Home Consuelo Mangifesta a Blogo: “Senza la Rai, la pallavolo sarebbe oscurata ma mi fanno sorridere quelli che vogliono il volley in prima serata”

Consuelo Mangifesta a Blogo: “Senza la Rai, la pallavolo sarebbe oscurata ma mi fanno sorridere quelli che vogliono il volley in prima serata”

L’intervista di Blogo alla commentatrice tecnica di pallavolo e beach volley di Rai Sport per Rio 2016.

pubblicato 18 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:20

Consuelo Mangifesta fa parte del team di commentatori tecnici di Rai Sport per la XXXI edizione dei Giochi Olimpici che si stanno attualmente svolgendo a Rio de Janeiro.

La commentatrice tecnica di pallavolo e beach volley fa parte della squadra di Rai Sport da circa dieci anni.

Per la rubrica di TvBlog, Tv e Olimpiadi, Blogo, dopo l’ex ciclista Silvio Martinello, ha intervistato l’ex pallavolista abruzzese per parlare ovviamente di pallavolo, delle Olimpiadi di Rio 2016 e del rapporto tra il volley e la televisione.

Lei ha commentato le partite di pallavolo e beach volley di Rio 2016 per Rai Sport. Partiamo subito dalle sue osservazioni per quanto riguarda le nazionali di pallavolo, soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione della nazionale femminile.

Per quanto riguarda la nazionale femminile, sapevamo che sarebbe stata una Olimpiade dura ma nessuno si immaginava un risultato così negativo, figlio, probabilmente, di una serie di situazioni che si sono complicate nel corso di questi ultimi 2 anni. Si sperava che il mix di veterane e giovani funzionasse meglio. Purtroppo, però, alcune veterane non sono arrivate al top della condizione e alcune giovani sono ancora troppo acerbe per una competizione di questo livello. Le qualificazioni hanno tratto in inganno perché non abbiamo considerato che il livello di Rio si sarebbe alzato molto rispetto ad Ankara e Tokyo. Ci sono buone basi per riprogrammare ma bisogna cominciare subito con scelte anche drastiche.

E per quanto riguarda il beach volley e le coppie Daniele Lupo – Paolo Nicolai e Marta Menegatti – Laura Giombini?

Daniele Lupo e Paolo Nicolai sono ormai una coppia affiatata, riconosciuta e rispettata in tutto l’ambiente del beach. Loro sono in grado di fare davvero bene ma hanno bisogno di dare continuità alle loro prestazioni. In questa Olimpiade, dove le coppie favorite sono tante, non ci si può concedere il lusso di giocare a momenti. Per la Giombini e la Menegatti, invece, solo applausi. Non era facile costruire una squadra in tre giorni. Ci sono coppie che lavorano insieme da anni ma nonostante questo Marta e Laura ci hanno messo la faccia ed hanno fatto del loro meglio. Purtroppo, ad un certo punto, si sono trovate a dover affronare una delle coppie candidate all’oro e sono uscite. Ma l’hanno fatto con onore.

Come e quando è iniziata la sua avventura da commentatrice tecnica per la Rai?

La mia avventura in Rai è cominciata subito dopo il mio addio al volley giocato grazie ad una telefonata di Jacopo Volpi che mi propose di affiancare Francesco Pancani, allora telecronista del volley, nel mondiale del 2006 proprio quello in cui Barbolini subentrò a Bonitta dopo la rivolta delle giocatrici che chiesero il suo allontanamento.

Nel ruolo di commentatrice tecnica, si è trovata subito a suo agio o ha iniziato ad abituarsi con il passare del tempo?

Devo dire che da subito, grazie ai tanti consigli ricevuti, mi sembrò un ruolo abbastanza semplice da svolgere. Grazie al grosso supporto di Francesco entrai immediatamente nel ruolo. Doveva essere un’avventura limitata a quel mondiale ed invece diventò una lunga storia, che dura da ormai dieci anni.

Qual è la stata l’emozione più forte vissuta da commentatrice tecnica?

Nonostante le vittorie agli europei del 2007 e 2009, quando l’Italia del volley femminile ha espresso il più bel gioco al quale potessi assistere, l’emozione più grande è stata quella vissuta nel mondiale del 2014. Non abbiamo vinto una medaglia ma ci siamo conquistati l’amore di un’intera nazione. Mi sono sentita molto coinvolta grazie alla copertura totale della Rai che ha trasmesso anche alcune partite sulle reti generaliste.

Durante le partite dell’Italia alle Olimpiadi, un telecronista e un commentatore tecnico possono lasciarsi andare ad un po’ di tifo o è meglio mantenere un’imparzialità?

Quando si commenta la Nazionale un po’ di sano trasporto fa solo bene. La gente che guarda si sente coinvolta e si appassiona.

Un commentatore tecnico, in generale, cosa dovrebbe fare e cosa dovrebbe evitare di fare?

Ovviamente non deve superare i limiti e deve rispettare gli avversari, cosa che ho sempre fatto.

Nel racconto della pallavolo in tv, la qualità è soddisfacente o si può fare di più?

Questo non lo deve chiedere a me, sarei di parte se dicessi che il nostro racconto è qualitativamente alto. Posso dire che ho sempre commentato con il massimo della professionalità, cercando di esaltare le cose buone e assumendomi le responsabilità in occasione di affermazioni “forti”. Del resto, i commentatori sono messi lì per raccontare quello che i loro occhi vedono.

Al di fuori delle Olimpiadi, dove tutti gli sport hanno un’attenzione quasi simile al calcio, la copertura televisiva per quanto riguarda pallavolo e beach volley si può ritenere soddisfacente? Se non è soddisfacente, cosa si potrebbe fare di più e cosa potrebbe fare di più la Rai?

Credo che in ogni paese ci sia lo sport nazionale a prevalere. In Italia succede con il calcio. C’è l’attenzione totale della gente ma ci sono sopratutto i soldi che influenzano le tv, la carta stampata e persino Internet con un mondo che gira intorno al pallone e ai suoi protagonisti. Per cui non si può avere la pretesa di pretendere che la stessa attenzione si sposti sul volley.

Le giocatrici della Casalmaggiore sono state invitate da Fabio Fazio a Che tempo che fa dopo la vittoria della Champions League. E’ giusto che l’attenzione generale nei confronti della pallavolo italiana si concentri solo in caso di risultati clamorosi?

La pallavolo, così come tante altre discipline, vive di episodi e bisogna saperli sfruttare. Il volley piace, attira l’attenzione ma non smuove costantemente le masse. Bisogna farsene una ragione. Mi fanno sorridere tutti quelli che vorrebbero il volley in prima serata su Rai 1.

Ultimamente, si è parlato della divisa della nazionale femminile egiziana di beach volley. Episodi come questi scatenano inevitabilmente tanti commenti visto il periodo storico che viviamo. Il suo punto di vista qual è?

Ho commentato proprio qualche giorno fa la partita fra la coppia di beacher italiana e quella egiziana. L’attenzione si è spostata sul loro abbigliamento inusuale, la mia, invece, sul fatto che fossero lì, in quel preciso istante, due ragazze alle quali fino a qualche anno fa sarebbe stato precluso quasi l’accesso. Ovviamente, se dovessimo affrontare questo tema dal punto di vista culturale e religioso, il discorso diventerebbe lungo e complesso. Io preferisco affrontarlo dal punto di vista sportivo e mi limito a dire che la loro partecipazione è stato uno spot perfetto di integrazione.

Lei lavora anche nella Lega Pallavolo e si è occupata di sport anche a livello politico. Il movimento della pallavolo può ancora crescere in Italia e cosa si può fare per far sì che ciò avvenga?

Io mi sono avvicinata al volley circa 35 anni fa e da allora non l’ho più abbandonato. Sono passata per varie epoche ed ho vissuto tanti cambiamenti. Sono convinta che il nostro sport possa continuare a crescere ma per farlo bisogna andare a guardare chi fa meglio e non chi ha più soldi.

Tanti pallavolisti e pallavoliste in passato sono diventati veri e propri personaggi a tutto tondo, anche televisivi (Lucchetta, Piccinini, Cacciatori, Mastrangelo). Quali pallavolisti, secondo lei, possono diventare personaggi, anche televisivi, in futuro?

Tutti questi nomi hanno in bacheca un discreto palmares. Quindi, a mio modesto parere, se vuoi diventare personaggio prima devi vincere o quantomeno essere in un gruppo che vince. La Diouf, dopo il mondiale, ha avuto una notorietà pazzesca. Tutte le tv e i media si sono interessati a lei. Poteva essere un bello spot per la pallavolo ma ha smesso di giocare bene. Lei è un bel personaggio dal punto di vista mediatico e mi auguro ritrovi presto la giusta condizione.

Lei ha lavorato anche come attrice in Maschi contro femmine quindi la voglia di sperimentare non le manca. Un ruolo televisivo più ampio, come conduttrice magari, lo accetterebbe?

La parentesi del film è stata davvero divertente ma è stata solo una parentesi. Certo, stare dietro i microfoni mi piace ma avrei dovuto cominciare molti anni fa. Ora sono un po’ troppo anziana.

Da spettatrice, segue altri sport oltre alla pallavolo?

Sono una fruitrice dello sport in generale. Seguo molte discipline ma proprio per non smentirmi rispetto a quanto detto in precedenza sono una calciofila e tifosissima della Juve.

Rai Sport, in passato, non è stata esente da critiche. Qual è il suo punto di vista?

E’ vero, la Rai spesso viene criticata ma resta l’unica tv che negli ultimi anni riserva spazio al campionato maschile e femminile oltre che alla Nazionale. Se la Rai non ci fosse, questo sport sarebbe oscurato. Certo, si può migliorare e spero che si riesca anche perché per i prossimi anni, la Rai ha rinnovato l’accordo con le Leghe per la trasmissione dei campionati italiani.

Sarà nella squadra di Rai Sport anche nel 2017?

Credo che lascerò dopo le Olimpiadi. Dopo dieci anni bisogna avere il coraggio di lasciare. E poi lo ha detto lei, mi piace sperimentare. Magari diventerò allenatrice.

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