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Women’s murder club: donne un po’ disperate, ma crime al 100%

Siamo abituati a vedere donne casalinghe, eroine, amanti e dottoresse dalla granitica moralità: ora è il turno delle detective e delle loro collaboratrici. Questo turno ha un nome, ed è “Women’s murder club”, in onda da settembre sulla Abc ed in anteprima quest’oggi al Telefilm Festival, prima di approdare su Mediaset (gallery).Tratto dal romanzo di

11 Maggio 2008 09:00

Women's murder club
Siamo abituati a vedere donne casalinghe, eroine, amanti e dottoresse dalla granitica moralità: ora è il turno delle detective e delle loro collaboratrici. Questo turno ha un nome, ed è “Women’s murder club”, in onda da settembre sulla Abc ed in anteprima quest’oggi al Telefilm Festival, prima di approdare su Mediaset (gallery).

Tratto dal romanzo di James Patterson -che è anche produttore della serie-, il procedural si muove attorno alle indagini di casi complicati -ma non irrisolvibili- da parte dell’ispettore Lindsay Boxer (Angie Harmon, “Law&Order”), che si trova a lavorare sotto la direzione del tenente Tom Hogan (Rob Estes, Kyle in “Melrose Place”), che altri non è che suo ex marito. Ad aiutare Lindsay nella difficile relazione con lui e nella ricerca di prove schiaccianti, le sue amiche-colleghe.

Jill Bernhardt (Laura Harris, “24”, “Dead like me”), assistente procuratore, non regge alla vista del sangue e nemmeno ai rapporti duraturi con gli uomini; Claire Washburn (Paula Newsome, “Little Miss Sunshine”), medico legale, vive con serenità il proprio lavoro con cui concilia la vita privata, segnata da un incidente che ha messo il marito su una sedia a rotelle.

La giornalista Cindy Thomas (Aubrey Dollar, “Point Pleasant”), si aggiunge per ultima al gruppo, entrando nelle vite delle tre protagoniste “solo” nell’episodio pilota, in cui una sua collega viene assassinata. Assieme, unendo le proprie competenze e facendosi forza l’un l’altra anche al di fuori della scena del crimine, formano il club citato nel titolo, ma non esistente sulla carta -come precisano nel pilot le tre amiche a Cindy-.

“Women’s murder club”
non è la novità che ci aspettavamo: casi a portata di qualsiasi serie investigativa, l’obbligatorio “fil rouge” che supera gli episodi, l’ironia di turno che ormai è diventata un accessorio incluso nel pacchetto delle serie poliziesche.

Il tutto recitato un po’ sopra le righe, con troppi sguardi intensi alla “mo’ lo incastro io”, e senza dare un po’ più di spessore ai personaggi. Che, d’altra parte, danno un colpo al cerchio ed uno alla botte: spietate al lavoro come i loro colleghi maschi, quasi a rassicurare i telespettatori di essere dotate anche loro degli attributi, più frivole fuori dagli uffici, dove l’argomento amore e sentimenti diventano la quasi esclusività delle loro vite.

Allo show manca probabilmente lo stesso piglio investigativo dei libri di Patterson, ma la cosa è stata fatta esplicitamente, con l’intenzione di non fare solo una copia dei romanzi. Peccato, però, che il clima creatosi sia irreale nel suo voler raccontare la normalità di 4 donne alle prese con dei lavori tanto impegnativi e con una vita ai limiti della disperata compensazione di quella femminilità che la divisa o il distintivo sembrano non concedere.

Questo mix non ancora ben amalgamato -che però ha le basi per diventare molto più interessante per gli amanti del genere nel corso delle puntate- ha però incuriosito gli americani, che in 10,8 milioni hanno seguito il primo episodio, scendendo nelle settimane successive, fino a mantenere però una media discreta di 8 milioni di telespettatori.

Probabile una seconda stagione, che però non è ancora stata annunciata, anzi, la produzione di tre nuovi episodi dopo lo sciopero degli sceneggiatori per alcuni non era nemmeno certa. In attesa che l’Italia si unisca al club, dunque, affidiamoci alle loro colleghe che, a mio parere, sanno emozionare, coinvolgere e divertire di più: il Vice Capo Brenda Leigh Johnson di “The Closer” e la detective Hanadarko di “Saving Grace”.

Women's murder club

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