad occhi aperti e letale al tempo stesso. Per loro e, con l’andare avanti nel tempo, anche per lei.

L’occasione d’oro di Sofia Vergara

© Netflix

Quel che è certo è che Griselda ha messo alla luce un’inedita Sofia Vergara. Lontanissima dai tempi comici che ci ha regalato con la sua Gloria in Modern Family, il ruolo di Griselda Blanco (personaggio alla cui storia, su sua stessa ammissione, si è avvicina una decina di anni fa, pur essere anche lei colombiana) potrebbe segnare un punto di svolta nella sua carriera.

Vergara (anche produttrice esecutiva della serie) ha osato, cancellando anche parte del proprio volto tramite un lavoro di make-up che non era strettamente necessario ma che lei ha fortemente voluto affinché il pubblico vedesse sullo schermo una donna che non fosse, appunto, Vergara-Gloria.

La scommessa è vinta: Vergara è riuscita ad offrire il ritratto di una donna che prima pensa al bene dei propri figli, poi cerca una rivalsa su tutti quegli uomini che l’hanno prevaricata in passato ed infine diventa lei stessa vittima di quell’impero costruito a costi di nemici e colpi bassi. L’attrice diventa così, nel corso degli episodi, punto fisso per il pubblico, ipnotizzato da un volto nuovo e familiare al tempo stesso.