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Claudio Fasulo si racconta in esclusiva a TvBlog fra Miss Italia 2009 ed il mestiere di autore televisivo

Prosegue la nostra marcia di avvicinamento all’edizione numero 70 di Miss Italia ed in questa tappa daremo voce ad uno degli autori di questo evento televisivo, perché se è vero che le strategie dell’organizzazione sono in mano a Patrizia Mirigliani e quelle del timone in pista del programma alla conduttrice Milly Carlucci, il lavoro nascosto

di Hit
pubblicato 28 Luglio 2009 aggiornato 21 Gennaio 2021 15:57

Claudio Fasulo a TvBlog

Prosegue la nostra marcia di avvicinamento all’edizione numero 70 di Miss Italia ed in questa tappa daremo voce ad uno degli autori di questo evento televisivo, perché se è vero che le strategie dell’organizzazione sono in mano a Patrizia Mirigliani e quelle del timone in pista del programma alla conduttrice Milly Carlucci, il lavoro nascosto ma essenziale dei “meccanici” della trasmissione è fondamentale per la buona messa a punto della vettura. Ed è quindi in questa ottica che TvBlog è voluto entrare all’interno dei box di Miss Italia per intervistare uno degli autori storici di questo evento televisivo che anche quest’anno ne curerà la messa a punto, si tratta di Claudio Fasulo che ha accettato di rispondere alle nostre domande in questa esclusiva intervista. Intervista in cui non parleremo però solamente di Miss Italia, ma faremo anche una panoramica sul “mestiere” dell’autore televisivo, grazie all’esperienza maturata dal nostro intervistato fatta di anni di scrittura nelle più importanti produzioni di RaiUno: da “Scommettiamo che?” con Fabrizio Frizzi e Milly Carlucci, fino ai grandi one man show di Celentano, Morandi, Fiorello, Panariello e Zero. Un’occasione dunque per navigare all’interno di questi grandi programmi televisivi e tentare di capire i meccanismi che ne regolano la costruzione.

Nonostante la televisione sia ora il tuo regno, l’inizio è stato in radio

Esatto. Ho fatto la radio per una decina di anni, è stata una maniera di cimentarsi di giorno in giorno con delle piccole strutture di spettacolo. Nel senso che fare la radio dalle 7 della mattina alle 10, che è la classica fascia di intrattenimento mi permetteva di costruire dei discorsi, delle possibili situazioni divertenti con battute di chiusura prima che partisse il brano musicale. Alla fine ti ritrovavi a fare i conti ogni giorno nel tentativo di costruire un piccolo spettacolo. Quindi una palestra davvero inimitabile, un’esperienza quotidiana che alla fine è diventata utile appunto perché in autonomia dovevi costruire un piccolo show. Credo davvero che il 70% dei miei colleghi e forse il 100% dei conduttori ora sulla cresta dell’onda hanno avuto un’esperienza radiofonica.

Si è poi aperta per te la porta della grande televisione, qual è stato il grimaldello?

E’ stata una lunga marcia, fatta da una eccezionale prima occasione che mi ha proposto Fabrizio Frizzi, il quale da un giorno all’altro mi ha chiesto di andare a curiosare, direi quasi annusare, in qualità di suo assistente inizialmente, come si giocava nella serie A della televisione. Sono arrivato quindi a Roma, ho cominciato a seguire Fabrizio da assistente, partendo dalle piccole cose. Poi di anno in anno ho cominciato a lavorare nelle redazioni dei programmi, poi programmista, quindi consulente. Poi arrivò il primo programma firmato come autore, era l’apertura di Disneyland Parigi, condotto da Fabrizio e Milly. Poi la serie di Scommettiamo che? Lavorare con Michele Guardì è veramente fare 4 anni in uno di televisione, perché era bruciare veramente un sacco di tappe con lui. Poi ci fu “Per tutta la vita” e quindi dal 1999 partì la grande avventura degli one man show, da “C’era un ragazzo” con Gianni Morandi fino a Celentano, passando per Fiorello, Panariello, Renato Zero.

A proposto di one man show, qual è il mestiere dell’autore di fronte a questi grandi personaggi dello spettacolo?

A proposto di one man show, qual è il mestiere dell’autore di fronte a questi grandi personaggi dello spettacolo?

L’autore deve secondo me cercare di mettere il proprio conduttore nelle condizioni migliori per potersi esprimere. Quindi di volta in volta da centravanti a centravanti l’autore deve cambiare il vestito da cucire addosso al protagonista dello show. Lavorare per Celentano per Morandi o per Fiorello, sono tre mestieri diversi e lì sta la capacità dell’editore e del produttore dello show di creare attorno a loro una squadra di lavoro ben assortita per metterlo nelle condizioni migliori di potersi esprimere.

Un one man show che non ebbe i dieci milioni di telespettatori di Morandi fu “Tutti gli zeri del mondo” con Renato Zero, secondo te perché quello spettacolo non fece grandi numeri sul fronte auditel?

Era un Renato Zero coerente al 100% con se stesso. Nel senso che Renato Zero ha voluto rappresentare un immagine di se assolutamente integralista, senza concessioni a quello che poteva essere il palato del pubblico di RaiUno. E visto che ti occupi anche di curve degli ascolti, quelle di Renato Zero del tempo erano emblematiche: si cominciava al 25% finivi un po’ più alto, ma il numero di telespettatori era lo stesso, perché il pubblico di quel programma era fatto dai fedelissimi di Renato Zero. E non è un caso che oggi quel programma a quasi dieci anni di distanza è considerato un must, e la sua costante riproposizione in “Supervarietà” ne è la conferma.

In quella trasmissione fu celebre il duetto virtuale fra Renato Zero e Mina interpretata dallo stesso Zero

Una cosa davvero fantastica. C’era il duetto cantato, con la base che comprendeva già la voce di Mina mentre Renato cantava in diretta. Una chicca davvero di quel programma. Quel programma forse non rese moltissimo a breve termine, ma a medio e a lungo termine è stato uno dei passi fondamentali del varietà televisivo.

Rivediamo da Youtube quel piccolo gioiello di oreficeria televisiva:

Sei stato anche l’autore di tre edizioni del Festival di Sanremo, quella del 2006 con Panariello, del 2007 con Baudo-Hunziker e quella del 2008 con Baudo e Chiambretti. Secondo te oggi Sanremo può avere ancora la forza di radunare milioni di italiani davanti al teleschermo?

Domandona da un milione di dollari. Penso che il potenziale di Sanremo sia ancora lo stesso. Sicuramente vanno adeguate le formule. Faccio un esempio sulla mia pelle: credo che l’edizione Baudo-Chiambretti fosse, per la quantità di idee che ci fossero e anche per la riuscita delle forme di spettacolo contenute, davvero un buon lavoro. E questo lo dico con tutta sincerità, pur non avendo avuto il successo per esempio dell’ edizione precedente. Per molti esiste per esempio la teoria che il Festival debba cambiare i conduttori ogni anno, che io posso anche condividere, ma quello che è sicuro è che Sanremo è un’alchimia speciale. L’esempio più recente è del favoloso Festival che ha fatto Bonolis con tutta la sua squadra e che dimostra come Sanremo preso in maniera adeguata e lavorato con grande attenzione, funziona bene.

Sei d’accordo nella famosa legge dei 15 minuti, intesi come i primi minuti di un programma televisivo fondamentali per catturare il pubblico?

Assolutamente si. Il primo quarto d’ora è decisivo. E’ proprio la fruizione del mezzo che è diventata fulminante. Posto che RaiUno può essere ancora la prima ipotesi di visione nelle case italiane, dalle 21:15 alle 21:30 è tale la quantità di proposte che mi posso trovare in TV che se non acchiappo il telespettatore in quel frangente iniziale, allora lui fugge su altre reti e quasi sicuramente non lo riprendo più.

Hai scritto un libro nel 2001 “Le ragazze di Miss Italia raccontano” che raccontava alcune storie delle concorrenti del concorso di Miss Italia, per molti versi antesignano di altre operazioni attuali, come è nata quella idea?

E’ stata una felicissima intuizione del mio collega Massimo Russo (attualmente fra gli autori di “Sabato & Domenica Estate” in onda con successo nei week end mattutini di RaiUno e di cui ci occuperemo in un esclusivo reportage nei prossimi giorni, ndr) con cui lavoravamo in quel periodo a Miss Italia e che abbiamo scritto assieme a Matteo Catalano. Massimo venendo dalle sceneggiature di fiction era tra di noi quello più attento a cogliere alcune storie delle concorrenti di Miss Italia di cui venivamo a conoscenza parlando con loro. E visto che ci sembrava un peccato lasciare non narrate alcune storie molto belle abbiamo deciso di inserirle in quel libro. Penso che quel libro abbia venduto tra i nostri parenti più stretti, però chissenefrega è bello fare un’esperienza diversa, è stato un divertimento. C’è una quantità di storie all’interno di un concorso come Miss Italia davvero coinvolgenti, per cui diventa davvero impossibile inserirle tutte nelle due ore e mezza del programma e che veramente dispiace di buttare alle ortiche. Ci sono degli aspetti della vita di queste ragazze che è bello raccontare ed il mezzo televisivo diventa un vestito stretto, ecco perché poi avevamo deciso di scrivere quel libro.

Quando un autore prepara la scaletta e sceglie gli argomenti di un programma quanto pensa al gusto del pubblico che lo guarderà e quanto al proprio?

Naturalmente nel momento in cui la responsabilità commerciale è di un certo tipo, per esempio prima serata di RaiUno, il primo pensiero è quello al tuo target di riferimento. C’è però una deontologia professionale che non si perde di vista. Credo che il ruolo dell’autore televisivo sia un ruolo di grande responsabilità perché non è un lavoro qualsiasi, perché quello che creiamo e che trasmettiamo con questo mezzo cosi potente, ha un impatto travolgente verso chi ci guarda. Non dico che dobbiamo fare per forza programmi educativi ma dico invece che non dobbiamo fare programmi diseducativi.

Ad Apocalypse Show hai lavorato con un personaggio dal carattere molto forte come Gianfranco Funari, quanto è difficile rapportarsi con personaggi di questo tipo?

Quel programma è stata un’esperienza memorabile proprio perché, dalla curiosa convergenza di tanti idee e di tanti caratteri forti è nata una miscela esplosiva. Naturalmente con un signore come Gianfranco Funari era indispensabile si tenere conto del pubblico di RaiUno, ma anche che eravamo di fronte ad un personaggio che aveva un carattere molto speciale e che non poteva diventare oggetto di trattativa.

Gianfranco Funari, uno che diceva le cose “A muso duro”….

Un’esperienza non positivissima dal fronte ascolti, ti ha aiutato?

Eccome, prese le cose con equilibrio e buonsenso anche dalle esperienze meno fortunate si può trarre una lezione utile, a fare esperienza, magazzino, bagaglio di rapporti che poi in futuro possono essere utili. Sono tutti mattoncini professionali che ti possono aiutare nella costruzione di altre idee.

Parliamo ora di Miss Italia 2009 che ti vede nelle vesti di autore, come sarà questa edizione numero 70?

Stiamo cercando di cogliere la personalità di queste ragazze. Il passaggio al talent show è la forma distintiva più simile al lavoro che stiamo facendo, che è proprio mirato a conservare la personalità ed il carattere che ciascuna di queste ragazze può esprimere. Tutto questo senza snaturare nessuna di loro, ma cercando proprio dalla forza, dall’emozione e dalla passione che ciascuna può esprimere di attrarre il pubblico di RaiUno in una maniera diversa da quella che è stata in questi 20 anni di Miss Italia.

Cosa guarda Claudio Fasulo quando ha un telecomando a disposizione ed una televisione accesa?

Guardo molto i programmi giornalistici tipo Ballarò, questo perché correndo tutto il giorno, quando mi metto davanti al teleschermo cerco di completare l’informazione che ho raccolto durante la giornata. L’offerta di programmi di questo tipo tra tutte le reti generaliste, satellitari e digitali terrestri è talmente ampia che veramente c’è da solleticarsi il palato.

Come vedi il futuro della televisione generalista ?

La generalista ha ancora la vita lunga, magari con modalità adattate al mezzo. Credo però che anche per esempio SkyUno sia diventato una maniera di portare un contenuto appartenuto alla TV generalista su di una TV satellitare, segno che i contenuti generalisti sono ancora molto appetibili anche su altri fronti.

Ed a proposito di SkyUno, come ti sembra sia andata l’esperienza di Fiorello sulla rete satellitare?

Credo molto bene, è stata un’esperienza molto divertente per Fiorello. Rosario ha sempre voglia di fare degli esami e di voler vincere delle scommesse con se stesso. Uno spettacolo riuscito oltre che per Fiorello anche per il grande lavoro dei miei amici autori che hanno fatto in questa occasione di ogni sera uno spettacolo diverso. Quindi credo davvero sia stata un’ottima prova con un risultato eccellente.

In cosa sarà impegnato Claudio Fasulo dopo Miss Italia?

Farò lo show di Vincenzo Salemme che andrà in onda per 4 puntate su RaiUno da mercoledì 16 settembre in diretta dal teatro delle Vittorie in Roma e che si intitolerà “E ho detto tutto”. Poi sarò anche nella squadra del programma “Tutti a scuola” condotto da Fabrizio Frizzi e che andrà in onda in diretta come ogni anno dal Quirinale il prossimo 24 settembre alle ore 17 su RaiUno in occasione dell’apertura dell’anno scolastico.

Ad un giovane lettore di TvBlog che ci sta leggendo e che vorrebbe fare l’autore televisivo cosa consiglieresti?

Consiglierei prima di tutto di fare della radio, sembra un paradosso ma l’esperienza di tanti miei colleghi conferma questa teoria. La radio è una palestra fondamentale forse perchè è una soglia d’accesso più praticabile, infatti arrivare ad una radio privata è più semplice che arrivare in televisione. Al giorno d’oggi poi ci sono anche altre possibilità legate alla modernità dei nostri tempi che permettono ai giovani di poter emergere grazie per esempio ad internet ed ai blog. La vostra stessa serietà dimostra come appunto con molta passione, soprattutto la passione che è il motore di tutto il nostro lavoro, la buona volontà e molto sacrificio ci sono gli spazi per poter arrivare.

Grazie a Claudio Fasulo per la cortesia e la disponibilità ed in bocca al lupo per “Miss Italia 2009”, per “Tutti a scuola”, per “Ho detto tutto” e per tutto quanto!

Milly CarlucciRai 1