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Festival di Sanremo: ma ci ricordiamo che alla fine è solo ‘na Canzuncella?

Festival di Sanremo: cosa ci ricordiamo dei Festival passati? La canzone, solo quello, il resto è solamente una scatola e basta

di Hit
pubblicato 11 Febbraio 2021 aggiornato 12 Febbraio 2021 08:43

Cosa resta di un Festival di Sanremo? Cosa rimane di questo che è il vero Carnevale italiano nella mente di noi italiani, popolo meraviglioso e unico (parole un po’ di parte lo ammetto). Io dico che rimane la canzone, il motivetto, la canzonetta, che non è assolutamente dispregiativo, anzi, la canzonetta è quella cosa che ti rimane nella testa e picchia dolcemente nella mente, quasi sempre collegata a qualcosa che hai vissuto nel tuo passato. E’ la chiave pop dell’anima, spesso nascosta, spesso sopita dalle cose della vita di tutti i giorni. Dunque cosa resta del Festival di Sanremo? Resta la canzone. Certo, puoi avere un flash, magari Fiorello con la parrucca bionda che imita Maria De Filippi, oppure il lungo bacio di Roberto Benigni a Olimpia Carlisi (mi perdonerà Fiorello, ma nella mente mi batte più il bacio tratto da Sanremo 1980).

 

Se ripenso ai vecchi Festival è la canzone che mi torna in mente. Per esempio del Festival 2020 io mi ricordo del bellissimo brano di DiodatoFai rumore” che mi piacque da subito. Un mix di parole, melodia, impianto sonoro bellissimo.

 

Sai che cosa penso
Che non dovrei pensare
Che se poi penso sono un animale
E se ti penso tu sei un’anima
Forse è questo temporale
Che mi porta da te
E lo so non dovrei farmi trovare
Senza un ombrello anche se
Ho capito che
Per quanto io fugga
Torno sempre a te

Oppure se ripenso ai Sanremo degli anni ottanta, quante bellissime canzoni. Per esempio la splendida “Ancora” cantata da Eduardo De Crescenzo e scritta da Franco Migliacci e Claudio Mattone.

 

Notte alta e sono sveglio
Mi rivesto e mi rispoglio
Mi fa smaniare questa voglia
Che prima o poi farò lo sbaglio di

Fare il pazzo e venir sotto casa
Tirare sassi alla finestra accesa
Prendere a calci la tua porta chiusa
Chiusa

E degli anni novanta mi passa subito “Come saprei” cantata da Giorgia che vinse il Festival del 1995, pezzo scritto da Eros Ramazzotti, Adelio Cogliati e la stessa Giorgia.

 

Come saprei
Capire l’uomo che sei
Come saprei scoprire poi
Le fantasie che vuoi

Io ci arriverei
Nel profondo, dentro te
Nei silenzi tuoi
Emozionando sempre più

E per gli anni duemila? La stupenda “Luce tramonti a Nord Est” scritta (insieme a Zucchero) e cantata da Elisa.

 

Parlami, come il vento fra gli alberi
Parlami, come il cielo con la sua terra
Non ho difese ma
Ho scelto di essere libera
Adesso è la verità
L’unica cosa che conta
Dimmi se farai qualcosa
Se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto quello che ti ho dato
Dimmi

Siamo nella stessa lacrima, come un sole e una stella
Luce che cade dagli occhi, sui tramonti della mia terra
Su nuovi giorni

Dunque cosa resta dei Festival di Sanremo? La canzone resta la mia risposta. Tutto il resto è come la scatola che le contiene. Serve per trasportarle, ma la scatola non è importante. Certo qualcuno dirà che tutto quello che sta attorno al Festival serve -per dirla in poche parole- a fare fatturato. Tutto giusto, tutto vero, pure da queste parti è così, inutile giocare di ipocrisia. Ma ripeto ricordiamoci che alla fine il Festival è solo ‘na canzuncella (o poco più). Questo per ridare una dimensione a quello che resta il vero Carnevale italiano.

P.S. Io amo il Festival di Sanremo.

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