Home Il mio grosso grasso matrimonio gypsy US, su Real Time al via lo spin-off americano delle nozze Rom

Il mio grosso grasso matrimonio gypsy US, su Real Time al via lo spin-off americano delle nozze Rom

Parte questa sera su Real Time (DTT, TivùSat 31; Sky, 124) una nuova serie, “Il mio grosso grasso matrimonio gypsy US”, spin-off della serie già trasmessa lo scorso anno made in UK.

20 Ottobre 2012 11:35

Il mio grosso grasso matrimonio gypsy US
Nozze zigane nel sabato sera di Real Time: da stasera, 20 ottobre, la seconda serata è dedicata a Il mio grosso grasso matrimonio gypsy US, spin-off americano della serie made in Uk che ha fatto conoscere al pubblico le tradizioni delle comunità nomadi ‘di passaggio’ nel Regno Unito. Cos’ha di diverso questa serie dalla precedente? A occhio i super-abiti vaporosi – che metterebbero al tappeto il buon Randy di Abito da sposa cercasi – somigliano a quelli delle ‘colleghe’ british, così come il clima da baccanale, che non sembra risentire dell’aria statunitense (al massimo può aver ispirato qualche Party’s Mama). Un pizzico di Jersey Shore, però, si respira a vedere il promo. Ma tra le pieghe degli abiti tradizionali da cerimonia può nascondersi qualche differenza, magari nella piccola gestione della comunità: quanto saranno ‘americanizzati’ i gypsy USA?


I matrimoni gypsy sono entrati rapidamente nell’immaginario collettivo degli italiani, come gran parte della programmazione Real Time, peraltro: se ne ha parlato la fiction Rai con Sposami, ormai possono dirsi televisivamente sdoganati. Dalla versione UK ora si passa a quella USA: ci si sposta in America per ‘scoprire i segreti’ della comunità nomade e Rom ‘di stanza’ negli Stati Uniti, stimata in circa un milione di individui, che apre ‘per la prima volta’ le proprie case alle telecamere, permettendo ai telespettatori di vedere davvero (?) come vivono e di partecipare alle loro cerimonie religiose, dai matrimoni ai battesimi. Primo atto ‘ufficiale’ l’ingresso nella comunità protagonista della serie, “Il villaggio segreto di Murphy”, che dà il titolo alla prima puntata.

Non possiamo che aspettarci cascate di cristalli, brillantini, crinoline, balze, pizzi, sistemati su km di stoffe e accompagnati da kg di trucco. Il tutto condito con colori sgargianti e decibel sparati a tutta forza in sale strapiene di gente con alcool che scorre: detto così potrebbe sembrare un ‘tradizionale’ matrimonio italiano, ma non riusciamo a raggiungere lo spregiudicato eccesso che caratterizza le celebrazioni nomadi e che tanto ci stupisce (e ci tiene incollati al teleschermo). Il ciuccio tempestato di Swarovski protagonista la prossima settimana nel battesimo del figlio dei signori Jones, non è proprio consueto nelle nostre cerimonie, o no?

In ogni caso se c’è un canale che vive sul ‘format vincente non si cambia’, registrando ottimi ascolti e livelli di fidelizzazione notevoli, è proprio Real Time. Di ogni serie arriva prima o poi la versione USA o Australia (basti pensare a Il cibo ti fa bella, 24 ore in sala parto, Cucine da incubo, persino il nostro Cortesie per gli Ospiti ha avuto una trasferta a NY). Ma la diversa location non si trasforma mai in un sostanziale cambio di prospettiva del/nel programma: fin quando si resta nel mondo occidentale, per di più anglosassone, non c’è da aspettarsi chissà quale variazione nelle storie e nel comportamento dei protagonisti. Le ansie delle neo-mamme saranno le stesse, la frustrazione di chi vuole perdere chili accomuna donne di latitudini opposte, persino Ramsay in fondo si trova a combattere con gli stessi ‘caproni’. In questo senso la comunità gispy dovrebbe ‘garantire’ un tasso di ‘immobilità culturale’ ancor più alto, dato dal profondo e orgoglioso legame con le proprie origini, a fronte della particolare natura nomade e transumante.

Chissà, invece, che non ci si trovi di fronte a un universo sfaccettato, a una cultura nomade marcatamente declinata nelle forme della cultura ospitante. In fin dei conti non ci interessa vedere quanto simili siano gli zingari britannici e quelli americani: a noi interessano le differenze, sempre che non vengano appiattite dagli aspetti più ‘estetico-spettacolari’ del format. La pervade, però, la sensazione che ci si trovi solo di fronte alla rappresentazione della ‘tamarraggine’, quella geograficamente trasversale, applicabile a greci, italiani, cinesi, indiani etc etc etc, in cui tutto è ‘famiglia’, è appartenenza, è apparenza.

Per fugare i dubbi non ci resta che lasciarci invitare ai grassi, grossi matrimoni gypsy: vediamo come ce li raccontano gli americani. Ogni sabato alle 23.05 su Real Time.

 

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