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Fuori dal Coro o Dentro al Coro? Le tante domande su Mario Giordano

Il giornalismo televisivo di Mario Giordano, a Fuori dal Coro, programma tornato in onda su Rete 4, ci ha suggerito molte domande…

pubblicato 8 Settembre 2021 aggiornato 12 Settembre 2021 14:58

Non ci immergeremo in dibattiti politici con la qui presente recensione. Non entreremo nel merito, quindi, dei temi trattati a Fuori dal Coro. Più che altro, ci focalizzeremo sul “come”, che è la prospettiva che ci interessa maggiormente, visto che trattiamo di televisione.

Il giornalismo televisivo di Mario Giordano è ricco di spunti sui quali concentrarsi. Tanti spunti, troppi…

Si può commettere, inizialmente, l’errore di definirlo giornalismo-show o utilizzo creativo (anche fin troppo creativo…) di mezzi d’espressione inusuali al fine di informare il telespettatore ma, in un secondo momento, diventa doveroso analizzare e porsi una serie di domande, ispirandoci al modus operandi del giornalista alessandrino, sottolineando anche eventuali, presunti, paradossi.

Le tante domande su Mario Giordano

Prima domanda, semplice: Mario Giordano è davvero Fuori dal Coro?

Gli argomenti che hanno caratterizzato la prima parte della prima puntata della nuova edizione, in onda su Rete 4, a pensarci bene, sposano una corrente di pensiero influente nel nostro paese, alla quale anche importanti movimenti politici strizzano indubbiamente l’occhio.

Mario Giordano, in puntata, ostenta il suo personale Green Pass per avocare il diritto di porsi dei legittimi dubbi sul Green Pass. Era necessario?

Se i dubbi sulla Certificazione Verde sono legittimi, si espongono, senza colpi di scena.

Giordano apre la puntata, apparendo come un prigioniero nei moduli neri del QR Code del Green Pass, dimostrando, con il proseguire della puntata, che, nel suo modo di avere dubbi, in realtà, vi è contenuto già un punto di vista, non espresso esplicitamente, ossia nel Green Pass, non vi è alcun aspetto positivo. Perché non dirlo esplicitamente?

Il leit-motiv di questa prima puntata si può rilevare da questa selezione di domande che il giornalista si è posto in studio:

– Ci si può chiedere se è giusto l’obbligo vaccinale senza passare per pericolosissimi terroristi o No-Vax?
– Si può dire che il prezzo dei vaccini è aumentato o si è dei pericolosi No-Vax?
– Sono un pericoloso No-Vax se stasera mi sono fatto qualche domanda?
– È da No-Vax far sentire le parole di Montagnier, un premio Nobel?
– Perché non si danno i tamponi gratis? Non siamo No-Vax, no!

Mario Giordano non è No-Vax, l’abbiamo capito. Un’altra domanda, perché ripeterlo così tante volte?

Ribadendo la nostra volontà di non entrare in dibattiti politici, i temi trattati appaiono come benzina per le già note argomentazioni dei No-Vax: difesa a spada tratta dei non vaccinati (“Insultarli non è il modo migliore per convincerli”), servizio concernente le persone che hanno accusato malesseri post-vaccino (“Sono corsi a fare il vaccino, non sono No-Vax!”), sostenere che un obbligo vaccinale in Italia, di fatto, già esiste, malcelata idiosincrasia nei riguardi dei virologi (“Quanti Nobel ha vinto Bassetti?”, “De Donno non è andato sul red carpet!”), concentrazione maggiore sulle cure al COVID-19, con il vaccino messo sempre in cattiva luce, senza una motivazione concreta.

Le domande di Mario Giordano, quindi, quinta domanda, necessitano davvero di risposte o sono retoriche? Altri esempi:

– Il Green Pass è il nuovo Dio?
– Ci si può porre il dubbio che non si stia parlando di discriminazione?
– L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e sul Green Pass?

Meglio, quando, il conduttore si espone, privandosi del filtro delle finte domande:

– Non si può pensare che il vaccino risolva il problema, è un messaggio pericoloso!
– Non si possono convincere le persone, dicendo balle!

Mario Giordano gioca sul fatto di essere definito un populista, dimostrando la propria intelligenza nel trasformare la critica più ricorrente nei suoi confronti in un punto di forza (“Io sarò pure brutto, sporco e populista…”).

Così facendo, il giornalista si pone nella condizione di fare collegamenti tra vicende differenti, tra Green Pass e immigrazione (“Oltre a controllare i Green Pass, non si può controllare dove vanno a finire quelli che sbarcano?”) o altri fatti di cronaca (“Erano intenti a controllare i Green Pass quando nel rave di Viterbo succedeva di tutto!”), senza preoccuparsi tanto delle reazioni.

Un’altra domanda: è corretto equiparare vicende diverse tra loro? Cosa c’entra, in fondo, il Green Pass con l’immigrazione, il Green Pass con il rave, le “spesucce” (chiamate così) del premier Draghi con la cassaintegrazione?

A che pro, far vedere che, in Parlamento, si può entrare senza Green Pass… Il Parlamento è davvero paragonabile a qualsiasi altro luogo di lavoro?

Davanti ad un giornalismo così provocatorio, anche agli ospiti di personalità non rimane altro che accodarsi, com’è successo a Giancarlo Magalli (“Quando la politica è sorda, urlare è il minimo che si possa fare…”).

Fuori dal Coro: la seconda parte del programma

Alla fine, la premessa/promessa iniziale (“Parleremo di cose di cui solitamente non si parla…”) viene rispettata nella seconda parte del programma, con la battaglia contro i “ladri di case” o il blocco dedicato ai bambini strappati alle madri, nel quale il conduttore esterna, ancora di più, un suo punto di vista chiaro e inequivocabile, per la precisione, sulla Sindrome da Alienazione Parentale.

Nella seconda parte, la vocazione allo show diminuisce e il programma diventa più godibile.

Riepilogando, Mario Giordano, in questa prima puntata di Fuori dal Coro, si è posto tante domande.

Anche noi.