Home Silvio Martinello a Blogo: “Il ciclismo è lo sport più coperto dopo il calcio. Sparare sulla Rai è una delle passioni degli italiani”

Silvio Martinello a Blogo: “Il ciclismo è lo sport più coperto dopo il calcio. Sparare sulla Rai è una delle passioni degli italiani”

L’intervista di Blogo al commentatore tecnico di ciclismo di Rai Sport per Rio 2016.

pubblicato 4 Agosto 2016 aggiornato 1 Settembre 2020 21:46

Dal 5 al 21 agosto, in Brasile, si terranno le Olimpiadi di Rio 2016. Per quanto riguarda la copertura televisiva dell’evento, i giochi olimpici saranno visibili in esclusiva e in chiaro sui canali Rai con oltre 15 ore di diretta al giorno su Rai 2, Raisport 1 e Raisport 2.

Tra le discipline di quest’edizione dell’Olimpiadi, ovviamente, non poteva mancare il ciclismo, presente con quattro specialità: il ciclismo su strada, il ciclismo su pista, Mountain Bike e BMX.

Silvio Martinello, ex ciclista cinque volte campione del mondo, campione olimpico ad Atlanta 1996 e medaglia di bronzo a Sydney 2000, ricoprirà il ruolo di commentatore tecnico per il ciclismo per Rai Sport.

In partenza per Rio de Janeiro, noi di Blogo l’abbiamo intervistato per la rubrica di TvBlog riguardante la Tv e le Olimpiadi.

Lei commenterà il ciclismo a Rio 2016 per la Rai: quali sono le sue impressioni e i suoi pronostici riguardanti l’Italia nel ciclismo su strada e su pista?

Per quanto riguarda il ciclismo su pista, con Elia Viviani, ci sono concrete speranza di medaglia. La concorrenza è di altissimo livello ma tra i candidati ad una medaglia c’è anche lui. Lo stesso discorso vale anche per il ciclismo su strada.

Lei ha partecipato alle Olimpiadi anche da ciclista, vincendo 2 medaglie: quali sono le emozioni che si provano prima della partenza e al momento della premiazione?

Ho partecipato a tre edizioni dei giochi olimpici, nel 1984, nel 1996 e nel 2000. Soprattutto, la medaglia d’oro che ho vinto ad Atlanta è stata un momento magico, di grandissima soddisfazione. Ero già un professionista affermato ma le emozioni del momento ancora oggi sono ricordi indelebili.

Da commentatore tecnico, nel seguire una gara olimpica, si provano comunque emozioni simili o c’è più distacco?

E’ necessario vivere il tutto con distacco, anche se il tifo, in alcuni casi, traspare.

Secondo lei, la televisione dedica il giusto spazio al ciclismo? La Rai dedica ampia copertura al Giro e al Tour: va bene così o si potrebbe fare di più?

Si può sempre fare di più e meglio. Il discorso vale anche per la Rai che comunque sta facendo molto.

Un veloce bilancio, fino ad ora, per quanto riguarda il ciclismo in Rai nel 2016.

Il bilancio, fino ad ora, direi che è discreto, i grandi eventi sono coperti in modo ampissimo. Gli eventi minori sono coperti con sufficiente attenzione.

Rai Sport, in passato, non è stata esente da critiche: qual è il suo punto di vista a riguardo?

In alcuni casi, ho considerato queste critiche strumentali. E’ una delle passioni degli italiani, quella di sparare sulla Rai. In altri casi, invece, ci sono degli spunti interessanti che a volte vengono colti, altre volte no.

Secondo lei, notiziari sportivi e anche quotidiani sportivi dedicano il giusto spazio al ciclismo?

Da questo punto di vista, il ciclismo non deve lamentarsi. Calcio a parte, il ciclismo è senza ombra di dubbio la disciplina più coperta.

Come e quando ha iniziato a ricoprire il ruolo di commentatore tecnico per la Rai?

Era il marzo del 2003 e avevo chiuso la mia carriera a febbraio dello stesso anno. Ci fu la telefonata dell’allora direttore di Rai Sport, Paolo Francia: da lì, iniziò il mio percorso in Rai.

Com’è il suo rapporto, lavorativo e personale, con Francesco Pancani?

Il rapporto è ottimo dal punto di vista personale. Direi buono, invece, dal punto di vista professionale. Dico buono perché in quanto è errato considerarsi ottimi ma mi sento comunque in ottima sintonia con lui.

Secondo lei, un commentatore tecnico cosa dovrebbe fare e cosa non dovrebbe fare?

Il ciclismo è una disciplina difficile da raccontare, tante ore di diretta non sono semplici da coprire. Un commentatore tecnico deve essere anche una buona spalla per il telecronista, diciamo un telecronista aggiunto, che sappia interpretare e spiegare le situazioni di natura tattica e che prenda posizione in occasione di determinate situazioni.

Qual è stata la più forte emozione vissuta da commentatore?

Le vittorie di Vincenzo Nibali, al Tour de France del 2014 e al Giro d’Italia del 2016.

Nel racconto del ciclismo in tv, la qualità è alta o si potrebbe fare ancora di più?

Non spetta a me dirlo. Ritengo che in Rai, però, la qualità sia abbondantemente sopra la media.

Le dà fastidio il fatto che il ciclismo, a causa degli eventi, venga frettolosamente associato al doping?

Certo ma in molti casi è stato il ciclismo stesso a ficcarsi in situazioni assurde.

Da spettatore, segue altri sport oltre al ciclismo?

Certo. Seguo il calcio, lo sci e l’atletica leggera.

Sarà nella squadra di Rai Sport anche nel 2017?

Credo di sì, ad oggi non ho sentore di eventuali modifiche. I miei accordi sono stagionali quindi tutto può succedere.

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