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Fiammetta Cicogna a Blogo: “Wild è un ‘varietà della natura’. Tamarreide? Volgare, non lo rifarei”

La conduttrice ci racconta qualcosa della nuova edizione di Wild-Oltrenatura.

pubblicato 24 Gennaio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 19:27

Domenica 25 gennaio 2015 su Italia 1 parte la nuova edizione di Wild – Oltrenatura, il programma di genere avventura condotto da Fiammetta Cicogna. Si tratta dell’ottava edizione del programma e già dalla precedente, andata in onda ad aprile 2014, alla conduttrice si è affiancato l’ex campione di basket Carlton Myers.

Il format è quello di sempre, ma non mancheranno novità. Come la missione che vedrà impegnata Fiammetta.

Cosa succede quando gli uomini scelgono di vivere con gli animali feroci? L’ottava stagione vedrà Fiammetta in Sud Africa, per raccontare con immagini spettacolari che solo quel territorio riesce a dare, la particolare e difficile convivenza di alcune persone, che hanno scelto di vivere a stretto contatto con gli animali feroci. E proprio per illustrare questo strano rapporto, vedremo Fiammetta in incontri ravvicinati con ghepardi, leoni e coccodrilli, o immergersi nelle acque dell’oceano per un faccia a faccia con lo squalo.

Noi di Blogo, in occasione della partenza della nuova stagione, abbiamo intervistato Fiammetta Cicogna con cui abbiamo parlato del programma, dei suoi precedenti in tv e del suo modo di accogliere le critiche.

Wild – Oltrenatura, Fiammetta Cicogna a Blogo: l’intervista

Ottava stagione di Wild – Oltrenatura: per te è sempre un nuovo debutto oppure ormai ci sei abituata?

Ogni anno è un nuovo debutto, sempre molto diverso. Quest’anno soprattutto abbiamo fatto tanta produzione propria, sono partita per un viaggio lontano, con delle nuove storie, mentre l’anno scorso era dedicato allo sport, stavolta si parla di persone che hanno abbandonato la vita normale, urbana, per dedicarsi alla natura e alla sua salvaguardia e lanciarsi proprio into the wild. Quindi sì, totalmente una nuova storia.

Quali sono e sono stati per te i punti di forza di Wild in tutte queste edizioni?

E’ innanzitutto un modo divertente di parlare di natura e di cose interessanti, di istruire. “Un varietà della natura” lo chiamiamo. La gente non ha più tempo per leggere, la comunicazione è diventata così veloce, ognuno si fa l’educazione fai-da-te su Wikipedia. Con Wild si viaggia in giro per il mondo, si scoprono cose con questo ritmo veloce, intrigante, che non fa cadere l’attenzione e la gente riconosce ormai il bello, il sano e l’interessante. E ha voglia di vedere cose che li riempino cosicché il giorno dopo possono andare in giro e dire “Ah, ma la sapevi questa? La sapevi quella” che li fa sentire importanti ed arricchiti. Quindi, secondo me, è stato questo il successo.

Andiamo alle novità di questa edizione: quali ti riguarderanno direttamente? Si parla di un tuo viaggio in Sudafrica, giusto?

Esatto. Ho fatto questo matto viaggio in Sudafrica, sono stati 20 giorni più intensi che abbia mai speso. Ogni giorno una storia diversa, un’incontro diverso, un aeroplano diverso. E ho conosciuto tutte queste persone che avevano una vita normale in giro per l’Europa e per il mondo che hanno deciso ad un certo punto, come per una vocazione, di cambiare radicalmente la propria vita e dedicarsi alla natura, soprattutto alla salvaguardia degli animali. La prima puntata sarà dedicata, infatti, a questa donna che vive con i ghepardi. Ci vive proprio, vedrete che eravamo a letto con i ghepardi. Bellissimo.

Qual è stata la prova estrema in cui hai avuto più paura?

Ogni giorno c’è stata una prova estrema, questa edizione è stata veramente tosta, l’hosentita sul fisico più delle altre, anche di più di quando facevo “sopravvivenza”. Senza dubbio, però, il bagno con gli squali. Sono andata sia in gabbia per un incontro ravvicinato con lo squalo bianco, ed è stata un’emozione fortissima e tosta, ma quando mi sono tuffata in acqua e ho ripreso con la mia GoPro per una bella ora e mezza 30 squali, tra i quali tigre e pinna nera, è stato veramente emozionante. Soprattutto quando la donna, tralaltro italiana che ha abbandonato tutto per seguire gli squali, mi ha detto “Ora che sei in acqua, mi raccomando non nuotare con le mani e non allargare mai le braccia perché se vedono qualcosa in movimento possono morderlo, pinneggia e basta” le ho risposto “Come pinneggia e basta? Come faccio, se vedo il pericolo, a pinneggiare?”.

Esperienza indimenticabile quindi?

Si, assolutamente. Poi venivano attratti dalla mia GoPro e venivano a tentare di mordermela. Tosta, mi son detta “A domani non ci arrivo”.

Confermata la conduzione in coppia con Carlton Myers (Qui la sua intervista rilasciata a Blogo): come ti trovi a lavorare con lui e, soprattutto, a condividere un programma che per tante edizioni hai condotto da sola?

Mi trovo benissimo e finalmente posso dividere le fatiche. Ormai io le avevo fatte tutte: le esperienze estreme: sport estremi, come sopravvivere ad un incendio, al terremoto. Non sapevo più che fare e avevo bisogno di un uomo che si cimentasse. Quindi sono molto contenta di aver chiesto una mano a Carlton e che lui abbia accettato. Così ho messo alla prova, dato che son tutti “bla bla bla” e poi di uomini veri non se ne vedono mai, un grande atleta. E’ tosto eh, gnucco e anche competitivo come tutti gli atleti. Quindi quando lavoriamo insieme e siamo sullo stesso set c’è sempre competizione e questo è divertente.

Parliamo del tuo rapporto con le critiche. Quelle indirizzate a te, ad esempio. Ti colpiscono?

Devo dire che è da un po’ che non ne leggo più. C’erano tante critiche all’inizio con la storia del Chiambretti, del piano. Dicevano che ero antipatica. Mi tiro ancora indietro quelle. Oggi cosa vedo? “Eh ha la R moscia” e la R moscia ce l’ho e non c’è niente da fare, “Ha i denti separati” e i denti separati ce li ho, c’è poco da fare. Quindi diciamo che non ci faccio caso, mi dispiace solo che al posto di sorridere, che è così semplice come dire belle cose, a certa gente piaccia di più accanirsi. Ci sarebbero tante di quelle cose su cui accanirsi.

Per quanto riguarda le critiche rivolte spesso al format, ad esempio l’eccessiva lunghezza o la ripetitività dei servizi, cosa rispondi?

Ecco per questo mi dispiace, per alcuni servizi che qualche volta si ripetono mi dispiace molto. Per questo stavolta abbiamo deciso di non ripeterci in nulla, saranno tutti nuovi documentari, nuovi filmati. Se ci sono stati degli errori ed abbiam dovuto ripeterci è stato perché, come succede nelle reti, quando prendi dei documentari che poi all’ultimo non ti danno tu devi comunque andare in onda con il programma. Per quanto riguarda la lunghezza del programma, giunti all’ottava edizione credo se lo guardino anche lungo. Facciamo un po’ prima, seconda e terza serata.

In Tv hai fatto un po’ di cose, ma la popolarità è arrivata certamente con Chiambretti Night: che ricordo hai di quella esperienza e perché l’hai terminata?

Mi sono molto divertita, ma allo stesso tempo ho avuto a che fare per la prima volta con i tempi televisivi, con le regole. Io ero una bambina, era ancora un mondo particolare e non ho retto. Ho preferito allontanarmi. Lo studio, quelle dinamiche non erano ancora mie. Poi è arrivato Wild, con la natura, all’esterno. Sono più una bambina sociale, mi piace star fuori, fare i miei compiti, ma che nessuno mi dica niente.

Hai poi condotto un programma molto discusso, “Tamarreide”. Lo rifaresti o te lo porti un po’ come scheletro nell’armadio?

No, scheletro nell’armadio no. E’ stato una prova, era in periodo di garanzia, e abbiamo visto che in Italia con certi personaggi non si riesce ad avere il risultato che si richiede. Non lo rifarei, anche perché è stata una prova di non successo.

Non si è riusciti ad importare in Italia il “Jersey Shore”, quindi?

Esatto. Pensavo che i nostri ragazzi dessero più contenuti, pensavo ad una svolta della medaglia, e invece no, sono rimasti lì. Mi è dispiaciuto, non mi sono piaciuti, nemmeno i loro comportamenti. Anche perché presi dal vivo singolarmente dietro le quinte erano meravigliosi tutti quanti, bravi ragazzi, bei cuori, belle idee, divertenti. Poi, in modalità “camera on”, hanno un po’ dato il peggio di loro.

Anche se, non era proprio questa la mission del programma? Cioè mostrare il mondo “tamarro”?

Si, però il mondo tamarro non deve essere per forza volgare. Io ce li ho gli amici tamarri e sono divertenti, sono sempre i più gentili, sempre le persone su cui fare più affidamento. E invece loro hanno avuto una svolta volgare che nessuno voleva vedere.

Per rimanere in tema, cos’è per te il trash nella tv di oggi?

Guarda, sono un po’ particolare. Faccio tv, ma non la guardo. Non so proprio cosa ci sia in onda se non le cose che mi piace guardare. Sento tanto parlare di trash, ma non vedendola non saprei giudicare. Anche perché essendo nel meccanismo televisivo, avendolo anche studiato, dico: “Vabbè è trash, ma lo guardano, gira, va bene” e trovo un senso a tutto quanto. Ma non saprei dirti.

Altri progetti in cantiere oltre Wild?

Ho qualcosa in cantiere di televisivo, ma sono una scaramanticona e finché non firmo e non vedo in onda, non dico nulla. E poi altri progetti sul web sulla nutrizione, l’allenamento. Adesso sto seguendo un progetto con Sara Farnetti, una nutrizionista, e vogliamo mettere insieme allenamento e nutrizione funzionale. Io sono molto sportiva e vedo molti giovani allenarsi in modo sbagliato e mangiare ancora peggio, seguire diete assurde che rovinano metabolismo, tiroide, ormoni. Quindi stiamo realizzando questo nuovo format per il web per insegnare uno stile di vita sano ed associare all’allenamento una giusta nutrizione.

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