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Flora Canto a TvBlog: “Grazie a Uomini e Donne mi sono pagata i miei studi. Fatto da mamma e da papà mi piacerebbe farlo diventare quotidiano”

Alla conduzione su Rai 2 di Fatto da mamma e da papà, di recente al fianco di Carlo Conti a I Migliori Anni, Flora Canto si racconta a TvBlog

pubblicato 26 Giugno 2023 aggiornato 24 Gennaio 2024 10:57

Viene dalla recente esperienza fatta insieme a Carlo Conti alla guida di I Migliori Anni. È alla conduzione tutti i sabati mattina di Fatto da mamma e da papà, in onda su Rai 2 alle 12:00. Flora Canto per la prima volta si racconta ampiamente a TvBlog, ripercorrendo la sua carriera televisiva.

Debutti in tv alla conduzione nell’estate del 2006, affiancando Gianfranco De Laurentiis in una striscia quotidiana sui mondiali di calcio in onda su Odeon Tv. Venivi dalla tua prima apparizione televisiva come fidanzata di Filippo Bisciglia, concorrente del Grande Fratello 6. Che ricordi hai di quella esperienza?

Quella esperienza per me ha rappresentato una prima scuola. Quello per me è stato il mio vero esordio televisivo, alla fine quella al Grande Fratello era stata solamente un’apparizione.

Pochi mesi dopo prendi parte come tronista a Uomini e Donne. Il primo programma che conduci in tv dopo quell’esperienza è Fast and Furious, su La7, nel 2009. Erano già passati due anni dalla fine della tua partecipazione nel programma di Maria De Filippi. La tv non si è accorta subito di te o ci sono state delle proposte che hai rifiutato in quei due anni?

Se fai la tronista a Uomini e Donne, ci metti un po’ di più a dimostrare che puoi fare anche altro. Ci sono ragazze che, infatti, hanno fatto solo quello, altre che si sono distinte perché hanno studiato e così, oltre a fare la tronista, una poi può fare l’attrice, la conduttrice… Certo, se non coltivi le tue potenzialità, non è detto che accada qualcosa. Nel mio caso, con i soldi che avevo guadagnato grazie a Uomini e Donne, mi sono pagata un anno di corso di doppiaggio, due anni di uno stage di recitazione e anche alcune lezioni di canto. Ho utilizzato il frutto della popolarità regalatami da Uomini e Donne per pagare i miei studi.

Da una parte, quindi, quell’esperienza ti ha giovato, dall’altra ti ha penalizzato.

Esatto. Con quell’esperienza alla fine non è che dimostri di saper fare qualcosa. Puoi dimostrare però di aver personalità.

Un’altra etichetta pesante che ti ha accompagnato è stata quella di “compagna di”. Che cosa ha rappresentato, soprattutto agli inizi?

Ogni volta dovevo ricordare che le mie esperienze partivano da prima dell’incontro con Enrico (Brignano, ndr). La produzione di Enrico mi chiamò a fare un provino per il suo spettacolo perché avevo già esperienze nella comicità e nel teatro. Non c’è niente di male comunque a lavorare appena si diventa compagna di qualcuno. Ci sono delle mogli che iniziano a fare televisione direttamente con il proprio marito, perché prima non hanno fatto niente. Però, non essendo il mio caso, ci tenevo solo a dirlo.

Oggi rispetto all’etichetta di “compagna di”, ora “moglie di”, ti senti libera oppure senti di essere ancora ingabbiata in questa definizione?

Oggi non la vivo come un’etichetta, è qualcosa che mi appartiene: io, di fatto, sono la moglie di Enrico. Sono però anche la moglie di Enrico, il problema è quando sei solo quella. Sono un’attrice e una conduttrice. A differenza di alcune mie colleghe ho dovuto per forza dimostrare di più. Alcune mie colleghe, infatti, non ballano, non cantano, non recitano. Nel mio caso, per essere serena, ho cercato di imparare a far tutto perché non si avesse mai la percezione di “quella sta lì perché è la moglie di Enrico”, ma si potesse dire “quella sta lì perché lo sa fare”.

Quando hai avuto per la prima volta la percezione che venisse riconosciuto il tuo talento, al di là di ogni etichetta?

Credo che la percezione sia cambiata negli ultimi quattro anni. Dal 2021 conduco su Rai 2 Fatto da mamma e da papà, un programma scritto da me. Vuol dire che gli addetti ai lavori si sono fidati di quello che ho ideato. La conduzione di un programma tutto mio, dove mio marito non c’è, mi ha sdoganato. Lavorare con Carlo Conti ha dimostrato poi che non ho un’appartenenza. Posso lavorare non solo come spalla di Enrico, ma anzi, proprio perché ho lavorato con Max Tortora, Lino Banfi, Gabriele Cirilli ed Enrico Brignano, posso lavorare anche con Carlo Conti.

Fatto da mamma e da papà è arrivato alla sua terza edizione. Il programma ha già introdotto dei cambiamenti, dal titolo alle rubriche. Da ideatrice della trasmissione, ti immagini un’ulteriore evoluzione?

Mi piacerebbe fidelizzarlo e quindi metterlo a regime: renderlo da programma settimanale un quotidiano e invitare mamme normali, non solo, quindi, quelle vip, a preparare il piatto preferito dai loro figli.

Hai lavorato in tv agli inizi della tua carriera con Gianfranco De Laurentiis, conduci da un paio di anni un programma di cucina. Sono due aspetti che condividi con Antonella Clerici. Ti deve temere?

No, magari, però, per me è un bel portafortuna, perché Antonella ha avuto, e tuttora ha, una carriera stupenda. Se è un portafortuna, ben venga.

A I Migliori Anni, come hai scherzato più volte con Conti, il tuo ruolo non prevedeva né ballo, né canto, né recitazione. Hai raccontato di saperlo fin da quando ti ha chiamato. Alla fine ti è comunque un po’ mancata quella componente?

Beh sì, perché io sono innamorata del varietà di una volta. Se io avessi potuto scegliere un’epoca in cui nascere, avrei scelto quella di Pippo Baudo, Raffaella Carrà, Michele Guardì. La mancanza che ho sentito è più per il desiderio di rivedere il vero varietà. Poi certo, a noi piace il palcoscenico. Quando sali sul palcoscenico, che sia la tv, che sia il cinema o il teatro, hai voglia di apparire, se no faremmo un altro mestiere.

Quindi non è sbagliata la sensazione che si è colta in certi momenti, in cui sembravi desiderosa di esprimerti di più di quanto ti veniva concesso di fare?

Credo che ogni cosa arrivi al tempo giusto. Probabilmente in questo caso era giusto il ruolo e la collocazione perché il format di per sé non prevede neanche una prima donna. Il fatto che, a piccole dosi, avevo la possibilità di fare uscire la mia ironia alla fine è stato un giusto equilibrio, perché altrimenti, con lo strafare, la mia presenza rischiava di diventare fuori luogo. Ciò non toglie che se Carlo domani dovesse fare un varietà, un Sanremo o qualsiasi altra cosa, sono certa che le occasioni non mancheranno.

Hai citato prima Pippo Baudo. Per la sua ultima Domenica In anche tu sostenesti un provino. Non lo superarsti. È un rimpianto che hai?

No, perché mi sarei bruciata. Non ero pronta per un programma così importante. Fare una diretta, come ho fatto anche con Carlo, significa gestire l’emotività, gestire la voce, avere il controllo del microfono, del fisico e del corpo proprio negli spazi. Non avevo l’esperienza che ho oggi e neanche la gestione dell’emotività nel saper cantare e nel saper condurre. Probabilmente avrei ricevuto un giudizio negativo da parte della critica e degli addetti ai lavori e magari la mia carriera sarebbe finita lì. Confido sempre che ogni cosa arrivi al momento giusto.

Quando hai esordito con Gianfranco De Laurentiis, dicevi che il tuo sogno era condurre “programmi ironici e divertenti come Zelig“. Lo scorso anno hai sfiorato la conduzione di Made in Sud. Ti piacerebbe oggi condurre un programma comico?

Sì, anche se è cambiata un po’ l’epoca. I programmi comici sono stati spremuti molto. È cambiata anche l’attenzione della gente, la cui soglia si è abbassata molto con YouTube e TikTok. Un programma comico vecchio stampo rischierebbe di annoiare. Probabilmente mi piacerebbe condurre un programma che abbia della comicità al suo interno, ma solo quella non basterebbe. Ricercherei, quindi, qualcosa che abbia a fare con la musica e con l’intrattenimento. Ormai devi proporre uno show a trecentosessanta gradi per catturare la gente.

Il sogno professionale di Flora Canto qual è? Rimane Sanremo, come ci raccontavi nel 2019, o ce ne sono altri?

Sicuramente è Sanremo, perché è la prima serata per eccellenza e, se lo dovessi fare, lo farei come Michelle Hunziker. Adesso la donna che va a Sanremo fa il monologo, che sembra quasi un dazio da pagare. Io, invece, intendo Sanremo come lo fece Michelle: una donna che si racconta, che si diverte, che diverte la gente, che balla, che non si prende sul serio. Fatto così, sarebbe un bel punto di arrivo.